6 Neteyam

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"mio padre mi ha dato questo arco nel suo letto di morte, mi ha detto proteggi il popolo!"

"se restiamo qui metteremo in pericolo il popolo! Io non ho niente, ma ho questa famiglia e posso proteggerla!" "ovunque andremo questa famiglia è la nostra fortezza!"

Era tutto quello che ero riuscito ad ascoltare prima che i miei genitori ci dissero che ce ne saremo dovuti andare.

Mi sembrava una cosa surreale
Come era possibile, mio padre era Toruk Makto, il più grande dei guerrieri che invece di combattere scappava.
Non volevo abbandonare la mia terra, la mia casa, ma ero costretto.

Oltre alla pressione del trasferimento, il pensiero di non aver trovato Astrea e di non poterla vedere mai più mi tormentava, più di quanto pensassi.
Avevo sperato con tutto me stesso di trovarla alla celebrazione del nuovo Toruk Makto, ma come potevo immaginare non fu così.
Saremo partiti la mattina dopo, ero così innervosito che non parlavo con nessuno e appena qualcuno mi parlava cercavo di sembrare indifferente.
Preferivo affrontare i problemi e le sofferenze in modo diverso rispetto agli altri, piangevo in silenzio, se provavo dolore lo facevo in silenzio, se volevo urlare lo facevo in silenzio.
Non serviva a niente scagliare la propria rabbia e sfogarsi con gli altri, è meglio tenersi le cose per se stessi.

Decisi di andare a vedere le stelle per l'ultima volta, così presi il mio Ikran e andai sopra a una delle montagne fluttuanti.
Mi sdraiai sul morbido prato e cominciai a pensare a tutti i bei momenti passati qui: quando giocavamo nel laghetto tirandoci per le code, quando guardavo da lontano Kiri e Lo'ak urlarsi in faccia e insultarsi in modo buffo, quando Lo'ak osservava mio padre misurarmi e puntualmente si arrabbiava perchè ero più alto, quando presi per la prima volta in braccio Tuk, quando pescai il mio primo pesce con papà, quando mia madre mi faceva le trecce e quando i miei genitori mi hanno insegnato a volare .

Un altro ricordo sbocciò: il mio primo "incontro" con Astrea, ormai era passato un mese da quando non si è più fatta viva.
Io e mio padre siamo andati insieme a cercarla più volte ma sempre con lo stesso risultato.
Mio padre continuava a chiedersi come questa ragazza conoscesse Quaritch, era diventata quasi un'ossessione.

In questo mese ho pensato molto ad Astrea.
Non capivo perchè continuassi a pensarla, tanto da poter ricordare tutto di lei.
Presi tra le mani la sua collana, l'avevo custodita, e la osservai,
Dove l'aveva presa questa conchiglia? Qui non ci sono conchiglie simili.

Sentii dei passi così nascosi velocemente la collana e girai lo sguardo verso la figura al mio fianco:
Era mia madre.
Ho sempre avuto un rapporto speciale con lei, ero il suo primo figlio e riusciva a capirmi con un solo sguardo.

"figlio mio..." disse dolce accarezzandomi la guancia

"ti vedo turbato ultimamente, cosa ti da fastidio, sai che puoi dirmi tutto..."

"sono solo scosso per il trasferimento" non avevo intenzione di parlargli di Astrea

"sei sicuro? perchè ti vedo turbato da prima che ve lo dicessimo"

"tranquilla, era solo la pressione per il ritorno della gente del cielo" cercai di essere convincente

"riposati che domani ci aspetta un lungo viaggio" fece per alzarsi ma la bloccai

"madre, pensi che un giorno torneremo mai qui a casa?" dissi in modo sincero

"tesoro... certo che torneremo" e mi diede un dolce bacio sulla fronte prima di salire sull'ikran

Chiusi gli occhi e lasciai che il leggero vento mi cullasse.

Il mattino dopo ci mettemmo in viaggio, eravamo diretti alla terra dei Metkayina, un popolo del mare.
Il viaggio era molto lungo, ci imbattemmo anche in una piccola tempesta che fortunatamente durò poco.
Ammetto che il paesaggio era bellissimo e che la brezza del mare era piacevole.

Arrivammo su una spiaggia dove ci vennero incontro molti Na'vi diversi da noi:
Avevano la pelle molto più chiara, le mani e le code diverse.
Io e Lo'ak ci guardammo perplessi e ci avvicinammo con la nostra famiglia, notai che mio padre alzò le mani in segno di pace così feci lo stesso.

"Io ti vedo Tonowari"

"Io ti vedo Jake Sully" "cosa ci fate voi popolo della foresta qui da noi del mare" disse il capo del clan

"siamo venuti qui per cercare un rifugio per la mia famiglia" disse mio padre

Arrivò poi una donna e altri due ragazzi che ci squadrarono in modo minaccioso, così io e mio fratello li salutammo con il classico gesto "io ti vedo" in modo pacifico.

Dall'acqua sbucò poi una ragazza abbastanza carina e l'attenzione di Lo'ak cadde immediatamente su di lei
Io e mia madre lo guardammo in modo complice, Lo'ak la salutò e la Na'vi ricambiò con un sorriso leggermente imbarazzata, io diedi una pacca a mio fratello per incoraggiarlo.

La donna si avvicinò e ci squadrò da testa a piedi, poi si impuntò su Kiri e Lo'ak toccando le loro code e le loro mani
Io e Tuk a differenza di loro due avevamo quattro dita come tutti i Na'vi mentre loro ne avevano cinque come mio padre, penso sia un fatto di genetica.
Prese la mano di mio fratello alzandola al celo per mostrarla al popolo:"con queste code in acqua sarete lenti..." "non sono nemmeno dei veri Na'vi, hanno il sangue dei demoni!"

Mia madre si innervosì molto e iniziarono a ringhiarsi.
Mio padre calmò gli animi mostrando che lui prima era un umano, ma poi era diventato un Na'vi.

"non possiamo farti portare qui la tua guerra" disse Tonowari rivolgendosi a mio padre

"Ho chiuso con la guerra, voglio solo che la mia famiglia sia al sicuro"

I due, che si chiamavano Tonowari e Ronal, si guardarono intensamente.
"Toruk Makto è un grande guerriero, tutti conoscono la sua storia, resteranno qui da noi e dovremo insegnarli a vivere e combattere nel mare, come dei bambini che fanno il loro primo respiro" disse Tonowari

Mia madre cercò di mantenere la calma a quelle parole 'provocatorie' mentre mio padre ringraziò insieme alla dolce Tuk.

"mia figlia Tsireya vi accompagnerà nella vostra capanna ed insieme ai Aonung e mia nipote insegneranno ai vostri figli i nostri costumi"

"ma padre!" disse uno di loro

"non voglio ripeterlo più di una volta" disse rivolgendosi al ragazzo per poi rivolgersi a Tsireya:"dopo va a cercare tua cugina, adesso è all'albero delle anime" e la ragazza annuì

"seguitemi" disse poi a noi in modo gentile

Arrivati nella capanna si rivolse a me e Lo'ak:"più tardi se vi va venite alla riva con noi, spesso andiamo a vedere il tramonto così magari vi facciamo fare un giro del villaggio"

"si ci farebbe piacere" dissi dando una pacca a Lo'ak che annuì imbarazzato.

_____
Nel tardo pomeriggio andammo io Lo'ak e Kiri, mentre Tuk rimase con mia madre e mio padre.
Arrivammo vicino alla loro capanna e Tsireya ci venne incontro:

"siete venuti! vi presento il nostro gruppo" disse gioiosa

"io sono Tsireya, lui è Aonung, lui Rotxo e lei..."

Si guardò intorno finché dalla capanna non uscì chi pensai mai potesse uscire da li:"e lei è Astrea!"

MIPA TÌREYTI| NeteyamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora