Strane opportunità

30 5 0
                                    

Quelle poche ore a casa ci avevano dato modo di considerare una situazione che non andava sottovalutata. Probabilmente Victoria vedeva me e Juan troppo lontani dalla sua quotidianità e non riusciva a capire quanto ancora fosse forte il legame che ci univa. Quindi decidemmo di avvisare la scuola e portarci lei e Camila in Francia per il Gp di Le Mans. Avremmo dato modo a nostra figlia di vivere l'intera settimana di gara con noi, non solo il weekend, dimostrandole quanto ancora io e suo padre ci amassimo e il nostro non si fosse ridotto ad una semplice convivenza a scopo lavorativo.

Mentre Juan prendeva parte alla conferenza stampa piloti del giovedì, mostrai a mia figlia il paddock e tutto quello che era il nostro piccolo villaggio itinerante. Victoria, anche se pratica di quegli ambienti, quella volta sembrò quasi rapita dai miei racconti. Mi resi conto, con grande disappunto, che probabilmente non avevo avuto momenti di quel tipo con mia figlia ed ero felice che mi osservasse, che pendesse dalle mie labbra, guardandomi come un'eroina, che si stupisse di quanta gente conoscessi e di quanto fossi apprezzata nel mio ambiente.

-Allora non è solo papà quello famoso! – esclamò ad un certo punto, dopo l'ennesima volta in cui mi ero fermata a conversare con qualcuno.

-Beh non sono certo famosa come papà, ma conoscono anche me qui. – sorrisi divertita.

-Ma tu che fai? Oltre a curare papà? – per un momento mi sentì quasi pugnalata da quell'affermazione. Non volevo che mia figlia pensasse che il compito di una moglie si riducevsse a "Prendersi cura" del marito.

-Io penso più alla moto di papà che a lui. – sorrisi.

-Vuoi più bene alla sua moto? –

Sta volta una risata mi invase.

-No, papà lo amo. Alla sua moto voglio solo bene. –

-E a me? Vuoi più o meno bene che alla sua moto? –

-Amo te più che qualsiasi altra persona o cosa al mondo. – risposi, sentendomi un po' in colpa di quanto già non mi sentissi nei suoi confronti.

Mentre continuavamo nel nostro giro turistico, senza sapere che i piloti erano stati liberati dagli impegni mediatici, ci imbattemmo in Alex Miles. Ribadisco che volevo bene ad Alex come ad un fratello minore, ma gli ultimi eventi tra me e Juan mi avevano lasciato considerare di cambiare atteggiamento con lui se volevo che le liti tra me e mio marito non diventassero un'abitudine.

-Dafne! – esclamò Alex, avvicinandosi e abbracciandomi – Questa è la stessa Victoria che ricordo io? - esclamò, tentando di essere carino con mia figlia, la quale lo osservava a palpebre strette, quasi infuriata dal suo atteggiamento. Ricordava incredibilmente Juan!

Victoria conosceva lo spagnolo, l'italiano e l'inglese alla perfezione, per cui gli era ampiamente chiaro quanto Miles avesse appena pronunciato nella sua lingua.

-È proprio lei. – risposi cercando di aumentare le distanze tra mia figlia ed Alex, avevo la sgradevole sensazione che la mia bambina stesse pensando di sferragli un calcio negli stinchi.

Miles era molto cambiato in quegli anni, non era più il ragazzino brufoloso, dai denti storti e lo sguardo timido di una volta, era un uomo nel fiore dell'età e a ventisette anni si era trasformato in affascinante biondino sicuro di se, anche grazie ai traguardi che aveva raggiunto nella carriera agonistica.

- Sei bellissima come la tua mamma, lo sai? – disse, ignaro del pericolo.

-Io somiglio a papà! – esclamò, con tutto il disappunto espresso palesemente sul volto.

Alex la osservò e sorrise. Anche a me venne da ridere, era innegabile che somigliasse a suo padre, ma quel caratterino era mio indubbiamente.

-E sei anche tosta come la mamma! – ridacchiò – Ho appena incontrato Hayashi uscendo dalla conferenza, abbiamo fatto un'allegra chiacchierata. –

The Race to Love 2 La gara continua...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora