12

70 20 147
                                    

                                        LINDA

Edward era salito al trono e Raissa continuava con la sua messa in scena, ogni volta che provavo a parlare con Juliette qualcuno ci interrompeva.

«Linda» la sua voce mi provocava uno strano sfarfallio nella pancia e il mio cuore prendeva a battere all'impazzata.

Sentì le sue possenti mani appropriarsi dei miei fianchi facendo scontrare la mia schiena contro il suo torace «Perchè mi eviti?» chiese strofinando il naso nel incavo del mio collo, provocandomi un brivido lungo la spina dorsale.

«Non lo sto facendo»
«Non riesci nemmeno a guardarmi negli occhi..»
Aveva ragione, da quando ho scoperto la verità mi era risultato davvero difficile far finita di niente.

Mi voltai da lui cascando in pieno nei suoi occhi limpidi.

«Ho bisogno di... confessarti una cosa. Ma non qui» risposi titubante.

«D'accordo, vieni con me»
Arrivammo a una piccola saletta, ma al suo interno vi era anche Juliette.

«È un bene che ci sia anche lei, deve saperlo.» dalla loro espressione sembravano entrambi piuttosto confusi.

«Sapere cosa esattamente?» Edward si sedette accanto a lei incrociando le braccia al petto
«La verità su Raissa e sul suo bambino..»
Mi sedetti davanti a loro «Il Re.. Aveva una relazione segreta con Raissa»

«Mio padre?!» Edward era sconvolto, io annuì dispiaciuta «Lui..voleva raccontare tutta la verità a James, confessare ciò che aveva fatto ma lei..» ero incapace di continuare «Lei cosa?» chiese Juliette incitandomi a continuare «È stata lei ad avvelenarlo»

Rimasero entrambi con gli occhi spalancati per qualche secondo «Quindi..il bambino è mio fratello?» si passò una mano tra i capelli in modo nervoso.
«Si Edward lo è..»

                                        ARES

Dopo mesi decisi di ritornare da lei.

Forse dirà di odiarmi, di non volermi più vedere...ma so che mi ama ancora.

Quando arrivai a diamond Isle chiesi di essere portato subito da lei, la morte del padre deve averla distrutta e voglio essere il più presente possibile questa volta.

Bussai alla porta per svariati minuti è quando finalmente aprì, sembrò sconvolta nel vedermi.

«Che cosa ci fai qui?» chiese guardandomi di traverso

«Posso entrare Iris?» a quel punto fece un sospiro lasciandomi entrare nella stanza.

«Sono venuto per scusarmi, non dovevo comportarmi in quel modo, tanto meno andarmene per un motivo così superficiale»

Feci una piccola pausa voltandomi verso di lei «Iris io ti amo, è non ho smesso di farlo nemmeno per un secondo» la vidi sedersi sul letto prima di curvare le labbra in un sorriso strafottente.

«Davvero? E questo l'hai fatto prima o dopo avermi spezzato il cuore? Dopo essere andato via per mesi senza dire di una parola, torni qui come se nulla fosse sperando che io ti vada ancora dietro, Ares?» le sue parole mi arrivano come delle frecce in pieno viso.

Ma non potevo darle torto..

«Ho sbagliato, lo ammetto, non dovevo farlo. Ma avevo bisogno di una pausa» ammisi guardandola dritto negli occhi, non riuscivo a scorgere nessuna emozione.

«Adesso puoi anche prolungarla quella pausa perché io non stavo aspettando il tuo ritorno, tanto meno le tue scuse. Ciò non mi cambia nulla ormai» rispose scrollando le spalle.

«Non ti riconosco più Iris, sto cercando di rimediare. Di aiutarti»

Si alzò avvicinandosi alla cattedra di legno «Forse perché non ti sei mai sforzato di conoscermi per davvero, pensavi solo a una cosa. Ma sei arrivato tardi, molto tardi.»

Prese delle lettere e me le buttò addosso «Volevo mandartele»
Fece un sospiro per poi continuare
«Scrivevo ogni giorno, ma poi cancellavo tutto. Alla fine ho cancellato anche te, vuoi sapere il perché?»

Annuì raccogliendo le buste da terra «Semplice, non mi hai mai meritata. Dici di amarmi ma poi non mi accetti come sono, questo non è amore»

Si rivolgeva a me con altezzosità, questa non è la stessa ragazza che avevo lasciato mesi fa.

«Dici così solo perché sai che resterai da sola a vita. Sono l'unico che abbia mai nutrito dei sentimenti per te»

Forse ero crudele, ma questo era ciò che pensavo.

Si avvicinò a me sorridendo, portò una mano accanto al mio viso e mi accarezzò la guancia «Manipolarmi non è la tua miglior strategia, sei così disperato che mi fai quasi pena. Fuori di qui, adesso.»

Mi spinse fuori dalla stanza in malo modo
«Iris possiamo ancora chiarire, non volevo dire che..»
ma prima che io finissi la mia frase, lei mi sbatté la porta in faccia lasciandomi lì confuso.

Non mi restava altra scelta se non andarmene.

Dreams|| oltre ogni confine (2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora