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"sono a casa..."
urlo entrando dalla porta.
Il silenzio mi avvolge e sono certa che mia madre e mia nonna non sono qui.
Mi dirigo in cucina e trovo la tavola apparecchiata solo per me, con il piatto coperto e un biglietto con due righe scritte di corsa
" Mangia! ci vediamo più tardi.... sono andata con nonna dall'oculista, mi ero scordata di avvisarti"
Scuoto la testa, mia madre ed io non potremmo essere più diverse. Lei sempre con la testa tra le nuvole, mentre io sempre con i piedi per terra, è un po' come se i ruoli fossero invertiti io l'adulta e lei l'eterna bambina.
Metto il piatto in microonde e ne aspetto il suono per sedermi a mangiare la pasta che mi hanno lasciato.
Mangio qualche boccone e nel frattempo ripenso al professore di matematica e all'interrogazione di domani.
Mi sento un nodo allo stomaco e mi manca il fiato, non posso avere paura, in fondo conosco il programma, sono brava, non posso farmi intimorire da quell'uomo.
Mi convinco che il mio sentire sia dovuto esclusivamente al fatto che non ci conosciamo.
Metto in lavastoviglie il piatto e mi dirigo in camera per fare il compito che ci ha assegnato.
Mi sveglio al suono delle voci allegre delle due donne che sono appena tornate a casa. Devo essermi addormentata, infatti sono ancora seduta alla scrivania con la testa sul quaderno. Guardo fuori ed è già pomeriggio inoltrato.
Mi madre entra come un ciclone in camera
"Adele, scusami se non ti ho avvisato della visita, ma me l'ha ricordato nonna stamattina....tu tutto bene? E il tuo primo giorno di scuola....?"
"Bene mamma, tutto bene. E nonna..."
Si mette a ridere
"Ci vede meglio di me..."
Sento dal corridoio la voce di nonna arrivarmi all'orecchio
" Vi sento voi due....cosa state confabulando?"
E poi eccola apparire sulla porta, ancora vestita bene con la borsetta in mano e uno sguardo indagatore.
Ci mettiamo a ridere tutte e tre.

È arrivato il mattino e nonostante io abbia cercato di tranquillizzarmi in tutti i modi, non riesco a dimenticare il modo con il quale il professore di matematica mi ha guardato ieri. Quegli occhi mi mettono a disagio, e oggi dovrò rivederli. Tiro un sospiro e il suono della campanella mi avvisa solo del suo inevitabile arrivo.

"Buongiorno classe"
Un brivido e la risposta della classe non tarda ad arrivare
"Buongiorno prof"
Si accomoda alla cattedra e poi fissa quegli occhi nei miei
"Bene, andiamo subito al punto.... signorina Adele prego, si accomodi alla lavagna, come promesso tocca a lei illuminarci"
Sento la classe bisbigliare e ridere ed
una domanda affiora alla mia mente, mentre mi alzo per fare ciò che mi richiede.
Cosa cazzo ho fatto di così sbagliato da procurargli tutto questo disappunto nei miei confronti?
" Prego, il compito è quello di ieri le chiedo la gentilezza di scrivere i passaggi che ha fatto a casa"
Annuisco senza dire nulla
"Adele, ha perso la lingua?"
Quando dice il mio nome una scarica di piacere e paura mi attraversa
"No-no prof non ho perso la lingua..."
Mi sorride stringendo gli occhi
" Bene perché le servirà..."
Solo io ho la sensazione che questa frase buttata lì non sia riferita alle risposte che dovrò dargli? O forse è solo la mia immaginazione che sta prendendo il volo.
Finisco di scrivere tutto come richiesto e mi sposto lateralmente rispetto alla lavagna. Attendo che quegli occhi tornino a posarsi su di me e finalmente tutto ciò avviene. Si alza e voltandosi verso la sua cartella poggiata sulla scrivania, sfila una bacchetta in metallo e si porta davanti alla lavagna, per controllare il mio compito.
Guardo la bacchetta toccare le scritte bianche del gesso e per un attimo ripenso a quando ero più piccola e a volte la maestra la faceva schioccare sulla cattedra per richiamare la nostra attenzione, quando questo non era sufficiente ci faceva alzare e ci infliggeva lo stesso trattamento al sedere.
Ricordo ancora chiaramente la sensazione di dolore immediato, ma allo stesso tempo di piacere.
Ho sempre pensato che mentre tutti i miei compagni piangevano per questo tipo di trattamento, io ero l'unica che ne traeva in qualche modo piacere. Ovviamente non parliamo di piacere sessuale, all'epoca non potevo capire o sapere di questa mia attrazione per il dolore.
Ora mi ritrovo a guardare le mani di questo uomo stringere lo stesso strumento, e mi ritrovo a pensare di voler tornare bambina per potergli disobbedire.
Non riesco più a contenere i miei pensieri, fino a quando la voce del professore mi riporta alla realtà
" Brava Adele, tutto corretto puoi tornare al posto. Per questa volta ti è andata bene..."
Mi volto e sento i suoi occhi seguirmi, la sensazione è un caldo piacere.
" Bene, se tutti avete controllato possiamo procedere con l'inizio del nuovo programma di quest'anno, che come tutti sapete sarà argomento dell'esame di maturità "
Le due ore finiscono in fretta, devo ammettere che è veramente bravo e per questo possiamo considerarci fortunati.
Al suono della campanella tutti escono in attesa del cambio ora, mentre io rimango al mio posto riguardando gli appunti presi. Mi alzo per uscire e passo di fianco alla cattedra del professore che sta mettendo via le ultime cose, tra le quali anche la stecca in metallo che mi ha tanto affascinato.
"A domani prof"
Alza gli occhi su di me
"A domani Adele. Anche domani sarai tu a correggere il compito per i tuoi compagni. Spero per te che che sia tutto chiaro..."
Annuisco ed esco pensando: perché spera che sia tutto chiaro? E se non fosse poi così chiaro....e se ci fosse qualche errore? Solo per la curiosità di vedere la sua reazione, potrei decidere di sbagliare.

AdeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora