III. Gentile senza obblighi

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Venus quasi sbattè contro la figura di Remus sull'uscio dell'infermeria vuota, barcollò all'indietro mentre cercava di salvare il cibo dal scivolare sul piatto che aveva generosamente riempito dopo pranzo

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Venus quasi sbattè contro la figura di Remus sull'uscio dell'infermeria vuota, barcollò all'indietro mentre cercava di salvare il cibo dal scivolare sul piatto che aveva generosamente riempito dopo pranzo. Remus allungò velocemente la mano, afferrandola al volo e riportandola in piedi mentre la bistecca e le patate al forno slittavano pericolosamente sulla ceramica bianca, una brusca risata rumorosa si liberò dalle labbra di Venus mentre si stabilizzava. Il moro evitò di guardarla, cercando di scappare subito dalla bionda e scivolare via in uno degli infiniti corridoi di Hogwarts, ma Venus gli afferrò subito il braccio. <<Hey, piano, ti ho portato il pranzo>>

<<Oh, grazie ma- uhm, non dovevi, stavo giusto andando->>

<<Hanno già ripulito tutto, credimi, ho dovuto lottare per queste e non so nemmeno se ti piacciano>> Venus gli porse il piatto e poi fece qualche passo dentro all'infermeria, facendogli segno di seguirla. Remus, con le guance rosse e la coda tra le gambe, prese il piatto e la seguì pronto a punirsi per i propri peccati. Non sapeva cosa aspettarsi, non aveva mai affrontato nessuno dopo una trasformazione oltre ai suoi amici, e non aveva la minima idea di chi fosse Venus o come avrebbe reagito. <<Grazie>>

<<Ringraziami solo se le mangi, altrimenti troverò la cucina da qualche parte e ti cucinerò qualcosa>>

<<Perché?>> Remus su fece coraggio e chiese, la sua voce tremolante nel silenzio dell'infermeria, Madame Pomfrey era sparita nel suo ufficio da un'ora perché ormai sapeva che Remus preferiva restare da solo dopo una luna piena. <<Devi mangiare>> Venus prese posto sul margine di uno dei letti, e Remus si costrinse finalmente ad incontrare i suoi occhi: le iridi erano di un azzurro chiarissimo, quasi ghiacciato, eppure il modo in cui lo stava guardando, il modo in cui le ciglia incorniciavano quel colore, era tutto come un abbraccio caloroso, come un sole che scioglieva il ghiacciaio.

Venus lo vide visibilmente rilassarsi, le spalle si erano sciolte e i suoi occhi non sembravano più evitare con ogni fibra di guardarla per più di tre secondi. <<Sirius ha detto che saresti rimasto qui tutto il giorno, per riprenderti>> il moro fece scivolare il peso del corpo da un piede all'altro, dondolando tra imbarazzo e vergogna in silenzio. <<Stavi scappando da me?>>

<<Non so perché ma sapevo che saresti tornata>>

<<Non ti giudicherei mai>> Venus scandì ogni parola con una sincerità allucinante che si insinuò nelle ossa del griffondoro, era il suo dono, entrarti sotto la pelle e riscaldarti da dentro, partendo dal cuore e sciogliendo ogni difesa, era un tipo di magia tutto suo, e Remus si ritrovò a crederle stupidamente. Venus toccò velocemente il materasso vicino a lei, intimandolo a sedersi, e Remus deglutì ma i suoi piedi si avvicinarono ancora prima che potesse pensarci. Prese posto vicino a lei, afferrando qualche patatina e sgranocchiando il pane mentre Venus faceva semplicemente dondolare i piedi oltre il margine del letto in un silenzio comfortante.

WRONG || sirius blackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora