25.

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"Sei un punto nello spaziotempo
in cui materia e spirito
convergono in un miracolo.
Dimmi se questo non è già
abbastanza."

Zulema's pov

"Non credo che sia una buona idea."
Mia madre sbuffa all'altro capo del telefono. "E perché, sentiamo?"
Scuoto piano la testa giocherellando con un pennello da trucco. "Perché saremo tutti stanchi e...magari Kabila e Macarena vogliono tornare dalle loro rispettive famiglie, prima."
"Zulema." mi richiama seria.
Alzo gli occhi al cielo lasciando cadere il pennello sul ripiano.
Qualsiasi scusa il mio cervello riesca a formulare sembra non essere nemmeno contemplata nella sua mente.
"È solo una cena. Vi voglio qui, tutti."
La conosco a sufficienza per capire dal suo tono che è un ordine, che nella sua testa ha già deciso che andrà così ed andrà così.
Inevitabilmente però una risata amara sfugge al mio controllo. "Devi tenerci sotto controllo, vero? D'altronde è da un po' che non lo fai..."
"L'unica che devo tenere sotto controllo sei tu. E se non mi darai motivi per arrabbiarmi non ci saranno problemi."
Il suo tono cinico e freddo mi costringe a mordermi la lingua per tacere.
La verità è che ha paura di me. Ha paura che io mandi tutto a puttane, che io rovini il matrimonio e che faccia crollare la sua messinscena facendole perdere contatti e giri importanti. Giri internazionali, di una tale portata che spaventerebbero chiunque.
Ma non me. Io ci sono cresciuta in mezzo a questa merda. È la mia vita, fa parte del gioco da sempre.
Mia madre è la regina di quel regno di corruzione ed è l'unica persona sulla faccia della terra che io possa temere.
L'unica dalla quale devo guardarmi le spalle senza la solita sicurezza solida che mi contraddistingue.
Perché io ho potere su chiunque voglia, ma su di lei non l'avrò mai. Finché non capirò come farla crollare sotto il peso delle sue stesse azioni.
È la stessa donna che quando, prima del matrimonio, le ho rivelato delle violenze subite, mi ha invitata a tacere e ad accettarle.
Perciò quando mi lascio cadere sul letto, rassegnata, capisco che devo troncare la conversazione e farla vincere. Per l'ennesima volta.
"Abbiamo il volo tra tre ore. Atterreremo a Madrid per le 17:00. Aspettaci per le 19:00."
Termino la chiamata con pochi convenevoli e finisco di buttare in valigia tutte le mie cose.
I due giorni precedenti sono volati, tra nuotate al mare e cene in hotel, seguite da passeggiate al tramonto.
Non c'è stato tempo ne giustificazioni valide per restare sola con Macarena, ma dopo quella notte trascorsa al secondo piano credo di non potermi lamentare.
Sentirla così sottomessa e remissiva sotto alle mie mani mi ha fatto sentire di nuovo il sangue scorrere nelle vene, con una nuova impetuosità. Con un nuovo fuoco irrazionale.
E il desiderio di rifarlo al più presto si impossessa di me nei momenti meno opportuni: quando ride fino a perdere il fiato con la sua amica, quando accavalla le gambe facendo salire sulle cosce il tessuto dei vestitini bianchi che indossa, quando si scosta i capelli dalle spalle regalando all'aria una scia del suo profumo, quando si china per accarezzare un cagnolino per strada o quando la mattina appena sveglia scende al bar per fare colazione.
Solo ora realizzo che questi 5 giorni sono stati il tempo più lungo passato assieme da quando ci conosciamo, e odio non averlo potuto vivere con il suo corpo incollato al mio ogni singolo istante.
Mi passo una mano sul viso sbuffando ed esco dalla stanza per andare a bussare a quella di Kabila e Macarena.
"Arrivo!" tuona la sua voce squillante, seguita da risate trattenute.
Quando la porta si apre mi ritrovo davanti la ricciolina, con un sorriso sul viso, ma l'occhio mi cade quasi subito sullo scenario dietro di lei.
Macarena è distesa sul letto, con delle carte in mano e una faccia concentrata, mentre Hanbal posa con orgoglio una carta sul letto, esultando.
"Cazzo, ma è impossibile!" si lamenta la biondina mettendosi a sedere e seppellendo la faccia nel cuscino.
Dentro di me convergono un mix di emozioni: una parte di me vorrebbe sorridere perché lei sta illuminando la stanza sorridendo, ma l'altra vorrebbe solo distogliere lo sguardo perché lo sta facendo proprio con Hanbal.
"Vuoi unirti a noi?" domanda cordiale la ricciolina, richiamando la mia attenzione.
Scuoto la testa piano. "No emh... volevo solo dirvi che mia madre ci invita tutti a cena stasera. Pensava che dopo il viaggio vi potesse far piacere." mento contraendo la mandibola.
Lo sguardo di tutti è finalmente su di me, così come quello di Macarena che mi lancia una lunga occhiata, soffermandosi troppo sulle mie gambe scoperte grazie a dei pantaloncini corti. Mi schiarisco la gola per farle capire di smettere, e lei lo fa, abbassando lo sguardo sulle carte che tiene in mano per mescolarle.
"Ma che gentile! Certo che ci fa piacere, torneremo già tardi e poi adoro la cucina di Nalah."
Sorrido per il complimento alla nostra cuoca. "Bene allora..." lancio un ultima occhiata a quegli occhi color pistacchio che mi guardano dal basso e da lontano. Sospiro impercettibilmente. "A dopo."
Ed esco da quella stanza richiudendomi accuratamente la porta alle spalle, prima di commettere qualche cazzata.
Tipo prendere per mano Macarena e trascinarla via con me, allontanarla da tutti e nutrirmi solo io della sua luce.
Prospettiva un po' egoistica, ma per nulla male.

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