9 Astrea

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Li avevo seminati.
Mi ero comportata in modo stupido, non sarei potuta scappare per sempre dai miei problemi.

Ormai ero nella vegetazione quindi tanto meno valeva riniziare il compito che Ronal mi aveva assegnato.
Prese le foglie di eucalipto tornai alla capanna, fino alla sera sarebbe stata libera dato che i miei zii erano fuori dal reef mentre Aonung e Tsireya erano con i Sully così avrei evitato domande scomode e avrei potuto continuare a lavorare in pace.

Continuavo a pensare a cosa sarebbe successo, magari mi volevano catturare, oppure pensavano che lavorassi con quel mostro.
Cercai di non darci troppo peso, entrai nella capanna e iniziai a disporre in ordine quello che mi mancava.

"perché ti sei comportata così" a quelle parole saltai in aria, Tsireya era alle mie spalle

"non avevo tempo da perdere, tua madre mi aveva dato un compito e lo sai meglio di me cosa succede se non si rispettano"

"penso che qui si vada oltre l'ambito dei compiti, avevi un'aria strana, sarò pure ingenua ma non stupida"

"allora ti sbagli, qui ho finito per oggi" presi le mie cose lasciando Tsireya senza una risposta.

Tornai nella mia capanna e mi buttai nell'amaca a peso morto.

La capanna era quella in cui vivevo da piccola con i miei genitori, Tonowari la custodì con la speranza che un giorno saremo tornati tutti e tre insieme, ma non fu così.
La costruì mio padre apposta per non averla ammassata in mezzo alle altre, era grande e confortevole e ci ero molto legata, qui ho tutti i ricordi della mia infanzia.

_____
Stanotte il cielo era pulitissimo, non c'era neanche una nuvola, quale momento migliore per vedere le stelle.

Era notte fonda, controllai che nessuno fosse sveglio e che le luci delle capanne fossero tutte spente.
Iniziai a camminare dal lato opposto al villaggio osservando la bioluminescenza del mare, sarei rimasta ore a guardarlo.
Arrivata alla fine della spiaggia diedi un'ultima occhiata per vedere se fossi sola e iniziai a percorrere uno stradellino ben nascosto tra la vegetazione che mi avrebbe portata in una caletta.

Ci venivo sempre da piccola a vedere le stelle con i miei genitori, era una passione che avevano in comune e ci piaceva tantissimo andare li per vederle, era il punto dell'isola in cui si vedeva meglio la costellazione della Vergine.
In pochi conoscevano questa caletta e fortunatamente mai nessuno ci veniva.

Tutto sembrava andare liscio finché il destino non decise di andare contro i miei piani:
Nella spiaggetta c'era qualcuno.
Il mio istinto diceva di andarmene ma se non avessi scoperto chi era sarebbe tornato qui in qualsiasi momento, dove fargli capire che non poteva restare

"chi sei e che ci fai qui" il mio tono della voce sembrava quasi minaccioso

La persona si girò sorpresa, e  il destino voleva che fosse proprio Neteyam.
Mi sono sempre chiesta se avessi fatto un torto alla grande madre per ricevere così tante sventure, ma mai così tante come nell'ultimo anno.
E ora, che faccio? Sono nei guai.

"potrei farti la stessa domanda" disse

"non dovresti stare qui, non ti è permesso"

"e chi lo dice?" questa frase mi rese nervosa,
Voleva la guerra? che guerra sia

"non voglio discutere, voglio solo che tu te ne vada" dissi cercando di trattenere l'istinto di prenderlo per la coda e trascinarlo via

"perché dovrei, questo posto mi piace e poi non vedo nessun cartello 'proprietà privata di Astrea' "

A quelle parole sbuffai cercando di trattenere una risata per la battuta poco simpatica che aveva fatto.
Giuro che in quel momento lo avrei ucciso, non volevo dargliela vinta così rimasi in piedi ad osservarlo con le braccia incrociate aspettando che se ne andasse.

"va bene, a quanto pare non cambierai idea quindi tanto vale andarsene" disse alzandosi in piedi venendo davanti a me e riducendo la distanza tra noi in pochi centimetri

Era molto più alto di me ed ero obbligata ad alzare la testa per guardarlo negli occhi;
I nostri occhi si incagliarono tra loro, l'attrazione che provai quando ci guardammo sugli ikran dopo essere scappata la riprovai ma questa volta più forte, era come se i suoi occhi mi chiamassero, poi il suo sguardo cadde sulle mie labbra e io deglutii.

"scelta intelligente" dissi per alleviare la tensione con il classico sorriso di chi vince una scommessa, facendolo tornare focalizzato sul mio sguardo

"ma questo non significa che io non torni in questo posto, magari ci rincontreremo se il destino lo vorrà, come già è successo" disse sussurrando avvicinandosi al mio orecchio per poi andarsene

La sua voce creò un brivido che mi percorse dietro tutta la schiena.
Non riuscii a muovermi, ero come paralizzata.

Perché mi faceva quell'effetto, e soprattutto perchè quella sensazione mi piaceva?

MIPA TÌREYTI| NeteyamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora