CAPITOLO 13

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CAPITOLO 13
Rassegnata Harper si alzò dalla panca e, senza degnare di uno sguardo l’inserviente, si diresse verso il piano superiore della dimora dei Lee.
Si muoveva come un tornado, non guardava in faccia niente e nessuno, troppo arrabbiata con se stessa per aver perso il controllo dell’interrogatorio.
Gli inservienti che la vedevano passare si schiacciavano contro le pareti per non essere travolti.
Improvvisamente Harper si fermò di fronte ad una donna sulla ventina, con degli occhi color mocca e dei capelli neri come la pece che la guardava come intimorita.
-Salve Julia- disse Harper cercando di controllarsi.
-Buon giorno signorina Davidson, come mai siete già qui?- domandò lecitamente la cameriera.
-Dovevo condurre gli ultimi interrogatori e la stavo proprio cercando- rispose asciutta la detective.
-Vorrebbe seguirmi?- disse la donna.
-Certamente- rispose con leggera insicurezza lei.
-Bene allora- concluse Harper.
Uscirono dal labirinto che i corridoi formavano e tornarono nel luogo in cui Davidson aveva precedentemente interrogato William, che era sparito.
-Allora signorina Julia- iniziò Harper con un tono fin troppo mieloso -c’è qualche cosa che vi assilla e che volete confessarmi?- continuò lei.
-Non capisco, cosa intende?- dichiarò.
-Perdonate, errore mio- si scusò Davidson.
-Le volevo chiedere che fine avesse fatto il suo meraviglioso vestito color porpora, quello che indossava la sera della morte del signor Thomas Lee- chiese Harper.
-Prego?- si scusò nuovamente la ragazza.
-Si era sporcato durante la preparazione dello stufato di maiale, così l’ho lavato- disse semplicemente lei.
Davidson emise un verso soddisfatto.
-Grazie signorina Julia- ringraziò Harper.
Le due si alzarono. Davidson se ne stava andando quando,  dal riflesso della porta finestra vide Julia portarsi una mano tremante al viso e asciugarsi una lacrima. Indugiò un istante e poi proseguì per la sua strada.

UN COLPO AL CUOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora