12. «Accetterò il rischio»

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Era iniziata in un modo decisamente strano quella mattinata

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Era iniziata in un modo decisamente strano quella mattinata. Jungkook si era alzato non a causa della sua sveglia ma per una strana Maggie fin troppo euforica. Saltellava sul suo letto, rotolava, abbaiava.

Strano.
Sì, decisamente strano.
Perché quella cagnolona era sempre stata di una pigrizia assurda e solitamente Jungkook doveva trascinarla a forza fuori casa per i bisogni.

Non capiva. Anzi, in realtà qualcosa aveva incominciato a sospettare nel momento in cui i suoi piedi sfiorarono terra. Alzandosi dal letto, si sentì subito dopo travolto da una calda energia.
Rivolse allora lo sguardo alla finestra, allarmato. Eppure, tutto sembrò tacere.

«Sei in ritardo.»

Non era di certo iniziata col piede giusto quella giornata. Certo, non che fosse una novità l'essere rimproverato da suo padre. Gli voleva bene. Sì, lo sapeva ma alle volte sembrava che il villaggio avesse la priorità su tutto.

«Lo so, mi dispiace, dovevo portare Maggie a fare i bisogni» eppure, l'aveva anche avvisato. Che poi, insomma, quei cinque minuti di ritardo non è che fossero chissà quale sacrilegio.

«Adesso anche dietro a un cane dovevi metterti...» osservò suo padre, storcendo il naso quando lanciò a quella cagnolona un'occhiata e la vide seduta a scodinzolare ai piedi di Jungkook.

«È meglio di molti uomini, fidati» ribatté il ragazzo.

«Come no, resterà con te solo perché i dottori hanno detto che fa bene ai malati averne uno. Appena guarirai, dimenticatela» il guaito che si udì subito dopo sembrò fare capire che Maggie avesse inteso tutto. Jungkook le accarezzò il capo giocosamente e tranquillizzandola.

«Tranquilla, non ti lascerei mai andare. Piuttosto scappiamo via insieme» le sussurrò. Sarebbe stato da pazzi per lui pensare di perdere un altro pezzo di vita.

«Muoviti, Jungkook!»

Il nominato sobbalzò sul posto.
«Arrivo!» forse sarebbe stato meglio andare.

Seokjin era rimasto ad osservarlo per qualche minuto da lontano. E Jungkook era lì, in bilico su una scala nel tentativo di appendere dei fili di lampadine colorate. Il gazebo non era poi così alto ma sapendo quanto fossero forti certi giramenti di testa che spesso il ragazzo aveva, Seokjin non poté rimanere impassibile. E poi...Avrebbe voluto solo parlargli.

Si avvicinò allora, ponendosi a sostegno di quel pezzo di acciaio.
«Non è sicuro salire nelle tue condizioni su di una scala.» disse e Jungkook girò gli occhi al cielo. Scosse la testa, per niente d'accordo, continuando a fare il suo lavoro. «E per voi non è sicuro ricordarmi ancora una volta della mia malattia perché del prossimo che lo farà, rimarrà solo la cenere.»

Era stanco, veramente, che ogni persona lo indicizzasse per avere una malattia e non lo trattasse normalmente. Cosa provavano nei suoi confronti? Pena? Compassione?
Cavolo, era contento che in parte si preoccupassero per lui. Era un segno che gli volessero bene ma impedirgli di fare ogni singola cosa per paura che gli accadesse qualcosa di brutto o comunque ricordargli della sua condizione...lo faceva star male.

𝙍𝙀𝙁𝙇𝙀𝘾𝙏𝙄𝙊𝙉 // ᵀᵃᵉᵏᵒᵒᵏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora