Capitolo 3

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VIOLET

Sto tornando alla mia auto con Devin al mio fianco, dopo averlo accompagnato al negozio di abbigliamento di Seth. Devo ammettere che questo ragazzo è di una stranezza assurda ma al contempo non posso negare che sono inspiegabilmente incuriosita da lui... ebbene sì ed anche piuttosto attratta, lo ammetto. Ieri sono stata ad un soffio dal baciarlo e non so nemmeno io come abbia trovato la forza di allontanarmi da lui e dalle sue labbra a dir poco peccaminose.

È oggettivamente un gran bel ragazzo, sfido chiunque ad affermare il contrario... e ha quel qualcosa che mi attira e che mi sta anche portando a fidarmi di lui, nonostante io non sappia assolutamente nulla sul suo conto. Lo sto aiutando perché ho intuito che abbia bisogno di una mano, anche se non ho la più pallida idea di quali siano i suoi problemi, dal momento che si rifiuta di parlarmene.

Non ha l'aria di essere un criminale sinceramente, nè uno sbandato... anche se sono consapevole che, talvolta, le apparenze possono ingannare.

Una volta risaliti in auto mi riavvio verso casa e noto Devin osservare assorto il paesaggio al di fuori del finestrino.

«Di dove sei tu?» cerco di indagare per scoprire qualcosa in più sul suo conto.

«Non sono nato negli Stati Uniti...» afferma lui dopo un istante di esitazione, restando palesemente sul vago come sempre.

«Questo lo avevo capito...» ribatto.

«Da cosa?»

«Dal tuo accento, tanto per cominciare...»

«Già, il mio accento...»

«Prima o poi mi dirai qualcosa su di te?»

«Prima o poi...»

«D'accordo, sempre meglio che un no secco...»

Facciamo ritorno a casa e riferisco a Devin che tra non molto dovrò recarmi al lavoro.

«Se vuoi usufruire del bagno e della doccia durante la mia assenza, fai pure... e nel frigo dovrebbe anche esserci qualcosa per pranzo...» aggiungo.

«Grazie...»

Mi reco al lavoro al River, dove trovo Chloe ad attendermi all'entrata mentre fuma una sigaretta prima di iniziare il turno.

«Ehi... devi raccontarmi nulla prima di iniziare?!» mi chiede, sollevando l'angolo delle sue labbra rosse in un sorrisino malizioso.

«Che intendi?» fingo di non capire dove voglia andare a parare.

«Devin... alto, moro, figo... ti dice nulla?!»

«Non è come pensi...»

«E cosa dovrei pensare, allora?! Dimmelo tu, sono tutta orecchie!»

«Non lo avevo mai visto prima di ieri sera... è davvero comparso dal nulla nella mia stanza in piena notte mentre io mi ero da poco addormentata...» spiego ma le mie parole risultano disconnesse e poco credibili persino alle mie stesse orecchie.

«Quanto eri ubriaca ieri sera?! Non è da te, tesoro...»

«Non ero ubriaca... senti, lo so che sembra tutto assurdo ma ti assicuro che le cose stanno realmente così, io stessa non riesco a darmi una spiegazione... e lui sembra non volerne parlare...»

«Se n'è andato ora?»

«Ecco, veramente no... è ancora a casa nostra, gli ho detto che può restare ancora per qualche giorno...»

«Capisco... mi racconterai meglio più tardi, ora sbrighiamoci, altrimenti chi lo sente Gary?!» esclama la mia amica ed io la seguo all'interno del ristorante.

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