Una madre

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Con il trascorrere delle ore la pioggia sembrò placarsi e concedere una tregua. Al contrario dei nostri fratelli ricchi della Formula1, noi della MotoGP non potevamo contare sulle stesse risorse per risolvere i disagi dovuti al meteo in maniera celere, ma in quell'occasione l'organizzazione si avvalse di tutti i mezzi a propria disposizione, pur di rendere la pista quantomeno decente.

Per il mio lato box la sessione si evolse in maniera orribile. Adrian cadde malamente, fratturandosi una clavicola. Bene, non solo il mio pilota si era procurato un infortunio grave, non avevamo neanche un sostituto e quindi il mio week-end di gara terminava di venerdì. Potevo scegliere di tornare a casa e godermi la compagnia di mia figlia, oppure restare ed accumulare dati utili per l'anno seguente. Per un brevissimo istante il mio stacanovismo fu sopraffatto dalla prospettiva di starmene sul mio adorato divano in compagnia della mia frugoletta. L'idea si dissipò istantaneamente, appena intercettai Ramona ancora intenta a gironzolare in un unico lato box.

-Non dovresti raggiungere Adrian e pubblicare qualche scatto in cui mostri che sta bene?- ringhiai a braccia conserte, sfidandola con lo sguardo.

-A fine prequalifica. Ora è questo che interessa ai follower. Ho tutta la serata per raggiungere Martin, ma Ernandez scende in pista ora!- concluse, voltandosi e colpendomi il viso con la chioma fiammeggiante.

Obiettivamente aveva ragione. Ciò che perdeva dalla pista non avrebbe potuto recuperarlo, Adrian, al contrario, non sarebbe andato lontano, ma non potevo fare a meno di detestare la sua vistosa presenza.

Anche durante il pranzo non si era risparmiata qualche battutina sciocca, dopo aver fatto ingresso nell'hospitality con Juan e si era seduta non troppo distante, a portata d'occhio e d'orecchio mia e di mio marito.

Ripresi contegno e sedetti nella mia zona analizzando dati sul giro di Juan. Gli aggiornamenti sembravano funzionare, ma la certezza avremmo potuta averla solo con pista asciutta, quella non era la condizione ideale.

Ernandez comunque piazzò un imbattibile primo tempo, assicurandosi l'ingresso diretto al Q2. Non c'era dubbio che sul bagnato continuava ad essere una spanna sopra a tutto il resto della griglia.

Mentre Juan era impegnato con le interviste, feci un salto veloce al nostro motorhome per togliermi di dosso la roba inzuppata che mi aveva raggelato le ossa. Nonostante le previsioni nefaste, la pioggia si era placata, ma la temperatura restava insolitamente inferiore alla media stagionale, il cielo coperto e una strana foschia grigiastra filtrava la debole luce solare. Era pomeriggio, ma sembrava quasi che di lì a poco sarebbe calata la sera.

Ero stanchissima quella sera, nonostante potrei serenamente dire di non aver neanche minimamente sfiorato i miei standard lavorativi durante i weekend di gara. Prima di lasciare la casetta mobile per ripescare Juan ed andarcene in albergo, il mio smartphone prese a squillare e veder comparire il nome di Camila sul display immaginai non potesse presagire nulla di buono a quell'ora. Di solito ci chiamava in serata, quando sapeva avessimo terminato ogni impegno, oppure aspettava che fossimo noi a sincerarci della situazione a casa.

Dopo aver osservato lo schermo per meno di due secondi accettai la chiamata.

-Dafne, mi spiace disturbarti, ma Victoria ha la febbre altissima. Le ho dato del paracetamolo due ore fa, ma la temperatura è andata giù di appena mezzo grado. –

Il cuore sembrò balzarmi su per la gola al suono di quelle parole. Camila era preoccupatissima, si evinceva dal modo in cui aveva scandito ogni sillaba, come se si attendesse le mie urla adirate. Perché diavolo tutti avevano paura delle mie reazioni? Forse perché ero facilmente irascibile, lo so...

The Race to Love 2 La gara continua...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora