avevo trovato la mia persona, la mia casa, il mio sorriso, la mia felicità, ma ancora una volta se n'è andata.
mi ero fidato al massimo, avevo dato tutto, mi ero rimesso in gioco convinto che lei fosse stata la persona da portare a milano, presentarla a tutti i miei amici, portarla in marocco dai miei, sporsarla e chissà creare una famiglia.
tenevo tutto questo in pugno ma è volato via.
sarebbe stata la persona della mia vita, il sole che illumina le giornate dopo la tempesta, le stelle da ammirare di notte.
ho aperto il mio cuore, era riuscita a ricucirlo ma ora è a pezzi.
mi ero innamorato, anche ora lo sono, è stata la prima volta che ho pronunciato quelle sue fottute parole sinceramente.
e adesso? adesso non ho nulla, mi sento solo anche se non lo sono, incompleto a metà, un cuore spezzato a metà, e lei era l'altra metà.finisco di preparare la valigia a malincuore, non mi pento di aver fatto ciò che ho vissuto in questi giorni, se tornassi indietro nel tempo rifarei tutto questo, o forse per proteggeremi andrei con più calma, ma si sa che ai sentimenti non si comanda, lei era benzina ed io il fuoco.
<<hai fatto fra?>> domanda omar entrando nella camera << si,mancano solo le ultime robe in bagno>> annuisco e tiro su con il naso, già lei è pure riuscita a farmi piangere.venere, guarda come mi hai ridotto, io il classico ragazzo che si vuole solamente divertire, scopare e basta, stento mi riconosco.
rimango a fissare lo schermo del telefono, la foto del concerto, eravamo così felici, belli e spensierati, cambio sfondo e ne metto uno a caso, lo blocco e lo butto sul letto, mi giro una canna e me la fumo in pace.
sistemo le ultime cose, chiudo la valigia e la carico in macchina.
<<passiamo dalla mamma di venere?>> salgo in macchina <<va bene>> rispondono in coro i due.
metto in moto la macchina e mi avvio verso la sua abitazione.
scavalco la ringhiera e faccio le scale a due due sperando di poterla vedere.
la madre mi apre la porta, era distrutta, come se non avesse dormito per giorni, ma quella è solamente la faccia di una donna che è disperata.
<<sono venuto a darvi un ultimo saluto>> mi schiarisco la voce ed entro in casa <<mi dispiace tanto per lo que sucedió>>si passa una mano sugli occhi <<eri quello giusto per lei>> la voce le trema <<lo era anche per me>> mi correggo <<lo è>> non risponde ma si fionda su di me stringendomi talmente forte che stentavo a respirare <<gracias por todo que hiciste>> dice tutto d'un fiato <<si sistemerà tutto>> le asciugo una lacrima con il pollice <<zaccaria!>> ci coglie di sorpresa sol <<¿te vas?>> il suo sorriso scompare <<si piccolina>> estraggo dalla tasca dei pantaloni una scatolina contente un braccialetto d'oro, mi abbasso alla sua altezza e glielo porgo, sorride ma comunque nelle sua espressione noto un filo di tristezza.
mi ringrazia baciandomi ripetutamente, suo padre si schiarisce la voce ed io mi ricompongo, mi avvicino e lui mi stringe la mano per poi abbracciarmi forte <<sei un ragazzo forte>> sussurra <<farai strada>> si stacca e mi sorride tristemente.
mi gratto la barba un po' imbarazzato, mi guardo attorno e mi accorgo che hanno un telefono fisso, un po' vecchio <<funziona?>> lo indico, la donna annuisce <<per qualsiasi cosa chiamatemi>> scrivo su un pezzo di carta il mio numero di telefono e lascio alcune banconote verdi sul tavolo, rimango a guardarli uno ad uno e poi esco lanciando per l'ultima volta uno sguardo alla camera di venere.
mentre scendo le scale crollo in un pianto disperato, mi scaglio contro il muro dando tre o quattro pugni, faccio un sospiro, mi asciugo le lacrime e fingo un sorriso, salgo in macchina e mi avvio verso l'aeroporto nel completo silenzio.
quando entro mi guardo intorno convinto che potessi incrociare lo sguardo con quei maledetti occhi verdi <<fra è andata così, se il destino vorrà vi rincontrerete>> mi stringe la spalla omar, lo guardo di profilo e mi butto tra le sue braccia.
ora voglio pensare un po' a me stesso, anche se non sarà facile ma lo farò.