Capitolo 2

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Dimmi cosa c'è dentro i tuoi occhi, mostramelo

Ti piace il mio profumo?












A fine giornata mi stendo sul letto e mi lascio andare sotto le coperte.
È stato un giorno alquanto particolare. Libero la mente e prendo un fiore tra le mani: una margherita.  È bella, dolce, profumata, mi rilassa.
I miei pensieri si fermano su Algol. Che nome strano, non gli dona.
Lui è un tipo grande, muscoloso, alto, serio, silenzioso, popolare...mentre Algol è più da tipo "normale".
Vero, lui è anche strano, molto. Quella...cosa dei lupi e del mio profumo non ha senso, non è convincente.
Sgattaiolo fuori dalle coperte e prendo il mio libro preferito:Cappuccetto Rosso.
Mia nonna mi chiamava così perché mi piaceva il rosso, così tanto che ogni mia maglietta doveva essere per forza rossa. La cosa,però , è durata poco tempo, fino a quando, raggiunti i 12 anni e ho smesso. Ora ho ricominciato, ma ho sempre questa paura che mi rincorre.
Se un giorno ricominciano a chiamarmi mela? O bambina? O rossetta? O in qualsiasi altro modo?
Non lo so. Non.lo.so.
Ho un vuoto dentro e non so come riempirlo. Quando ero vicino ad Algol, nonostante le scemenze che diceva, era incredibile quanto il suo profumo, o i suoi occhi, mi facessero sentire protetta. La sua pelle è perfetta, lui è perfetto.
Spengo la luce, lascio il libro su tavolo e mi infilo sotto le coperte al calduccio.

*

Sento freddo. Perché sento freddo?
1,2,3.. conta le pecore Isabella! Rimettiti a dormire!
Non ce la faccio, ho freddo e tanta sete. Ho la gola secca in effetti. Perché ho la gola secca?
1,2...dove sono finite le pecore?
Mi copro di più le spalle con la coperta. Sento ancora freddo. Perché sento freddo?
1...non ci sono più pecore?
Isabella dormi! Non ce la faccio.
Apro gli occhi e vedo la finestra della mia camera aperta. Che ore sono?
Sul comodino c'è la sveglia che segna le 4 del mattino. Mi alzo per chiuderla ma avverto qualcuno nella mia stanza.
Mi guardo attorno e una mano fredda mi tocca le spalle. Sobbalzo dalla paura ed indietreggio.
"Scusa, le mie mani in prima mattinata sono sempre fredde". Algol.
"Che cavolo ci fai te qui, Algol?!"
"Shhhh o ci fai sentire".Indossa una felpa nera e dei pantaloni grigi sportivi.
"Ti chiedo di andartene immediatamente, guarda che posso tranquillamente denunciarti"
"E per cosa?"
"Sei dentro la mia casa senza il mio permesso, quindi, ora te ne vai. E inoltre, non avevi detto che non mi volevi più vedere?"
"Ora la penso diversamente".
Non capisco a che gioco sta giocando ne cosa abbia per la testa ma scelgo di starlo a sentire, nonostante una parte di me urla: "Qui non finisce bene!"
Mi risiedo sul letto mentre lui poggia le spalle contro la finestra. I pochi raggi del sole di prima mattina gli illuminano la pelle di un colore ancora più pallido del suo, e lui mi fissa, mi fissa consapevole delle emozioni forti, ma ancora sconosciute, che scoppiano dentro di me. E io lo fisso, consapevole della sua consapevolezza.
Non è odio, non è amicizia, non è..amore quell'emozione continua fra di noi. Allora che cos'è? Esiste il destino?
Algol si stacca dalla parete e viene verso di me. La tentazione è alta ma io voglio sentire il suo respiro, voglio vedere cosa c'è dentro quegli occhi, ora.
A pochi centimetri di distanza da me io lo tiro dalla maglietta  e lo stendo sul letto. Ora sento il suo respiro, vedo i suoi occhi, ma non abbastanza.
Perché non vedo nulla? Il suo sguardo è serio, perfetto, dai lineamenti caldi della luce di prima mattina. Una bolla di calore si crea attorno a noi e io sento solo il suo profumo. Alberi umidi e aria fresca.
Voglio di più.
Allungo la mano e sfioro la sua guancia, fredda come il ghiaccio. Mi sento a casa, protetta.
"Ti prego, smettila" le sue parole sembrano più una supplica. La fredda mano di Algol ferma la mia ancora in volo e il lo guardo confuso.
"Fermati,  non so se dopo sarò in grado di fermarmi" mi lascia la mano.
"Io-io...scusa. E che hai questo profumo particolare e a me piace tanto..." mi rimetto in piedi e cerco una scusa evitando il suo sguardo. "Che profumo è?"
"Intendi...?"-"Di che marchio è?".
Algol scoppia in una risata e io mi giro a fissarlo. "Che c'è di divertente?"
"Io non metto mai profumi addosso. Niente di niente, sto naturale" mi risponde serio.
Mmm, capisco. Quindi ho appena fatto una figura da idiota giusto?
"Che c'è? Ti piace il mio profumo?"
"No-non c'è si ma no pensavo fosse un..." il silenzio "...si mi piace" ammetto.
"Anche a me piace il tuo. Sa di fiori, shampoo alla vaniglia e deodorante alle rose rosse"
"Come fai a.."
"È un peccato per un fiore così raro coprire il suo stesso profumo. Da oggi in poi non usare più nessun prodotto profumano"
"Chi sei tu per dirmi questo? Sei per caso mia madre?"
"No però se vuoi posso essere il tuo futuro marito. Sono bravo con i bambini, me li mangio in un sol boccone"
"Te ne puoi andare?"
"Dormo qui"
"Tu? Qui? Serio vero? No"
"Dormo qui fino alle sei di mattina e poi me ne vado. Promesso"
"Ok" alla fine cedo. In fin dei conti se lui vuole qualcosa, la ottiene sempre.
Lo guardo intrufolarsi sotto le coperte del mio letto e chiudere gli occhi. È perfetto anche quando non vuole esserlo.
Ora io dove dormo?
"Vieni" Algol si sposta a sinistra lasciandomi uno spazio libero.
"Non penso che sia il caso..."
"Vieni e non fare storie. Mica ti mangio"
Occupo lo spazio libero e chiudo gli occhi, avvolta da una sensazione magica e da un profumo di fresco, di legno...di casa.

Cappuccetto Rosso...e il lupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora