16 "Alcol"

1.5K 45 1
                                    

Alice pov's

Mentre era seduta sul divano del piccolo appartamento affittato, ripensava a tutto quello che in questi mesi gli era successo.
Da quando era arrivato Ciro nella sua vita aveva smesso di pensare ad Alessandro.
Era un bene si, ma non capiva come ci era riuscito.
Teresa, i suoi genitori, ci avevano provato tanto a farglielo dimenticare, con scarsi risultati.
Mentre lui, bhe lui era bastato parlarci per riuscirci.

«Pronto ma»

Disse afferrando il telefono e mettendoselo accanto all'orecchio.
Per almeno cinque minuti, ci fu un selezio assordante, cos anche fece allarmare Alice.

«Tesoro... Tuo padre non si è sentito molto bene dopo cena, così l'abbiamo portato in ospedale e ora lo stanno operando di urgenza»

Le casse il mondo addosso.
Le lacrime iniziarono a scendergli lungo le guance, senza fermarsi.

«Ma come? Vengo subito»

«No è inutile che vieni tesoro. I voli sono bloccati fino alla settimana prossima, e poi non puoi lasciare il lavoro così»

«Prendero il primo volo per Roma quando sarà possibile, tu tienimi aggiornata su tutto ok?»

Poco dopo la madre stacco la chiamata.
Alice prese un alcolico da sopra la mensola, e si scolò metà la bottiglia di Vodka che aveva.
Continuò così, per un bel po', rendendosi conto di essere un po' brilla, quando suonarono al campanello.
Andò un po' barcorellando verso di essa, mettendoci un po' piena di aprire.

Ciro pov's

Quel giorno, aveva chiesto ad Edoardo come doveva fare per farsi perdonare da lei, e l'unica risposta che ricevette fu quella di riuscire a stupirla.
Ed ora era lì, davanti casa sua.
Si sistemo i capelli pieni di gel, cercando di stare al meglio possibile.
Voleva farsi vedere da lei più bello possibile.

Suonò il campanello, e quando la porta si aprì, la vide in tutta la sua bellezza.
Aveva una canotta corta, scollata dalla parte del seno, e i pantaloni corti della tuta sotto.
I capelli arruffati in una chignon poco ordinato, e gli occhi rossi per il pianto, le labbra di un rosso fuoco, che gli facevano girare la testa, mentre l'idea di andarci con calma si disperde in qualche altra parte che in quel momento non riusciva a ragionare.
Non riusci a dire niente per almeno cinque minuti, i suoi occhi vagavano dalle sue cosce al suo viso, osservando il seno scoperto.

«Ciro... Vieni entra»

Si sposto di lato, per farlo entrare.
Capì al volo che qualcosa in lei non andasse, perché in un altro contesto lei gli avrebbe chiesto subito cosa ci faceva lì, invece ora l'aveva fatta entrare senza obbiettare.

Appena entro, noto il piccolo appartamento ben decorato.

«Tieni un bell cas»

«Grazie, l'hanno scelta i miei per me»

Il ragazzo guardo alle sue spalle, vedendo sul comodino che si trovava nel salone, due bottiglie di alcolici.

«Quant hai bevut?»

Gli chiese guardandola negli occhi.

«Io non ho bevuto»

Ciro alzò un sopracciglio poco convinto.

«Allora ca ci fanno quelle li?»

Indicò la bottiglie di vodka sopra al tavolo.

«Forse un pochino»

Gli rise in faccia lei.
Ciro andò verso la bottiglia, prendendola tra le mani e notando che era vuota.

«Ma che staji pazzià? Sta robba te fa solu male o voj capi o no!»

Gli disse lui cercando di rimanere più calmo possibile.
Era lì per scusarsi, non per peggiorare la situazione.

«Ma fammi capi... Sei evaso per farmi la predica?»

Sbottò acida, mentre si appoggiava al muro dietro di lei.

«No, manc o sapev»

Rispose sincero mentre la guardava negli occhi.
Una strana sensazione nel petto si fece strada tra il suo cuore, senza neanche sapere se magari stette aspettando un ragazzo e lì renderebbe la sua presenza inutile.
Stende immediatamente i tratti del suo viso, che fino a un minuto fa erano tesi e arrabbiati.

«Nun t facev un ca bev sul a cas»

Fece un mezzo sorriso mentre continuava a guardare quegli occhioni peni di lacrime, non rilevandole che aveva già immagino loro due lì, in quelle condizioni almeno un milione di volte.

«Vedi, come possono stupire le persone»

Disse mentre faceva alzare le sopracciglia in modo ironico.

«Pecché hai bevut cusci?»

Gli chiese, non voleva approfittare di questo suo stato, ma la sua curiosità pervase.
Si tormentava da quando l'aveva vista così, voleva sapere perché avesse fatto tutto ciò, cosa le era successo.

«Ora mi fai l'interrogatorio?»

Disse ridendo, mentre si avvicinò a lui toccandogli delicatamente il viso.
Non poteva negare che quando aveva avuto l'idea di venire qui, non aveva immaginato cosa poteva fare con lei, ma vedendola in quello stato, si dovette trattenere.

«Ciùciù, nun m vogl approfitta di te»

I loro sguardi si incontrarono, i loro volti così vicini da sentire il respiro dell'altro sul proprio.

«Non eri tu che superavi ogni limite?»

Passò lo sguardo sulla sua bocca, notato come era rossa e invitante.

«se o facess, riman tu m odierai, e ij nun pozzo permiettm di perderti»

Gli mine una mano sui capelli, accarezzandoli e sentendo che al tatto erano così morbidi come sembravano.

«Prometto che non ti odierò»

Toccò le labbra del ragazzo con le dita passandole sopra.
Erano così morbide e calde che Alice chiuse gli occhi, cercando di prendere respiro.

«O sacc anche tu Ali che nun è ver, mi odierai così tant da nun riuscimme a guarda dentro l'occhi, e ij nun so se riesco a reggerlo»

Alice si avvicinò con lentezza, cercando di baciarlo ma venne bloccata d aun senso di vomito che le veni lungo la gola.
Corse in bagno, seguita da Ciro dietro di lei.
Si piegò alle gambe del water e vomitò, lui vedendola in quello stato, le resse i capelli in una coda, per non farli impicciare.

«Cumme t sient?»

Gli chiese quando Alice alzò la testa asciugandosi la bocca con il bordo del top.

«Bene»

Fece un cenno hai bordi del viso, guardandolo alzarsi.

«È megl se me ne vad»

Alice afferrò la mano di Ciro, fermandolo.
Quando le loro dita si unirono, il cuore di Ciro sembrò scoppiare, come una bomba, mentre quello di Alice, che sembrava stesse passando la sbornia, iniziò ha battere a raffica.

Ciro annui, sedendosi un'altra volta accanto a lei.

Diversi ma Uguali | Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora