XIV. Cosa ti piace

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<<Sei fradicia>> una voce, un po' alta per sovrastare il rumore incessante della pioggia, si sentì alla destra di Venus costringendola a girare la testa

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<<Sei fradicia>> una voce, un po' alta per sovrastare il rumore incessante della pioggia, si sentì alla destra di Venus costringendola a girare la testa. La bionda posò le iridi turbolenti su una ragazza vestita di blu, aveva i capelli lunghi così biondi da sembrare bianchi e la pelle pallida come ceramica, non riusciva a vederle gli occhi perché il sole era scappato ma avrebbe scommesso che fossero azzurri, c'era un'aria così famigliare in lei, nel suo aspetto, nel tono con cui le aveva parlato. <<Anche tu>>

<<A me piace>>

<<Anche a me>> Venus rispose, volgendo lo sguardo al cielo, vide un fulmine passare sopra le loro teste e schivare il platano picchiatore, Venus maledisse l'albero per averle fatto incontrare Sirius Black e un altro fulmine si propagò nel cielo, stavolta colpendo uno dei rami. <<Allora perché piangi?>>

<<Non sto piangendo>> il rumore della pioggia le nascondeva il tono spezzato, le gocce nascondevano le sue lacrime, eppure la ragazza l'aveva notato. <<Sembri un piccolo sole>> le disse, e la frase fece corrucciare le sopracciglia a Venus, che girò la testa e trattenne una risata amara. <<Non mi sembra, non al momento almeno>> la ragazza la guardò, aveva la testa leggermente inclinata di lato come se la stesse esaminando, sapeva che fosse la ragazza nuova, riconosceva i capelli corti e biondi nonostante da bagnati fossero diventati castani, e si ricordava benissimo il sorriso a trentadue denti che le aveva visto sul volto mentre saliva i pochi scalini verso il cappello parlante. Era da allora che nella propria testa la chiamava piccolo sole quando la vedeva nei corridoi, con i suoi boccoli che danzavano ad ogni passo e gli occhi che scintillavano.

Sembrava così fuori posto in quel paesaggio rabbuiato dalle nuvole, derubata della propria luce.

<<Allora torniamo dentro? Così ritorni un piccolo sole? Fa abbastanza freddo, potresti servire>> la straniera la guardò come se fosse pazza, la guardò in silenzio per qualche minuto mentre le rotelle nella sua testa giravano e la pioggia cominciava ad affievolirsi, e lei si lasciò guardare. <<Tu sei Pandora>>

<<In carne ed ossa bagnate fino al midollo>> fece un piccolo inchino, i capelli sciolti e stirati dall'acqua le ricaddero in avanti come una tenda, la vista le ricordò sua sorella e i suoi lunghi capelli scuri, sempre raccolti in una coda bassa. I suoi occhi divennero più tristi. <<Allora, Venus? Entriamo per asciugarci?>>

<<Come fai a sapere il mio nome?>>

<<Mi ricordo il tuo smistamento>> rispose Pandora, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, ma a Venus sembrava incredibile. <<È stato più di due mesi fa, non ci siamo mai parlate>>

<<Io mi ricordo tutto, ho una buona memoria, ricordo anche un piccolo passaggio per arrivare velocemente alla sala grande da qui>>

<<Perché insisti per entrare? Hai detto che ti piaceva la pioggia>>

WRONG || sirius blackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora