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"L'uomo è vittima di un ambiente
che non tien conto della sua anima."

Zulema's pov

"Cosa cazzo è appena successo?" esclama la mia amica appena premo sull'acceleratore allontanandomi da quel distributore di benzina.
E dal suo sguardo.
Cosa è successo? Sinceramente non lo so neppure io.
Mi tolgo il passamontagna e lei fa la stessa cosa.
"Ti riferisci a come ho seminato per bene quei poliziotti del cazzo? Prego." le rispondo sospirando sviando il discorso.
Ma so già che con la gitana non funziona.
"Non fare la finta tonta con me Zulema, proprio no. Cazzo non posso averla sentita solo io la tensione che c'era in questa macchina." continua sostenendo la sua tesi.
Alzo gli occhi al cielo.
"Saray, è normale che c'era tensione. È stata nostro ostaggio, non l'abbiamo mica portata ad una gita scolastica."
"Sarà, ma le cose che le hai detto come le spieghi allora?"
Sbuffo spazientita e rallento imboccando un sentiero nel bosco.
"Ho semplicemente alleggerito la situazione, tutto qui. E penso abbia funzionato visto come sono andate le cose." le rispondo lasciando cadere la conversazione.
La vedo lanciarmi un'occhiata scettica dallo specchietto retrovisore ma non ci faccio caso.
Fermo l'auto e scendo, seguita a ruota dalla mia amica.
Lei apre il baule e prende le pale, io prendo i due borsoni contenenti il nostro bottino.
Camminiamo per appena 2 minuti e una volta passate le due rocce con il muschio, unico dettaglio che ci permette di ricordare dove stanno i nostri soldi, ci fermiamo.
"Avanti, iniziamo a scavare ora se non vogliamo restare qui tutto il giorno" dico prendendo una delle due pale e comincio ad aprire con essa un varco nel terreno.
Io e Saray ci conosciamo da ben 7 anni, è una delle poche, se non l'unica, persona di cui mi fido. E soprattutto non vorrei mai metterla in pericolo, per questo nelle rapine parlo sempre io e mi espongo io maggiormente in caso di pericolo, non che ciò accada spesso perché ormai ci sappiamo fare.
Lei ruba per far condurre una bella vita alla sua famiglia, io per pura adrelina.
Non che la gitana non si diverta, con tutti i soldi che ha ormai potrebbe pure smettere, ma in fondo anche a lei piace e ormai sa che il rischio con me è ridotto al minimo.
Impugnare una pistola, incutore timore alla gente fa parte di ciò che sono: senza queste sensazioni mi sento morta e lo dico perché ho provato a smettere.
Un po' come quando si prova a smettere di fumare. Se hai una dipendenza per la nicotina non puoi farne a meno.
Ecco, a me accade con le rapine, con l'illegalità. E beh, anche con la nicotina.
"Me li ricordavo meno in profondità" esclama Saray interrompendo i miei pensieri.
"Ci siamo quasi, non fermarti".
E infatti nel giro di pochi secondi sbuca in mezzo alla terra una busta trasparente dalla quale si intravedono le banconote.
"Finalmente!" Saray butta a terra la pala e si lascia cadere sul terreno umido.
Io apro velocemente la busta e comincio a buttarci dentro il contenuto dei borsoni: ben 9 milioni di euro. E quanto è stato facile rubarli a quel branco di dipendenti coglioni.
"Quanto vuoi tenere?" chiedo a Saray una volta ritirati quasi tutti i soldi.
"10.000€. Tra poco è il compleanno di Nerea e voglio farle un bel regalo" mi spiega mentre le allungo i soldi. Se li infila in tasca e si accende una sigaretta. Io nel frattempo mi prendo 200€.
"Solo?" esclama vedendomi.
"Si, lo sai che non mi servono."
Annuisce e aspira una lunga boccata.
"Vorrei averli io i tuoi problemi zule" dice ridendo.
La fulmino con uno sguardo.
"Fosse solo questo il mio problema..." mormoro a denti stretti. So che la gitana non l'ha detto appositamente, ma fa male comunque.
"Scusa Zulema, non ci ho pensato..."
"Fa niente davvero" la interrompo "ma mi lasci due tiri?". Nel frattempo ho finito di richiudere il buco nel terreno e sembra che nessuno l'abbia mai toccato perché fortunatamente il terreno qui è tutto uguale. Merito di un po' d'acido che io e la gitana qualche anno fa abbiamo buttato per non far crescere neppure un filo d'erba. Meglio non creare sospetti di alcun tipo.
Saray sbuffa seguendomi alla macchina.
"Come sei rompicazzo Zulema. Dai tieni." mi allunga quel che rimane della sigaretta e mentre la prendo tra le labbra avvio il motore e parto.
E un altra giornata di 'lavoro' è terminata.
No, scusate moralisti. Effettivamente avete ragione.
Non si può chiamare lavoro, no.
Non si può chiamare lavoro qualcosa che ti fa guadagnare così tanto senza dare in cambio la tua vita giorno per giorno, 8 ore al giorno.
Non che nelle rapine non rischi la vita eh, ma almeno la rischi tutta in una volta e dopo vivi senza un cappio intorno al collo che si stringe ogni giorno di più. Basta non essere tanto coglioni da farsi beccare. Insomma, se non ci sai fare non farlo no?
Però si, continuate pure a lamentarvi, a insultarmi, perché avete ragione.
So che avete ragione.
Ma per fortuna non mi è mai importato nulla dell'opinione dei moralisti.

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