mi sistemo il capello con il frontino rovesciandolo e mi incammino verso il mercato, ma non quelli al chiuso come sono comuni in Spagna, ma uno all'aperto.
avevo intenzione di prendere qualche souvenir, qualcosa che mi ricordi questo viaggio.
<<che bello qui, mi ci trasferirei>> si guarda intorno mohamed.
<<si pure io>> si aggiunge omar.
<<ma se non sapete neppure la lingua? che volte fare>>li prendo in giro ridacchiando.
<<e vabbè, ma è tutto così tranquillo qui>> una brezza fresca ci scompiglia i capelli.
omar e mohamed si fermano in una bancarella che vende borselli, portafogli e tutte cose simili, io non gli do retta, non mi interessano quelle robe, ne ho abbastanza.
<<che dici questo?>> se lo prova voltandosi verso di noi.
<<è uguale a quello che hai a casa fra>> interviene omar prima che potessi esprimere la mia opinione.
<<quello, già mi piace di più>> indico uno appeso, era simile a quello della gucci.
<<no, prendo questo, spacca fra>> sorride come un ebete.
<<fai quel cazzo che vuoi, come sempre>> alzo le spalle e rido.
paga e poi ricominciamo a camminare tra la gente che parla ed urla cercando di vendere i propri prodotti.
la mia attenzione viene catturata da un banchetto che vende bigiotteria, sono ossessionato da collane, bracciali ed orecchìni.
sono in cerca di un nuovo orologio, ma credo che qui non lo troverò, quello che mi ha rubato quella ragazzina ero molto affezionato, non sembra ma è così.
non ho smesso nemmeno un secondo di pensare a quella ragazzina, come si chiamava? venere?
la sua bellezza era disarmante, diverse dalle altre, la potrei distinguere tra una folla di centinaia di persone.
quegli occhi, cazzo che occhi.
sembrava persa, come se non sapesse dove andasse.
quasi la perdono per quello che ha fatto, ci sono passato pure io, so che l'ha fatto per guadagnarsi la pagnotta.ma che sto dicendo? mi ha pur sempre rubato l'orologio.
<<te gusta este?>> domanda una donna vedendo che stavo guardando degli orologi.
corrugo la fronte <<si, mi piace, potrei provarlo?>> mi gratto il mento.
spero solamente che capisca ciò che le ho detto perché non saprei proprio come parlarle.
<<¡venere! ven aquí>> alza la voce e vedo la ragazza dell'altro giorno avvicinarsi.
indossava un paio di jeans a zampa
ed un top simile ad un reggiseno di un costume, in testa aveva una bandana.
<<¿qué quieres?>> guarda la donna poggiando una mano sulla spalla.
<<no intedo lo que dice>> mi indica.
<<¿qué idioma habla?>> non mi rivolge mezzo sguardo.
<<italiano>> dice a denti stretti, venere sorride e la prende in giro, suppongo che l'italiano sia una lingua a loro comune.
mi schiarisco la voce facendole tornare alla realtà infatti diventano serie di scatto.
non appena la ragazza incrocia i miei occhi sbianca, sgrana gli occhi, mi ha riconosciuto.
<<que >> tossisce <<di che hai bisogno>> corruga la fronte.
<<un orologio>> alzo le soppracciglia facendole capire a ciò che mi riferivo.
<<pues>> si guarda intorno <<espera un momento>> apre uno scatolone ed inizia a frugare.
<<che dici? te gusta?>> mi mostra un modello simile al mio.
<<dai su, sai che rivoglio il mio>> non la guardo nemmeno ma cerco con lo sguardo il mio.
abbassa la testa e sistema il cofanetto.
<<beh? che vuoi fare? me lo ridai sì o no?>> mi innervosisco.
<<l'ho veduto, esta manaña>> non ha nemmeno il coraggio di guardarmi.
<<mi dispiace, puoi prendere lo que quieres gratis>> si gratta la fronte.
<<non me ne frega un cazzo della tua fottuta bancarella da due soldi, io me la compro>> le sbraito contro ma a lei sembra che le mie parole non facciano alcun effetto, rimane impassibile, ferma, con le braccia poggiate sulla bancarella.
<<rivoglio il mio orologio>> stringo i denti.
<<no puedes, l'ho veduto e con quello ho preso da mangiare alla mia famiglia, erano tre giorni che non mangiavo>> si volta e mi lascia spiazzato, senza parole, ho veramente fatto l'arrogante e lo sbruffone con una ragazzina? se voglio me ne posso ricomprare altri dieci di quegli orologi ma ho fatto il bastardo come al solito.