22.

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"E io non capivo se voleva che
io la salvassi o che annegassi
insieme a lei."

Zulema's pov

Aria salmastra.
Un mare limpido, le cui onde si infrangono sulla costa. Sempre sulla stessa costa, non scalfendola minimamente nonostante la loro impetuosità.
I raggi solari si specchiano nell'acqua, illuminando la sabbia e tutto ciò che la circonda.
Con la sua spiaggia a mezzaluna, quella di Agadir è una delle baie più belle non solo del Marocco, ma del mondo.
E personalmente adoro questo clima.
Essendo maggio le temperature non superano i 23°, rendendo l'aria piacevole ma non asfissiante. Odio il caldo.
Ammirare tutto ciò dal terrazzo di un hotel di lusso sarebbe il sogno di molta gente.
E potrebbe essere anche il mio, se non fosse per il mio accompagnatore.
Questo viaggio è un regalo di scuse.
Un regalo per farsi perdonare. Per farsi perdonare tutti gli abusi e le violenze subite fin ora, immagino.
E ci crede davvero, ci crede fino in fondo che ciò mi basti. Da parte mia, mi basta fingere un sorriso e il coglione si illumina tutto pensando di aver fatto una genialata.
E mi chiedo se finga o se la droga gli abbia davvero bruciato tutti i neuroni.
Dopo la notte trascorsa con la bionda, sono tornata a casa di Hanbal, il quale non aveva mie notizie da più di 24 ore.
E diciamo che si è preso con gli interessi il tempo mancato.
La mattina seguente, dopo non aver dormito nulla, mi ha trovata sul balcone a guardare l'alba, con solo una vestaglia addosso, e accorgendosi dei lividi lasciatomi sulla pelle si è scusato per i suoi modi. Un classico.
Vedendomi scostante nei suoi confronti ha organizzato tutto da solo, ha pagato i biglietti e me li ha sventolati sotto al naso spiegando che una vacanza tra amici ci avrebbe fatto bene a tutti.
È l'unico a crederlo.
Noi due siamo qui da poco meno di 24 ore e già non sopporto più la sua falsità davanti a qualsiasi dipendente dell'hotel o ai passanti che ci vedono passeggiare mano nella mano.
Tutte cazzate. Hanbal è il mio aguzzino, ma un agguzzino che mi devo tenere a fianco per forza ed anche con un sorriso stampato in faccia.
I pochi momenti in cui scende nella hall ne approfitto per rilassare la mente o per godermi la vista del mio paese d'origine, che tanto mi piace e mi dà calma.
O per sentire Saray, l'unica persona che ho lasciato lì a Madrid ad aspettarmi.
Per esempio adesso Hanbal non c'è ed io e la mia amica abbiamo avuto la brillante idea di fare una videochiamata. Forse non tanto brillante.
"Estrella, stai ferma e saluta."
La voce di Saray mi riscuote dai miei pensieri ossessivi.
Dallo schermo del mio cellulare vedo volare dei pastelli, seguiti subito dopo da un 'no' acuto e infantile.
Forse fare videochiamata per vedere questa bambina, che devo ammettere già mi manca, non è stata una grande idea.
Scoppio a ridere. "È testarda. Proprio come sua madre." commento stringendomi nel copricostume bianco che indosso.
"Fanculo Zulema, non sei d'aiuto." impreca Saray inquadrandosi finalmente dopo il momento di confusione. Sospira. "Perché non la chiami tu? A te ti ascolta."
Sbuffo. "Ma è così divertente."
In tutta risposta mi mostra il dito medio e inquadra nuovamente la bambina.
È seduta sul tappeto e sta giocando con il suo peluche di Chucky, quello che io le ho regalato, e ciò mi fa sorridere inevitabilmente. E alla fine cedo. "Estrellita...Non mi vuoi salutare?" la incalzo fingendomi offesa.
Sentendo la mia voce la bambina alza lo sguardo e, dopo un momento di confusione, si alza emozionata per correre addosso al cellulare. Letteralmente.
"Zia zule'!"
"Attenta..." la ammonisce Saray, ma non fa in tempo a dirlo che il telefono finisce per terra ed io mi ritrovo a dover osservare il soffitto.
Poi all'improvviso sbuca una manina a raccoglierlo da terra ed Estrella si inquadra tutta sorridente. Con i pochi dentini che ha, quegli occhietti tanto grandi quando luminosi e il fiocchetto azzurro tra i capelli castani mi fa sciogliere qualcosa nel petto.
Mi succede ogni volta che sono con lei, da quando è nata, e non so cosa sia ma so solo che voglio proteggerla per sempre.
Rido tra me e me. "Ciao amore." la saluto agitando la mano e lei fa lo stesso. "Ce l'hai fatta a rubare il cellulare a quell'antipatica? I miei insegnamenti non sono stati vani, allora."
"Zulema!" si lamenta Saray.
Ma non faccio in tempo a replicare che l'inquadratura diventa all'improvviso tutta traballante e sfocata e non ci metto molto a capire cosa sta succedendo quando vedo, alle spalle della bambina, Saray che le corre dietro.
Scoppio in una risata che non riesco più a trattanere.
"Che cazzo ridi, sta scappando con il mio cellulare!"
Alzo gli occhi al cielo. "Ed anche in questo ha preso da te."
Tre colpi decisi sulla porta della mia stanza mi fanno sussultare. Mi volto confusa verso l'entrata.
Può essere solo una persona.
Mi irrigidisco.
"Ora ti devo lasciare alla tua caccia...Buona fortuna."
Una volta chiusa rapidamente la videochiamata poso il cellulare sul tavolino e mi preparo al ritorno di Hanbal.
"Entra, è aperto." annuncio alzando la voce, mentre mi accendo una sigaretta e mi copro meglio con il copricostume.
Sento la porta aprirsi e richiudersi poco dopo, ma le risate leggere e melodiose che giungono alle mie orecchie stonano con la persona che conosco.
Alzo lo sguardo dal marmo del tavolino e mi ritrovo a stringere la sigaretta più forte tra le dita.
In mezzo alla stanza c'è Macarena, con Kabila al suo fianco, ed entrambe sono sorridenti come non mai.
O per lo meno Kabila lo è perché il sorriso della bionda si affievolisce appena mi scopre a guardarla.
"Ciao Zulema, finalmente siamo arrivate." annuncia elettrizzata la ricciolina.
Sposto l'attenzione oltre le loro spalle, ma fortunatamente Hanbal non c'è ed io mi rilasso appena.
"Ciao. Com'è andato il viaggio?" domando ad entrambe, guardando solo Macarena, la quale non emette suono.
"Pff, lascia stare guarda." sospira Kabila sedendosi accanto a me. "Ci sono state delle turbolenze, poco prima di atterrare, e non hanno di certo migliorato la mia ansia di volare."
Annuisco. "Mi dispiace...E tu Macarena?"
A sentir pronunciare il suo nome mi lancia un'occhiataccia.
Fingo un sorriso tirato e le indico la sedia libera davanti a me.
"Perché te ne stai lì in piedi?" domanda Kabila, incurante dei nostri sguardi, e la bionda si siede scocciata per non creare sospetti, senza perdere occasione di fulminarmi con lo sguardo.
Mi schiarisco la gola e continuo con la mia domanda. "Tu hai paura di volare?"
Abbassa lo sguardo sugli anelli che porta e scuote la testa per rispondermi controvoglia. "No. La prima volta che sono salita su un aereo avevo appena 8 mesi, ho viaggiato molto, quindi..."
"E hai avuto paura delle turbolenze o ci sei abituata?" La mia domanda esce fuori con una punta di malizia che Kabila, persa nella sua euforia di essere qui, neppure nota.
Vedo Macarena sospirare appena, cercando di mantenere lo sguardo agganciato al mio. Ha colto l'ironia della mia domanda, a differenza della sua amica, ma non sembra intenzionata a darmi corda.
"Ci sono abituata. Capita più spesso di quanto ci si possa immaginare." Per un breve istante vedo le sue pupille dilatarsi, ma è appena un attimo prima che torni a non guardarmi più.
"Bene." volgo lo sguardo fuori dalla grande vetrata soffiando una nuvola di fumo grigio. Con un cenno della testa indico il mare. "Che ne pensi? Bello vero?"
"È fantastico, davvero. Mi mancava troppo questo paese. È sempre bello tornare alle proprie origini." si intrufola nuovamente nel discorso Kabila.
Fingo di non essere infastidita dalla sua voglia di conversare con me quando io vorrei solo che la stronzetta bionda davanti a me non si comportasse come se fosse sotto interrogatorio.
"Già." concordo spegnendo la sigaretta nel posacenere.
"E Hanbal... dov'è?" chiede infine Kabila, che si è trattenuta questa domanda per troppo tempo.
"È sceso a prendere qualcosa da bere." spiego vaga.
Si alza dalla sedia. "Bene, allora vado a cercarlo per fargli sapere del nostro arrivo..."
"Si, andiamo." salta su Macarena affiancando la sua amica, che la guarda scettica, esattamente come me.
"Ci metto due minuti, puoi stare qui con..."
Ma la bionda la interrompe subito prendendola per mano. "No. Andiamo entrambe, anch'io voglio salutarlo."
Con un sorriso tirato faccio ad entrambe un cenno di saluto. "Si andate...non aspettava altro che il vostro arrivo."
"È stata una sorpresa per entrambe essere invitate, vero Macarena? Non dovevate scomodarvi tanto."
Macarena annuisce. "Esatto, fin troppo gentile da parte vostra." concorda con amarezza.
Trattengo una smorfia di sdegno per il suo atteggiamento distaccato.
Sta cercando di ignorarmi, di mandare avanti questa sceneggiata dell'avercela con me.
Ecco, forse avrei potuto evitare di prendermela tanto per la sua domanda di qualche giorno fa, ma è un argomento che non affronterò mai con lei e deve capirlo.
È importante segnare i confini di ciò che sta succedendo tra noi e non valicarli.
Per nessuna ragione.
"Oh è stato un piacere..." decido di cambiare discorso. "Immagino dobbiate sistemare le vostre valigie e riprendervi dal viaggio. Ci vediamo stasera, a cena?"
"Certamente. A più tardi." saluta la ricciolina sulla soglia della camera, a differenza della bionda che mi volta semplicemente le spalle ed esce.
Quando richiudono la porta mi lascio andare ad una risata nervosa, scuotendo la testa.
Saranno 5 giorni molto lunghi.

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