1 "Sua"

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Alice pov's

Appena sentirono i passi di Alice e Liz si bloccarono tutti, guardandola per tutto il tragitto.

«Sta tranquilla, fanno così ogni volta che vedono qualcuno arrivare, che non conoscano»

La tranquillizzo Liz, mentre continuava a camminare per il campetto maschile.

«Tu non vieni da queste parti?»

«No, io sono di Roma»

Disse lei, rispondendo alla domanda di Liz.

«E allora anon ti hanno nemmeno mai visto, quindi sei "nuova" per loro» fece con le mani le virgolette «Poi bella come sei, me li fai morire tutti»

Alice sorrise, sapeva di essere bella, non poteva negarlo, ma non così tanto come dice lei.
Quando passò, senti degli occhi troppo insistenti su di lei, più degli altri.
Il ragazzo non smetteva di guardarla, sembrava come incantato, come se si fosse bloccato sulla figura di quella ragazza accanto alla loro guardia.
Il vestito scollato, che gli svolazzava a destra e a sinistra, facendo intravedere un po' di coscia in più.
I suoi capelli lunghi neri gli ricadevano lungo le braccia, muovendosi ad ogni suo passo in una direzione diversa.

Quelle gambe, perfettamente scoperte dal vestito, la scollatura a V che faceva perfettamente intravedere un po' del seno della ragazza, facevano spazio tra la immaginazione di Ciro, risvegliando una parte di lui che non sentiva da tanto.
Quel suo corpo era così invitante agli occhi di Ciro che lo costrinse ad guardarla meglio.
Quel viso, perfettamente pulito, che sembrava così innocuo per chiunque la guardasse, faceva suscitare un desiderio in Ciro, che mai pensava di risvegliare.
Le lentiggini che sparse sulle guance e il naso, le labbra rosse, che venivano risaltate dalla carnagione chiara della ragazza.
I capelli neri come il buio, riprendevano il colore degli occhi di Ciro, facendolo sentire estremamente fortunato per avere qualcosa in comune come lei.
Si immagina già le sue mani sui suoi fianchi.

Si avvicinò alla rete, aggrappandosi ad essa quando Alice passò, non staccando, nemmeno per un secondo, i suoi occhi da lei.

«Ciùciù fermati un attimo»

Disse lui, facendola bloccare di colpo, si avvicinò a lui, avendo già una mezza idea di cosa stava per succedere.

«C'è l'hai con me?»

Chiese seguita da Liz che osservava la schiena in silenzio.

«Ca cce fa una uagliona cumme a te in un posto cusci»

Disse lui squadrandola dalla testa hai piedi, mentre la osservava da vicino.
Se la immagina accanto a lui, sotto le sue coperte.

«Perché non ci posso stare?»

Rispose lei, facendo uscire un grosso ghigno sul viso di Ciro, sembra come stessero flirtando.
I suoi capelli perfettamente laccati, con una riga dritta al lato.
Il sopracciglio destro tagliato al lato, rendevano il suo sguardo più cupo, ma non meno attraente.

«O si che cce poi sta ca. Ma sarrisse miegliu nellu mio liettu»

Disse Ciro, facendo ridere i ragazzi alle sue spalle.
Guardò il modo in cui ils o voto cambio, guardandolo scioccato, e questo lo fece eccitare ancora di più.

«Non meriti nemmeno una mia risposta»

Disse lei guardando i suoi pozzi puoi.
Erano così vuoti che Alice cercava di decifrare qualche altra emozione tre a quella del desiderio nei suoi occhi, ma non ci riusciva.

«Nun me di che una bella uagliona cumme te, ha accir'p qualcuno, pecche nun c'è credo»

Disse lui, prima che Alice decidesse di voltarsi.
Non smetteva di guardarla, pensavo ad ogni modo per farla sua.
Dal meno al più violento.

«Pensala come vuoi, tanto tra poco lo scoprirai»

Disse lei, mantenendo il contatto visivo con lui.

«Come scoprirò che cosa tene abbasciu chillu vestitiellu»

Alzo un'altra volta il coro di risate dietro alle sue spalle, mentre non smetteva di sorridere senza mostrarle i denti.

«Questo non lo scoprirai mai. Te lo assicuro»

Disse lei, facendo crescere sempre di più in desiderio dentro Ciro.
La voleva toccare, mettendogli le mani su quei fianchi perfetti.

«I 'mmìci penzà che chillu abbitu, te lo strazzà»

Per la terza volta, le risate rimbombavano nel campetto, facendo sentire la rabbia crescere in Alice.

«Non ti meriti nemmeno una risposta»

Disse lei girandosi e andandosene seguita da Liz, non voleva più sentirlo parlare.
Pensava di avergli fatto un torto andandosene ma si sbagliava, così aveva dato una visione perfetta del suo fondoschiena a Ciro che la guardo, desiderandola sempre di più.

Appena arrivarono davanti l'ufficio della direttrice, Liz entro, facendole segno di entrare un paio di minuti dopo.
Una donna adulta era seduta sulla scrivania alla fine della stanza.
I capelli biondi legati in una coda, perfettamente dritta la rendevano estremamente seria e professionale.

«Tu devi essere Alice, la psicologa»

Gli dice rivoglendogli la mano.

«Si sono io, e non sono ancora una psicologa»

Precisò lei.

«Si ma sei qui per formarti come psicologa no?»

«Si»

Gli rispose lei scrutandola.
Sembra una donna abbastanza abbattuta dalla vita che la circondava, si capiva subito, alla prima occhiata.
Il suo tono duro lasciva trasparire dolore e stanchezza.

«Io sono Paola, la direttrice di questo istituto, per qualsiasi cosa ti puoi rivolgere a me»

Disse lei, ricevendo un sorriso da Alice, che stava cercando di inquadrarla.

«Mi spiace per prima se i ragazzi ti hanno messo in imbarazzo. Mi hanno riferito cosa è successo.. Ma con loro è così, sono difficili da capire e ottusi con il mondo. Non sarà facile riuscire ha capire cosa agli passa per la testa, per questo ti sei qui. Quando ho proposto questa idea, Teresa non ha perso tempo per fare il tuo nome e io non ho nemmeno fatto domande ha riguardo. Mi sono informata su quanto tu sia in grado di svolgere il tuo lavoro al meglio per stare qui dentro, e per quanto avrei preferito una donna con più esperienza nel campo ho scelto te per un semplice motivo»

Alice gli fece cenno di continuare.
E la direttrice capì al volo che la persona che si trovava davanti sapeva cosa faceva, anche se sembrava di poche parole.

«Tu hai la loro età, e questo li può spingere ha fidarsi di più nei tuoi confronti, a differenza delle persone della mia età, e tu essendo una loro coetanea li puoi spingere a portare la strada giusta»

La direttrice si alzò dal tavolo, zoppicando, mentre si aiutava con il bastone.
Alice fece per aiutarla ma la precedette.

«Tranquilla ci riesco anche da sola»

Disse sorridendogli amorevolmente.

Andò verso la macchina del caffè, preparandone due.

«Aspetti ti aiuto io»

Gli presi i caffè e li poggiai sul tavolino davanti alla poltrona.

«Grazie, sei davvero gentile»

Diversi ma Uguali | Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora