07 - WOOYOUNG | M

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Nella mia testa, da un anno a questa parte, c'era stato solo San. San San San. Un'ancora a cui mi ero aggrappato per sfuggire alla mia squallida vita. San con la sua voce gentile. San e la sua mente brillante. San che si sistemava gli occhiali quando era nervoso. San che si metteva delle mollette sulla cinta dei pantaloni perché aveva la vita troppo stretta, senza ricordarsi dell'esistenza delle cinture. Tutto in lui mi affascinava. Avevo provato a parlargli, un paio di volte. Lui si teneva a distanza, era cortese ma distaccato, professionale.

Alla fine mi era bastato ammirarlo da lontano, dal momento che non avrei mai potuto averlo. Un tipo come lui aveva sicuramente una ragazza, se non una famiglia. Ma avevo cominciato ad uscire con lui, nella mia immaginazione. Chiamatemi ossessivo, ma tutto era cominciato quando un cliente mi stava scopando e faceva male. Anche se ero preparato, c'era sempre qualcuno di più rude del previsto. Avevo iniziato ad immaginare che dietro di me ci fosse San e il dolore era diventato improvvisamente sopportabile. Lui non avrebbe mai fatto male a qualcuno di proposito. Era un incidente, perché mi desiderava troppo e non riusciva a contenersi. Avevo iniziato ad immaginarlo spesso, da allora. Non solo mentre scopavo, ma anche quando mi svegliavo e la giornata sembrava inaffrontabile. Avrebbe avuto i capelli arruffati e le guance arrossate per il calore del letto. Gli avrei infilato gli occhiali e dato un bacio sul naso. In ogni momento difficile, con me c'era lui. Era solo nella mia testa, ma avevo creduto mi sarebbe bastato.

Quando si era presentato alla mia porta la prima volta, avevo creduto fosse un miraggio. La mia immaginazione aveva preso il sopravvento sulla realtà? Ma poi non mi aveva riconosciuto. Nella mia mente lui mi amava, quindi questo San doveva essere reale. Proprio mentre lo baciavo ed era tutto così perfetto, aveva avuto un fottuto attacco di panico. Non avrei mai pensato che fosse così insicuro, nella vita reale. Ma neanche nei miei sogni più selvaggi avevo immaginato che si affidasse completamente a me, che si mettesse in mano mia e fosse alla mia mercé, a contorcersi e gemere per qualcosa che stavo facendo io. Non mi ero mai sentito potente in vita mia. Era assurdo, adrenalinico, inebriante. E poi era tornato. Ed era tornato ancora. Adesso che sapeva chi ero, sarebbe tornato comunque.

Bussò alla porta. Corsi ad aprire. Mi mozzò il fiato, come sempre. Restò immobile sulla soglia troppo a lungo, come sempre. Lo afferrai per il polso e lo trascinai dentro. Ormai sembrava una specie di rituale.

"San. Finalmente," dissi, baciandogli la mandibola. Lui mi allontanò mettendomi le mani sul petto. Aveva un'espressione severa.

"Fermo Wooyoung. Stavolta non riuscirai ad impedirmi di parlare. Prima di fare qualsiasi cosa, devi rispondere a qualche domanda."

Sospirai, ma me lo aspettavo. Gli presi la mano. Aveva delle mani curate, più piccole di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Le trovavo davvero belle. Lo condussi a sederci sul letto, a gambe incrociate, uno di fronte all'altro.

Lui si schiarii la gola. Sembrava non sapere da dove cominciare. "Allora, dove vivi?"

Non me lo aspettavo. "Beh, vivo qui."

"Qui?!" esclamò, osservando la stanza come se la vedesse per la prima volta. "Okay, va bene. E come sei finito qui?"

"Non sono di questa città, sono venuto per studiare. Non potevo permettermi la retta universitaria, né tanto meno un affitto, quindi..."

Rimase in silenzio un momento. Sapevo cosa voleva chiedermi, ma era abbastanza carino da cercare un modo per farlo senza sembrare offensivo.

"Ma... i tuoi genitori non possono aiutarti economicamente? Come ti è venuto in mente di... entrare in un mondo del genere?"

"È una storia un po' lunga..."

"Ho tempo."

Capii dai suoi occhi che non si sarebbe arreso. Deglutii, poi iniziai a parlare. "Vengo da una famiglia molto religiosa e conservatrice. Per fartela breve, a mio padre non ha fatto esattamente piacere trovarmi con un ragazzo. Ha dato di matto. I miei genitori mi hanno mandato dallo psicologo, da un prete... non serviva ovviamente, io ero semplicemente... gay, capisci? L'ho sempre saputo. Insomma, alla fine mi hanno cacciato di casa. Non volevano che contagiassi i miei fratellini o roba simile..."

GUILTY PLEASURE ~ WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora