09 - SAN

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Wooyoung. Non vedevo l'ora di vederlo oggi. Sarebbe stato solo per la lezione, ma andava bene lo stesso. Ero rimasto scosso da quello che mi aveva raccontato. Dalla sua storia. Non riuscivo a credere ci fossero dei genitori che mandavano volontariamente i figli in rovina per motivi del genere. Quanto doveva essere bassa la sua autostima dopo il rifiuto di chi avrebbe dovuto amarlo incondizionatamente? Quanto poco doveva rispettare sé stesso per vendere il suo corpo da quando era minorenne? Il pensiero mi faceva impazzire. Volevo solo stringerlo finché non fossi riuscito a fargli capire quanto valeva. Era intelligente, sensibile, gentile e coraggioso. Mi sentivo estremamente protettivo nei suoi confronti. Era solo un ragazzino e ne aveva già passate troppe. Ero un adulto, mi sentivo in dovere di aiutarlo. Oltretutto, più passava il tempo e più mi sentivo legato a lui. Mi faceva sentire in un modo che per anni avevo solo sognato.

Arrivai in facoltà e quando entrai in aula per la mia lezione fissai subito lo sguardo su di lui. Mi stupii quando vidi che non mi stava guardando. Mi guardava sempre. Mi rimproverai da solo. Poteva guardare dove gli pareva. Tuttavia, neppure quando uscì dalla classe mi degnò di un'occhiata. Lo seguii con lo sguardo mentre se ne andava, incredulo. Non mi accorsi neppure di un'ombra che mi incombeva sulla testa.

"Professore, ho una domanda, se non lo dispiace."

Sobbalzai. Era Soobin. Da dove era spuntato?

"Cosa?"

Fece il giro della cattedra, avvicinandosi un po' troppo per i miei gusti, ma era fatto così. Avevamo una concezione diversa di spazio personale. Mi mise davanti al naso il quiz che gli avevo detto di provare a fare a casa. A quanto pareva, continuava a non capire una risposta sebbene ne avessi parlato in modo esaustivo durante la lezione. La tentazione di dirgli che non avevo tempo e andare a cercare Wooyoung era forte, ma mi costrinsi a dargli retta. Era il mio lavoro e lui era un ottimo studente. Non meritava di essere ignorato.

Quando finalmente mi fui liberato di lui, vidi Wooyoung in corridoio. Provai ad andargli in contro, ma lui si limito a superarmi, andandosene senza neppure voltarsi verso di me. Rimasi impalato come un idiota. A questo punto era palese che mi stesse ignorando, ma perché?

Lo seguii e gli presi il polso, infischiandomene del fatto che fossimo in facoltà. Lui finalmente si voltò, guardandosi nervosamente attorno prima di prestarmi attenzione.

"Wooyoung, stai bene?"

"Benissimo."

"Senti... quando possiamo rivederci?"

"Sono impegnato in questi giorni, ho molti clienti, non ho tempo per te."

"...Oh."

Fece male. Mi aveva colto alla sprovvista. Non mi diede il tempo di ribattere che se n'era già andato. Per qualche motivo, continuavo a dimenticare l'esistenza dei suoi clienti. Memoria selettiva. Certo, lo sapevo che c'erano altri, ma non riuscivo semplicemente a capacitarmene. Come se fossero in un universo parallelo, non il mio. Non il nostro. Non era solo gelosia. Pensare che qualcuno lo avrebbe toccato contro la sua volontà mi faceva desiderare di dare fuoco all'universo. Perché sapevo che era così. Contro la sua volontà. Che lui ne fosse consapevole oppure no. Me ne rendevo conto da come mi stringeva e piangeva quando lo trattavo come premura. Voleva questo, voleva me, voleva essere aiutato, ma non sapeva come chiederlo. Non voleva essere un qualcosa da usare per svuotarsi.

Improvvisamente, mi sentii estremamente triste. Mi veniva da piangere. Dio, cosa mi prendeva? Stavo andando fuori di testa. Tornai a casa, incerto su come comportarmi.

Il giorno dopo, Wooyoung mi ignorò di nuovo. Cercai di non restarci troppo male. Non ebbi molto successo.

Il giorno dopo ancora, non si presentò neppure a lezione. La morsa dell'ansia mi attanagliava lo stomaco. Avevo la sensazione che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato.

GUILTY PLEASURE ~ WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora