capitolo sette

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MARABELLA POV'S:

oggi è lunedì mattina ed inizio la scuola.
vorrei dire di non vedere l'ora, ma non è
così.
quando ieri ho raccontato alla mia famiglia ciò che ho passato, mi sono imbarazzata di me stessa, ho provato disgusto.
proveranno pena di me.

FLASHBACK:

sono. nella. merda.

:-mara..- disse mio padre con voce rauca.

sentivo tutto ovattato, mi sentivo un agnellino, tutti sapevano cosa avevo passato e non potevo tornare indietro.
le persone nella stanza diventavano sempre di più e tutti gli sguardi trasmettevano pietà, ma io non la volevo.
ero congelata, le mie ginocchia tremavano, il mio respiro è affannato, le lacrime offuscano la vista.

sto facendo vedere a tutti una parte di me che doveva essere messa in gabbia.

non riuscivo più a parlare, aprivo e chiudevo la bocca senza trasmettere suono.
la mia famiglia parlava rumorosamente aspettando risposta.

non sono mai stata abituata a essere messa al centro dell'attenzione e tutto questo brusio mi ricordò un po' il periodo della scuola.

ero in seconda media e finii in mezzo ad una rissa.
la ragazza che attaccai rimase gravemente ferita, gli studenti mi guardavano con disgusto e bisbigliavano frasi sprezzanti sul mio conto.
finii espulsa.

*****
ero in terza superiore, una ragazza mi minacciò e iniziò ad insultarmi, non ci vidi dalla rabbia e la mandai in ospedale, con braccio e naso rotto.
le persone intorno a me si spaventarono e potevo vedere i loro sguardi disgustati.
finii espulsa, per la seconda volta.

causai altre molte risse negli anni, ma quella volta esagerai.

quando ritornai a casa mia madre mi picchio a sangue insieme ai suoi amici drogati.

posso dimostrare fredda e stronza, ma ci saranno motivi per cui sono diventata così.
le persone parlano ma non sanno un cazzo di me e della mia vita.
*****
portai i palmi delle mani alle orecchie e le lacrime cadevano a terra silenziose.

iniziai a ricordare troppe cose della mia piena adolescenza, cose orribili, ho ucciso persone senza rimorso e non me ne faccio colpa neanche ora.
sono una persona orribile lo so, ma non mi interessa, le cose che ho fatto sono andate ed è giusto che sia così.

Ezechiele guardava la mia famiglia in silenzio, per elaborare le cose accadute, aveva gli occhi lucidi, poi posò lo sguardo su di me.
vide le mani che tappavano le mie orecchie e sembrò che anche il resto della mia famiglia se ne accorse, infatti smisero di parlare, tolsi i palmi dalle orecchie e asciugai le lacrime.

:-marabella, non lo sapevamo..- disse mio padre.
:-non avevate diritto a spiare.- dissi con voce glaciale.
:-hai ragione, e per questo scusaci, ma quello che hai detto? vuoi raccontarcelo?-

ci pensai un po' su.
:-non credo sia il momento esatto, non me la sento, ma non perché non mi fido di voi, ma questa cosa è più grande di me, e non ci riesco, quindi quando me la sentirò ve lo dirò.- dissi con voce spezzata.

tutti sembravano tristi per qualcosa che nemmeno sanno.
:-non abbiate pietà di me, è fastidioso.- dissi senza giri di parole.

mio padre si avvicinò a me e mi abbracciò, rimasi un attimo sorpresa ma poi mi sciolsi.
:-accetto il tuo silenzio, spero davvero che un giorno tu ti confidi con noi, marabella.- lo strinsi in forte abbraccio.

avrò fatto bene a confidarmi con loro?

FINE FLASHBACK-

ieri sera rimasi in camera mia, scesi solo per cenare, ma rimasi in silenzio, dissi solo qualche monosillabo.
c'era tensione, tutti sembravano preoccupati ma non lo diedero a vedere, ma io me ne sono accorta.

la famiglia Garcia. ✔️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora