12.

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"Baby baby, stasera
ti aspetto in hotel."

Zulema's pov

"Voglio te." ammetto senza mezzi termini mantenendo il contatto visivo. E vedere com'è ammaliata da me, nonostante cerchi di reprimerlo inutilmente, mi fa fremere di un fuoco che non si spegne.
È un fuoco che arde sin dalla prima vera volta in cui l'ho vista, sin dal giorno della rapina.
E adesso sono arrivata alla conclusione che voglio averla. Una sola notte.
Servirà a togliermi lo sfizio, sarà una scopata come le altre e poi non la guarderò più nemmeno.
Sentendo le mie parole sussulta appena ed io lo percepisco grazie alla presa che non annullo dalla sua vita, così piccola tra le mie mani. Non voglio che scappi via. Perché sarebbe come scappare dai suoi desideri, dalla realtà appunto, e perché dannarci ulteriormente così?
"Cosa hai detto?" domanda incredula con voce tremante.
Lasciandole lentamente la vita risalgo verso il suo viso, porto un indice davanti alle sue labbra per poi tracciarne i contorni con esso.
Le sue labbra sono così lucide per via del lucidalabbra e, a quanto ricordo, dolci e morbide come zucchero filato.
"Smettila" sbotta scansando bruscamente la mia mano dal suo volto.
Senza più riuscire a trattenermi la prendo per mano rapidamente e mi metto a camminare a passo veloce verso il bagno di questo fottuto locale.
La sento lamentarsi dietro di me perché non riesce ne a liberarsi ne a stare al mio passo, ma non me curo.
Appena messo piede nel bagno delle donne non c'è anima viva fortunatamente ed apro la prima porta che mi capita a tiro.
Entro trascinandola dentro con me e dopodiché chiudo a chiave posandomi con la schiena davanti alla porta per impedirle di scappare.
"Ho un dejavu, tu no?" sussurro, facendo riferimento alla sera in cui Hanbal ci ha 'presentate'.
Anche allora l'avevo chiusa in un bagno con me e devo dire che questa situazione mi piace.
Ma lei ignora il mio commento.
"Fammi uscire. Ora." ordina perentoria ed io in tutta risposta ridacchio.
"Non vuoi davvero andartene." le dico sorridendo debolmente.
Incrocia le braccia all'altezza del seno, gesto che risalta la sua scollatura, ed alza il tono della voce. "Certo che voglio. Perché mai dovrei voler restare chiusa in un bagno con te?!"
"Le ragioni sono tante e me lo stai dimostrando tu che vuoi restare qui." proseguo prendendomi gioco di lei.
"Come, sentiamo?"
Mi avvicino con lentezza disarmante, ad ogni passo il rumore dei miei tacchi eccheggia in questa piccola cabina, e al contrario lei indietreggia permettendomi di metterla con le spalle al muro.
"Per esempio non hai cercato di aprire la porta, nonostante la serratura fosse proprio lì, sotto al tuo naso." le spiego fissando quei suoi occhi di una tonalità verde pistacchio, molto più spenti rispetto ai miei. Guardandoli così da vicino noto che tendono addirittura al dorato.
Ma cazzo, perché mi sto perdendo a fissarla?
"Non l'ho fatto perché mi avresti fermata." ribatte senza cedere.
Non so se questo aspetto di lei mi piace o mi irrita: da una parte è la prima, dopo tanto tempo, a tenermi davvero testa, ma dall'altra vorrei che si lasciasse andare con me.
Avvicino le labbra al suo orecchio, sussurrandole. "O forse perché non vuoi lottare contro di me."
Un ringhio di frustazione le sfugge dalle labbra e la sento rilassarsi appena contro quella parete fredda.
E allo stesso modo io decido di lasciar fluire tutti i miei pensieri. "Voglio te stasera." Alzo un braccio e lo poso contro la parete alle sue spalle, imprigionandola tra essa ed il mio corpo. "Voglio averti, per una sola volta." proseguo sussurrando e portando l'altra mano dietro alla sua nuca. Deglutisce guardandomi con quegli occhi grandi che mi fanno impazzire ed attende le mie prossime parole. "Voglio che tu ti lasci andare. Con me. Voglio fottermene di Hanbal, di mia madre e della tua migliore amica."
E poi succede l'inevitabile.
Non resistendo ulteriormente faccio scontrare con irruenza le nostre labbra e lei ricambia dopo pochi secondi, sorpresa.
Il suo sapore mischiato a quello del suo lucidalabbra fruttato mi fa eccitare talmente tanto che sento un fiotto umido colare tra le mie gambe e che mi spinge a baciarla sempre con più passione.
Quando la sua lingua, un po' titubante, incontra la mia un gemito sfugge al suo controllo ed io me lo godo fino all'ultimo stringendole il fianco.
Ci stacchiamo solo quando abbiamo un urgente bisogno di riprendere fiato ed è tutto lì, nei suoi occhi: il pentimento di aver ceduto per la seconda volta.
"Dovevi..." si schiarisce la gola e cerca di sistemarsi i capelli che le ho leggermente scompigliato. La mia mano è ancora lì, sulla sua nuca ad accarezzarla lentamente. "Dovevi presentarti ieri sera."
Sospiro. "E cosa cazzo sarebbe cambiato?"
Io volevo davvero vederla. Era da tempo che aspettavo quel momento con lei.
Ma non è colpa mia. Ciò che è successo ieri sera e che ha stravolto i miei piani non è stato colpa mia...
Chiudo gli occhi un secondo per cercare di togliermi dalla testa quei pensieri.
"Sarebbe cambiato che magari ti avrei detto di sì. Adesso no." conclude cercando di dileguarsi, ma la mia mano e il braccio che le blocca il passaggio la tengono ancora ferma lì dov'è.
"Mh, e infilarmi la lingua in bocca immagino sia il tuo modo per dirmi di no, vero?" ironizzo con un espressione glaciale dipinta in volto.
La desidero ed ora più che mai ho bisogno di liberare la mente da tutta la merda che ricopre la mia vita. E cazzo, anche lei lo vuole.
Perché dev'essere così complicata?
"Ma tu sai come sono stata ieri?!" sbotta dandomi uno spintone che non mi scalfisce minimamente. "Ti ho aspettata qui tutta la notte, ubriacandomi per maledire me stessa della mia idiozia. Perché non dovevo neppure venirci qui. Perché da una come te non ci si può aspettare nulla. E perché a prescindere non dovrei desiderarti."
Forse qualche giorno fa le sue parole mi avrebbero scalfito minimamente, ma al momento mi scivolano addosso come acqua fresca. Credo sia per il semplice fatto che la mia mente ed il mio corpo hanno raggiunto il picco massimo di sofferenza, tanto da andare in cortocircuito e spegnere tutto.
Tutto.
Tranne il desidero. Il desiderio di lei, di avere ciò che voglio, di avere io il controllo della situazione stasera, com'è sempre stato, e non qualcun altro.
"Stupida ragazzina, non capisci vero?" mormoro serrando il pugno contro la parete. "Non è dipeso da me. Io mantengo sempre la parola data. C'è stato un contrattempo, cazzo. Altrimenti sarei venuta."
Qualcosa cambia nel suo sguardo: sembra soppesare le mie parole scrutandomi a fondo.
Non si fida di me. E fa bene, nessuno sano di mente lo farebbe.
Ma alla fine, a modo suo, cede. "Perfetto, allora dimostramelo."
Un lampo di malizia mi attraversa gli occhi, ma quando fa per baciarmi nuovamente la fermo posandole una mano sulla bocca.
"Non qui, in uno squallido bagno di un locale che puzza di alcol e fumo. Non così."
Non so perché lo dico, non mi sono mai fatta problemi a scoparmi la prima che mi capitava in un bagno come questo.
E lei non perde occasione per rinfacciarmelo. "E con la rossa? Mi pare proprio che è così che è capitato."
Mi mordo il labbro senza sapere cosa dire e mi esce semplicemente la verità. "Con te no. Non capiterà così, punto. Voglio godermi ogni secondo di questa nostra unica notte."
La sento accendersi sotto al mio corpo, fremente anche lei dall'eccitazione.
Non voglio perdere altro tempo.
"Andiamo." dico soltanto intenzionata ad aprire la porta, ma lei con le sue parole mi blocca.
"Non possiamo. Sono venuta qui con Kabila." sbuffa infastidita anche lei dalla situazione.
Roteo gli occhi maledicendo mentalmente quella ricciolina: cazzo, ma è l'unica amica che la biondina ha?
"Beh inventati la prima scusa che ti passa per la testa no? Capirà."
Abbassa lo sguardo sulle sue décolleté, persa nei suoi pensieri.
Chiaramente qualcosa non va, ma ho già tanti problemi di mio. Non mi va di indagare ora sulle sue divergenze con l'amichetta.
Alla fine scuote impercettibilmente la testa e rialza lo sguardo. "Si, vado a cercarla.."
Io mi avvicino alla porta, faccio scattare la serratura e, con un piede dentro a quel bagno e l'altro già fuori, le parlo ammiccando. E non perdo neppure occasione per sfotterla un po', come sono solita fare.
"Ti aspetto nel parcheggio. La macchina...la conosci bene, no?"

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