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"A volte non hai il tempo di accorgertene, le cose capitano in pochi secondi.
Tutto cambia.
Sei vivo.
Sei morto.
E il mondo va avanti."

Macarena's pov

Sono seduta su un pavimento totalmente nero.
Non vola una mosca, il silenzio è talmente intenso da risultare assordante.
Alzo lo sguardo ed ora che mi guardo intorno noto che tutta la stanza, se così si può definire, è totalmente priva di luce.
Sento dei passi.
Ho paura. Il cuore inizia ad accelerare i battiti, ma mi basta sentire la sua voce per calmarmi.
"Macarena. Girati piccola mia."
Mi giro verso la voce e riconosco subito mia madre.
Sembra preoccupata per qualcosa.
Si siede davanti a me e mi prende le mani tra le sue.
"Mamma. Che bello che sei tornata a trovarmi. Non sai quanto mi manchi."
Una lacrima che non riesco a controllare riga il mio viso.
"Lo so tesoro, ma non abbiamo tempo. Mi devi ascoltare".
Aggrotto le sopracciglia e muovo appena la testa per invitarla a parlare.
Mi guarda dritta negli occhi e pronuncia un unica frase che mi fa rabbrividire.
"Macarena non perdere il cuore."

Mi sveglio di soprassalto con il fiatone e grondante di sudore.
Accendo immediatamente la lampada sul comodino e mi tranquillizzo cercando di regolarizzare il respiro.
Sposto le coperte con stizza, mi metto seduta sul bordo del letto e mi prendo la testa tra le mani.
Sono passati due mesi da quando mia madre è morta. Da quando un orribile tumore al cervello me l'ha portata via per sempre portandosi via anche un pezzo di me.
Mi alzo, apro la porta che da sul balcone ed esco fuori.
Ho bisogno di fumare.
Mi accendo la mia malboro e già la prima boccata mi calma i nervi.
Non è la prima volta che sogno mia madre.
È capitato molte volte ultimamente, ma solitamente nei sogni non mi comunica nulla.
La frase che mi ha detto stanotte mi ha completamente destabilizzata.
Non perdere il cuore. Ma che cosa significa?
Spengo il mozzicone nel posacenere e rientro.
La sveglia, che era impostata per le 6:20, segna le 5:40.
Tanto vale iniziare a prepararmi per il lavoro, tanto so già che non riuscirei a chiudere occhio.
Mi dirigo subito sotto il getto caldo della doccia ed insapono tutto il mio corpo velocemente.
Oggi vorrei arrivare alla banca un po' prima per parlare con Kabila.
È da un po' che vuole organizzare una serata con suo fratello che deve darci una notizia importante, ma non so quale.
Non scalpito all'idea di vedere Hanbal.
Io e la mia amica ci conosciamo dalla tenera età di 5 anni, e quindi inevitabilmente conosco anche lui da una vita. Ha 6 anni in più di noi.
Corro fuori dalla doccia e mi avvolgo nell'accappatoio caldo.
Mi asciugo velocemente i capelli, stamattina non ho proprio voglia di fare la piega.
Una volta asciutti li lego in uno chignon elegante ma semplice ed apro l'armadio sbuffando perché non so cosa mettermi.
Non che io abbia pochi vestiti, anzi il contrario, ma non so mai cosa mettermi.
Alla fine opto per un tubino grigio di Chanel.
Si, diciamo che essere un impiegata bancaria in una delle banche più importanti di Madrid ha i suoi benefici economici.
Faccio il solito trucco semplice: correttore, mascara e lipgloss trasparente.
Spruzzo giusto due gocce del mio profumo preferito, il "My Way" di Armani, e sono finalmente pronta.
Mi preparo il mio solito espresso e guardo l'orologio da polso: 6:10. Perfetto.
Lo bevo velocemente, prendo la borsa ed esco di casa pronta alla solita giornata di lavoro.

Il cielo oggi è nuvoloso, tanto per buttare ancora più giù il mio umore.
Salgo sulla mia Volvo metallizzata e metto in moto. Fa abbastanza freddo, d'altronde siamo a novembre, perciò accendo subito il riscaldamento che in pochi minuti scalda l'abitacolo.
Il mio appartamento non dista molto dalla banca, sono solo 5 km.
Una volta arrivata nel parcheggio riservato ai dipendenti posteggio l'auto al mio solito posto, ovvero accanto a Kabila che noto con piacere essere già qui.
È appoggiata alla portiera della sua auto e fuma guardandomi male.
Cosa le ho fatto? Non ne ho idea.
Non posso sopportare anche i suoi sbalzi d'umore oggi.
Scendo, chiudo la macchina e mi avvicino a lei.
"Ei riccia, come va?"
Ride isterica e poi mi risponde alzando troppo la voce per i miei standard essendo solo le 6:30 di mattina.
"Come va? Sul serio? Non rispondi ai miei messaggi da ieri sera e adesso ti presenti qui viva e vegeta come se andasse tutto bene. Stavo per chiamare la polizia Maca cazzo, pensavo ti fosse successo qualcosa!".
Frugo velocemente nella borsa per cercare il cellulare, senza successo. Poi ricordo.
"Ah cazzo è vero. Ieri sera mi si è scaricato completamente perché mio padre mi ha tenuta al telefono per un ora. L'ho attaccato alla corrente e nella fretta l'ho pure dimenticato a casa".
Aspira l'ultima boccata di fumo, poi respira come per calmarsi e mi guarda con compassione.
"Come sta?" chiede riferendosi a mio padre.
"Come uno che ha perso la moglie da due mesi immagino. Non è facile per lui, più di quanto non lo sia per me".
Annuisce e mi stringe in un abbraccio.
"Scusa" mormora per la scenata di poco fa.
"Fa niente, lo sai che a te perdonerei qualsiasi cosa. Ma ti prego, non urlare più di prima mattina. Già è stata una nottata... difficile."
"Che è successo? Che intendi per nottata difficile? Con te non si può mai sapere." Mi fa l'occhiolino. "Ti sei scopata qualcuna?" chiede ridendo mentre mi dà una gomitata leggera.
"Ma che scopata. Magari, sicuramente ne ho bisogno. Comunque no, è che..." mi cade l'occhio sul suo orologio da polso. "Kabila cazzo, sono già le 6:50, non perdiamoci in chiacchere inutili dimmi dove hai scelto di vederci alla fine con Hanbal".
"Ah sì, hai ragione. Pensavo a una cosa tranquilla, un bar va più che bene. Deve presentarci una persona. Ma non una persona qualsiasi. Sua moglie. Voglio dire, la sua futura moglie, il matrimonio sarà tra due settimane."
A quelle parole sgrano gli occhi e scoppio a ridere senza potermi controllare.
"Stai scherzando vero? Hanbal si sposa? Hanbal? Ma se non ha mai avuto una relazione seria."
Mi guarda un po' in imbarazzo e poi mi spiega.
"Appunto per questo. Lo sai come sono i miei genitori. Sono stufi di questa sua situazione, è il primogenito, maschio oltrettutto, e dicono che è giunta l'ora di mettere la testa a posto. Lui ovviamente non ha nessuna, beh perlomeno nessuna tanto importante da portarsi all'altare, e perciò ne hanno scelta una loro. Sarebbe successa la stessa cosa a me tra qualche anno, fortuna che sto già con Eric."
Eric è un ragazzo inglese che abita a qui a Madrid da solo 6 mesi ma ha fatto subito la conoscenza di Kabila e in poco tempo si sono innamorati.
Una di quelle storie che si leggono nei libri ecco, perfette.
Ma purtroppo nella vita reale le cose, la maggior parte delle volte, non vanno così.
Sono contenta che la mia amica sia stata fortunata.
Mi faccio subito seria e sospiro.
"Per quanto io non condivida questi matrimoni magari a lui farà bene. Magari è una brava ragazza che gli farà mettere la testa apposto. Senza offesa Kabila, ma penso che dovrebbe davvero".
Hanbal da qualche anno fa parte di un brutto giro di amici con cui ha iniziato a fare uso di cocaina e gli effetti direi che si vedono. È più intrattabile del solito e viene continuamente denunciato per risse.
"Ma quale offesa Maca, lo so benissimo che mio fratello è una gran testa di cazzo. Giusto l'altro giorno gliel'ho detto che se continua così un giorno di questi lo raccoglieranno in qualche vicolo di merda con il naso ancora sporco di quella merda. E riguardo alla ragazza, potrà essere bella e brava quanto vuole ma per lui servirebbe un miracolo."
"A proposito della ragazza" sposto il discorso su altro perché parlare troppo a lungo di lui mi mette a disagio "Come si chiama? Così giusto per sapere il minimo sindacale per conoscerla."
Guarda in alto, come a pensarci, poi si batte la mano sulla testa e borbotta qualcosa.
"Cazzo, non me lo ricordo. Era un nome arabo comunque perché ricordo che è araba, ma nient'altro. D'altronde nessuno ci ha fatto conoscenza per ora, solo i miei genitori. Ovviamente."
Annuisco e lo sguardo mi cade su una maserati nera a pochi metri da noi.
Non ho mai visto una macchina del genere in questo parcheggio, nessuno dei dipendenti ha macchine così costose e il direttore, Arturo, ha una Lamborghini quindi lui non può essere.
Sporgo di qualche millimetro la testa per vedere dallo specchietto retrovisore o dai vetri il volto del conducente, ma nulla: sono oscurati.
"Che cosa guardi?" chiede Kabila toccandomi il braccio per attirare la mia attenzione.
Decido di non parlarne con lei, è solo una macchina d'altronde. Non voglio sembrarle paranoica e preoccuparla ulteriormente del mio stato di salute.
"Eh? Nono nulla, è che credo sia ora di andare prima che Arturo venga a cercarci".
"Hai ragione, chi cazzo ha voglia di sentirlo." sospira. "Dai bionda, andiamo. Dopo il lavoro ti porto a bere qualcosa, così ti togli questa faccia da depressa".
Accetto controvoglia perché insiste e prima di dirigergi alle porte do un ultima rapida occhiata a quella macchina e solo in quel momento mi accorgo di un particolare fondamentale: non ha la targa.
Scuto la testa e seguo la mia amica.

Entriamo nell'edificio mostrando i nostri badge alle guardie all'ingresso, come ogni giorno.
Saliamo le scale e ci dirigiamo ai nostri uffici, come ogni giorno.
E come ogni giorno Andrès sta sistemando i fascicoli nel suo sportello che si trova proprio in mezzo tra il mio e quello di Kabila.
Andrès de Fonollosa è un uomo di 51 anni che lavora qui dalla maggiore età. Ha avuto ben 7 matrimoni e di conseguenza 7 divorzi perché al momento è single.
È single e ci prova con me da quando lavoro qui, ovvero 4 anni.
Sa benissimo che mi piacciono le donne, eppure questo non lo scoraggia.
È il tipico uomo che si crede di poter "far cambiare idea" ad una ragazza lesbica.
Ma nonostante tutto è un tipo abbastanza simpatico. Avvolte.
"Oh ragazze, buongiorno." dice appena ci nota sporgendosi dalla porta del suo ufficio.
Mentre apro la mia porta chiusa a chiave gli faccio un mezzo sorriso, falso.
"Buongiorno Andrès, come va oggi?" gli chiedo. Meglio fingersi cordiali.
"Benissimo davvero, oggi è finalmente venerdì e domani uscirò con una ragazza che ho conosciuto su Tinder. Una polacca, si chiama Liliana. È molto bella."
Ci mostra la foto di una ragazza con i tipici tratti somatici dell'est e con i capelli di un colore blu elettrico. È proprio bella.
"Cosa ne pensi bionda?" Mi fa l'occhiolino mettendo via il cellulare.
Sta davvero cercando di farmi ingelosire? Tanto vale reggergli il gioco.
"Penso che se il vostro appuntamento non andrà a buon fine puoi presentarmela."
Andrès sgrana gli occhi e l'amica al mio fianco scoppia a ridere.
"Andrès te l'ho detto. Macarena è single da troppo tempo e cerca una ragazza. Perciò è inutile che insisti." gli dice poggiandogli una mano sulla spalla come a confortarlo.
Non penso che Andrès provi qualcosa per me oltre all'attrazione fisica perciò di sicuro non ferisco i suoi sentimenti.
Ma è divertente sconvolgerlo ogni volta.
Infatti non parla più, entra in ufficio e si mette a contare i soldi della sua cassa, cosa che dobbiamo fare di routine prima dell'apertura e dopo la chiusura.
Sorrido appena e mi concentro immediatamente per mettermi al lavoro.
Apro la mia cassa con la chiave apposita di cui ho copia solo io e il direttore.
Divido tutte le banconote in mucchi da 500, 100, 50, e così via.
Sono le 7:00 in punto e la banca apre al pubblico.
Sono arrivata a contare 7.532 euro, i soldi di tutta la settimana meno la giornata di oggi, e nel esatto momento in cui sto prendendo una banconota da 20 il rumore assordante dei metal detector all'ingresso rimbomba fino al nostro piano.
Non alzo neppure lo sguardo perché è una cosa che succede quotidianamente. La nostra banca ha sistemi di sicurezza molto rigidi, perciò può essere benissimo un cliente con in tasca le chiavi oppure delle monetine che deve cambiare.
Ma quando sento delle urla provenire dal piano inferiore e degli spari il cuore mi sale in gola.
Kabila esce fuori dal suo ufficio urlando e le intimo di fare silenzio.
Andrès la prende sottobraccio e corrono verso l'uscita di emergenza.
Cosa che dovrei fare anch'io.
Invece butto completamente alla rinfusa i soldi nella cassa senza preoccuparmi di chiuderla e corro fuori dall'ufficio dirigendomi però dalla parte opposta che hanno preso loro.
Corro ad affacciarmi sulla scala che conduce giù e vedo tutti, dipendenti e pochi clienti, inghinocchiati a terra con le mani in alto.
Poi vedo i rapinatori: sono due e sono completamente irriconoscibili.
Indossano tute aderenti nere grazie alle quali capisco che sono due donne. È già qualcosa.
Ma oltre a questo indossano dei passamontagna calati sul volto che impediscono di vedere i capelli o altro.
Non avendo ottenuto nulla e convinta di non essere stata vista indietreggio lentamente con l'obbiettivo di andare a raggiungere i miei amici.
Ma la voce di una delle due mi paralizza sul posto.
Non tanto per le parole minacciose che usa, ma per la voce roca, graffiante ed estremamente tranquilla che mi smuove qualcosa dentro.
"Se qualcuno osa muoversi gli faccio saltare in aria la testa, sono stata chiara?".

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