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"Non voglio negarti che penso
ancora a te."

Macarena's pov

L'alcol non risolve i problemi.
Lo sanno tutti.
Lo diciamo agli altri per aiutarli ad affrontare la realtà, solitamente alle persone a cui teniamo.
Di fatto scolarsi una bottiglia di whisky scandente in un bar praticamente vuoto, sotto lo sguardo a tratti disgustato e a tratti compassionevole del barista non serve a un cazzo.
Non ti fa dimenticare che l'ultima donna al mondo che dovresti desiderare ti ha dato appuntamento per poi non presentarsi.
Eppure sapevo di non dover andare.
Non volevo andare, gliel'avevo pure detto.
Ma la carne è debole e la parte di me che si incendia al suo tocco, al suo tono di voce ed alle sue parole, voleva essere alimentata.
Mossa stupida.
Ma di che cosa mi stupisco? È una stronza fatta e finita.
Cosa pensavo di ottenere?
Forse è stato meglio così.
Cedere ci porterebbe solo a bruciare ancora di più, fino a consumarci sotto al peso del nostro stesso peccato.
La luce che filtra prepotentemente dagli spiragli delle tende mi fa svegliare.
Apro lentamente gli occhi cercando di mettere a fuoco la mia stanza, ma con scarsi risultati.
Al che mi stropiccio gli occhi e mi metto a sedere troppo velocemente perché mi viene un capogiro.
Le labbra mi si increspano in una smorfia di dolore e porto una mano alla tempia lentamente.
Nello stesso momento in cui la sento pulsare, il dolore del mal di testa post sbornia si fa sentire.
Sbuffo pensando a quanto sono stata stupida e scendo dal letto tenendo una mano leggermente in avanti per non perdere l'equilibrio.
Mi trascino verso il bagno ed apro immediatamente il rubinetto per lavarmi la faccia con l'acqua gelata, che risveglia i miei sensi.
La mia immagine riflessa nello specchio non è delle migliori: capelli arruffati, rimasugli di trucco e delle leggere occhiaie concludono l'opera.
Indosso una lunga vestaglia, che sembra più un vestito, con la stampa di un unicorno ridicolo. D'altronde mi è stata regalata da Kabila.
Devo assolutamente darmi una sistemata perciò, dopo aver lavato i denti, rimuovo con un dischetto il trucco rimasto dalla sera precendente ed applico la mia crema idratante: non fa miracoli, ma io ci spero.
Dopo averli pettinati raccolgo i capelli in uno chignon alto ed esco dal bagno con un equilibrio pietoso, per andare a fare colazione.
Aprendo il frigorifero mi ricordo che non faccio la spesa da ben 6 giorni, cosa abbastanza rara da parte mia, perciò afferro uno yogurt greco e chiudo lo sportello sospirando.
Spero sia un pasto adatto all'orario.
Prendendo un cucchiaino realizzo che non ho idea di che ora sia perciò cerco il mio cellulare vagando per la cucina, ma non lo trovo.
Entro in salotto e vedo la mia borsa abbandonata sul divano con noncuranza.
Mi fiondo ad aprirla e ne tiro fuori il cellulare.
Sono le 12:40. Insomma, poteva andare peggio e menomale che è il mio giorno di riposo altrimenti avrei perso una giornata di lavoro.
E tutto per una stronza che deve fare la misteriosa credendo di potermi fottere la testa.
Ma deve capire che non può.
Che nessuno può farlo più, ne tantomeno lei.
Alzandomi dal divano per tornare al mio yogurt abbandonato nell'altra stanza, apro distrattamente whatsapp e come sempre la chat di Kabila è quella più recente.
Lei ieri sera si è dovuta sorbire i miei audio da ubriaca marcia, in cui fortunatamente ho occultato il nome della stronza, e adesso credo mi tocchi ricambiare.
Mangio ascoltando, non tanto come sottofondo, le sue lamentele riguardo a dei vestiti che si è pentita di aver comprato e riguardo ad Eric.
Si, il poveretto non è stato ancora perdonato.
Ma lo ama. Non sono esperta di amore, ma quello che c'è tra loro lo è di sicuro.
Torneranno insieme, come sempre, ma la mia amica è una vera testa di cazzo avvolte.
Le rispondo dicendole che la chiamo più tardi, magari dopo aver smaltito del tutto la sbronza, ed esco dalla sua chat.
Prima di mettere in standby il cellulare però, l'occhio mi cade sulla chat di Zulema.
Beh non l'ho salvata proprio con il suo nome. Diciamo che oltre ad incasinarmi la testa non sa fare altro, perciò nessuno può biasimarmi per averla salvata come 'l'elfo del mio fottuto inferno'.
Il mio dito scivola proprio su quella chat, andando contro al raziocinio che vorrebbe prendermi a schiaffi, e ciò che vedo mi fa veramente incazzare.
Mi ha lasciato il visualizzato.
Resto un secondo a bocca aperta perché cazzo, come si permette? Dopo quello che le ho detto?
Ieri sera in preda alla rabbia e all'alcol le ho scritto di starmi lontana e può darsi che questo sia il suo primo passo per compiere la mia volontà.
Anche se non mi sembra una che si arrende...e forse non voglio che lo faccia.
Una volta gettato nella spazzatura lo yogurt ormai vuoto, torno in bagno a prendermi un ibuprofene.
Questo fottuto mal di testa mi sta facendo venire la nausea e appena apro l'armadietto del bagno per prendere il medicinale, un crampo allo stomaco mi pervade facendomi piegare in due.
Corro davanti alla tazza del water giusto in tempo.
In ginocchio, rigetto tutto ciò che ho in corpo, ovvero tanto alcol e un misero yogurt che credo non conti nulla.
Con i capelli saldi nella mano per non farli ricadere avanti, sospiro sentendomi molto più leggera, ma altrettanto stanca.
Mi alzo dal pavimento con un po' di fatica e vado a lavarmi nuovamente i denti mentre penso a cosa fare oggi.
Ho dormito già troppo, non posso stare a letto per una sbronza.
Beh, insomma, una bella sbronza direi.
E se penso per colpa di chi l'ho fatto mi sento solo un'idiota totale.
Probabilmente voleva solo una serata di sesso? Si. Alludeva chiaramente a quello.
E io lo volevo? Beh..si. Diciamo che è il motivo per cui sono andata, avevo questa consapevolezza. Che non ci sarebbe stato altro che sesso.
Perciò diciamo che mi sono sentita come una bambina a cui è stato promesso il suo giocattolo preferito, ma che alla fine è stato negato.
Perché non si è presentata? Avrà trovato una ragazza più interessante di me, una più semplice con la quale non deve preoccuparsi di farsi scoprire da nessuno.
Cercando di smettere di pensarci, perché sicuramente non aiuta ad alleviare il mal di testa, prendo il medicinale e decido di rifugiarmi nel mio unico luogo sicuro.
Dall'unica persona che voglio accanto in momenti come questi.
L'unica persona che mi capisce perché sa cosa mi ha fatto cambiare così tanto.
L'unica persona che comprende il mio dolore perché ne è stato vittima anche lui sentendolo graffiare sulla sua pelle.
L'unico che volevo con me giorno dopo giorno, mentre sentivamo i rintocchi della morte ricordarci che presto sarebbe arrivata a portarci via la cosa che più amavamo.

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