02 SAN | M

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Ormai era ora. In metropolitana, stavo sudando. Ero davvero nervoso. Mi sentivo un pervertito. Come avevo potuto anche solo pensare di fare una cosa del genere? Avevo il cuore in gola e continuavo a sistemarmi nervosamente gli occhiali sul naso. Slacciai un bottone della camicia perché mi sentivo soffocare.

Alla fine, arrivai alla destinazione che mi era stata indicata quando avevo ricevuto la conferma di prenotazione. Il tutto era surreale. Non ero mai stato nel quartiere a luci rosse e osservai l'edificio di fronte a me. Se non avessi saputo che era un bordello, avrei potuto pensare che fosse un hotel o qualcosa del genere. Dopo parecchia esitazione, entrai. Ormai ero arrivato fin lì. Venni accompagnato alla camera del ragazzo che mi avrebbe "fatto compagnia" per un'ora. Si chiamava Mirae. Era un nome falso, ovviamente. Quando aprì la porta, ebbi un tuffo al cuore.

Il ragazzo era bellissimo. Capelli castani e ribelli, occhi vivaci, mascella scolpita. Ma non era proprio come in fotografia. Sembrava più giovane. Del tipo... molto giovane. Mi sentii male. Avrebbe potuto avere l'età dei miei studenti - ero un professore universitario - mi sentivo terribilmente in colpa. Mi sorrise, un sorriso smagliante e luminoso. Era davvero attraente. Mi sentii ancora più in colpa a questo pensiero. Mi afferrò per il polso e mi trascinò dentro quando vide che me ne stavo impalato sulla soglia.

"Posso offrirti da bere?" chiese.

"...Dell'acqua, magari..."

Dopo un attimo, mi schiarii la gola. "Mi chiamo - mi chiamo Choi San," dissi, perché mi sembrava corretto presentarmi, anche se poi pensai che forse la gente che andava lì era più cauta nel rivelare il proprio nome. Mi massaggiai il retro del collo, in imbarazzo.

"Posso chiamarti San?"

"V-Va bene."

"Vieni, mettiti comodo," disse, spingendomi finché le mie ginocchia non si scontrarono con il letto. La stanza aveva luci soffuse, calde. Il rosso era il colore dominante e un odore dolciastro che non mi piaceva particolarmente mi stava dando alla testa. Il ragazzo era poco più basso di me, giusto un paio di centimetri, e sembrava estremamente sicuro di sé. Mi passò un bicchiere d'acqua e lo presi con le mani che tremavano. Se lui lo notò, non disse niente.

L'acqua fresca mi aiutò a schiarirmi un po' la mente, ma ero così nervoso che un rivolo mi sfuggì dalle labbra, lungo il mento. Il ragazzo mi prese il bicchiere dalle mani e lo appoggiò su un tavolino, poco distante dal letto. Poi si sedette accanto a me. Mi studiava con uno sguardo furbo e quasi divertito. Mi sentivo morire. Allungò le mani e mi sfilò gli occhiali.

"Ci vedi senza?"

"S-Sì. Sono miope."

"Okay allora," disse, poggiando anche quelli sul tavolino con una risatina. Quel ragazzino... stava ridendo di me? Ero così ridicolo? Molto probabilmente sì. Non mi ero mai sentito così in imbarazzo in vita mia. Dannatissimo Hongjoong. Se fossi sopravvissuto a quell'incontro, lo avrei spezzato in due.

Il ragazzo, Mirae - quel nome falso non gli donava - tornò a sedersi accanto a me e mi mise una mano sul ginocchio, stringendolo.

"Quindi, cosa vuoi che faccia?"

Bella domanda. Cosa volevo che facesse? Non ci avevo pensato. Nella mia ingenuità avevo creduto che sarebbe semplicemente successo qualcosa, non mi ero preparato nessuna richiesta particolare. Vedendo che non rispondevo, il ragazzo ebbe pietà di me.

"Non essere nervoso. È la prima volta che vieni in un posto come questo, vero? Perché non iniziamo con il rilassarci? Posso fare quasi tutto quello che vuoi," disse, spingendomi fino a farmi appoggiare la schiena sul letto.

Lasciò che la vestaglia che lo copriva gli scivolasse dalle spalle. Improvvisamente, c'era molta pelle. Pelle dorata e bellissima. Le sue mani iniziarono a slacciarmi i bottoni della camicia. Si abbassò su di me e iniziò a baciarmi il collo, succhiando leggermente, scendendo fino alle clavicole. In tutto questo, rimasi perfettamente immobile. Mi ero pentito. Non sarei mai dovuto venire in un posto del genere. Non avrei mai dovuto pagare un ragazzino che sarebbe potuto essere un mio studente per farmi Dio solo sa cosa. Non avrei dovuto godere mentre una persona obbligata a farlo mi toccava. Improvvisamente, respirare divenne estremamente difficile. Mi si stava offuscando la vista.

GUILTY PLEASURE ~ WoosanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora