Cattive notizie

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Quello di quel fine settimana fu un gran premio memorabile. Juan fece la pole, vinse la sprint e anche la gara lunga della domenica, il tutto sotto una pioggia che non accennò a dare tregua e mettendo a tacere parecchie linguacce che davano il pluricampione come finito. La stoffa di Ernandez in quelle situazioni metereologiche non era certo venuta meno con gli anni e dette a tutti i ragazzetti ed i veterani dello schieramento una bella lezione di guida da fuoriclasse. Seguì le due dispute dalla tv, con Victoria che stava nettamente meglio dopo che il medico l'aveva visitata diagnosticandole una normalissima otite.

Furono due giorni di completa routine domestica, durante i quali mi premurai di restare aggiornata sui risvolti della fuga di Erika. Purtroppo di lei ancora non si avevano notizie ed insieme a Camila avevamo deciso di mettere al corrente Juan di quella storia, solo al suo ritorno, per non compromettere il suo stato d'animo durante il fine settimana migliore che avesse disputato da un po' di settimane ormai. Fece ritorno infatti scendendo dall'auto che l'aveva riaccompagnato a casa, con l'andatura trionfale di un reale britannico durante una cerimonia pubblica e me lo gustai percorrere il vialetto, con il borsone su una spalla e lo sguardo latino da rubacuori che tanto ancora riusciva a stregarmi. Camminava lento, come un James Dean bello e tenebroso ed una volta sull'uscio lasciò cadere il borsone baciandomi forte a stampo. Era euforico, non c'era dubbio ed io mi sentivo enormemente in colpa sapendo, che di lì a non molto, avrei rovinato quello stato d'animo che era mancato troppo al lungo ormai, mettendolo al corrente del dramma familiare che aveva investito la sua famiglia in quel weekend fino a quel momento perfetto.

Lasciai però che rientrasse, che condividesse la gioia della vittoria e del ritorno con la sua fan numero uno, che lo spettava in salotto, impaziente di riabbracciarlo e trascorsero così un paio d'ore, prima che riuscissi a trovare lo spunto per narrare quella vicenda tanto amara.

Victoria era risalita in camera sua a giocare con la casetta delle bambole, avevamo appena finito di cenare ed io caricavo la lavastoviglie, pensando a quale sarebbe stata l'introduzione migliore per affrontare la cosa. Juan però, quasi percependo i miei pensieri, esordì:

-Allora, adesso dimmi cosa c'è che non va. Mi sono accorto subito che nascondi qualcosa. –

Restai per qualche secondo con il piatto a mezz'aria, incapace di decidere se voltarmi o riporlo e guadagnare tempo per mettere insieme le parole giuste.

-Forse dovremmo sederci. – dissi, chiudendo la lavastoviglie e voltandomi ad osservarlo.

Se ne stava in piedi dietro di me con un cipiglio interrogativo. Sospirai e capendo che non si sarebbe mosso di un solo centimetro, iniziai.

Raccontai del mio arrivo a casa dopo che avevo lasciato l'autodromo e di come avessi trovato sua madre sull'orlo dello sconforto più totale ed infine gli dissi la verità: Erika era scappata e nessuno sapeva dove fosse finita.

Calò il silenzio. Juan era rimasto immobile per tutta la durata del mio racconto e restò ammutolito ad osservarmi ancora qualche istante prima di riuscire a proferire parola.

-Per quale diavolo di ragione mi dici tutto ora? Non ti è venuto in mente che avrei voluto essere avvisato immediatamente? - pronunciò queste parole quasi ringhiando come un cane pronto ad attaccare.

Deglutì e risposi lentamente, provando a restare calma:

-Avevi una gara, stavi andando bene come non accadeva da tempo. Sia io che i tuoi abbiamo convenuto che lasciarti tranquillo era la cosa giusta da fare.-

-Sei sempre la stessa! Sempre a pensare alle gare, al campionato, al lavoro! E degli altri cosa cazzo ti frega Dafne? Se solo me ne aveste parlato forse avrei potuto cercarla, trovarla! Ora chissà dove diavolo è finita! È mia sorella! -

-Cosa pensi, che io me ne freghi? Ho trascorso il finesettimana attaccata al telefono per risolvere questa situazione! -

-Dovevi parlamene! - strillò, battendo un pugno sull'isola della cucina.

Presi fiato per cercare di mantenere la calma, ma... lo sapete, non è il mio forte.

-Cosa cazzo credi Ernandez? Che io non mi sia sentita una merda a mentirti! Scusa se inforchi una moto ad oltre trecento chilometri orari e ho paura che possa capitarti qualcosa di brutto se non sei concentrato al massimo! Scusa se quando cavalchi quell'aggeggio il mio unico pensiero e vederti togliere il casco di ritorno ai box! -

-Dovevi parlarmene! - disse ancora, ma sta volta pronunciò la frase quasi sottovoce, sibilando come un serpente arrabbiato.

Mi voltò di scatto le spalle ed afferrò le chiavi del suv dalla bacheca accanto al frigorifero e dirigendosi alla porta di servizio senza voltarsi.

-E adesso dove vai? - strillai, ma a rispondere fu solo il suono della porta che si richiudeva alle sue spalle.

Trascorsi il resto della serata in trepidante attesa del suo ritorno, ma arrivò l'ora di mettere a letto Victoria senza avere alcuna traccia di Juan. Cercai di telefonargli, ma continuò ad ignorare le mie chiamate. Ero talmente irritata e timorosa a causa di quel silenzio che si protraeva oramai da ore, che andai a ripescare il mio pacchetto di sigarette di emergenza, quello nascosto sulla mensola alta accanto al frigo, quello che tiravo fuori quando la giornata era stata in parole povere una vera e propria merda e avevo bisogno di un momento di meditazione. Nonostante non fumassi più da quando avevo scoperto di aspettare Victoria, di tanto in tanto la dipendenza da nicotina sembrava affacciarsi prepotente ed io mi concedevo una pausa dall'astensione.

Me ne stavo al buio in cucina, affacciata alla finestra che dava sul retro, tentando di far uscire il fumo all'esterno, quando la luce del cancello automatico prese a lampeggiare ed i fari del suv illuminarono per un momento la stanza dove mi trovavo, per poi perdersi dietro le pareti del garage.

Restai lì in attesa, senza accendere le luci, fino a quando Juan aprì la porta di servizio e fece ingresso nella cucina. Osservò il punto dove la mia sigaretta ardeva e dopo aver saggiato rumorosamente l'aria con le narici mormorò.

-Cattive abitudini ricorrenti.-

-Sono le prime a ritornare quando ti senti una merda. -

Juan sospirò, accese le luci e poté finalmente constatare che la sua espressione era nettamente più rilassata rispetto a quando aveva lasciato casa sgommando nel vialetto.

-Mi dispiace...- disse, guardandomi e lasciando che uno dei suoi splendidi sorrisi si facessero largo sul viso bruno.

-Dovrei essere io a scusarmi. - mormorai, spegnendo la sigaretta ed evitando di guardarlo. - Io pensavo di far bene... volevo solo che ... che non ti facessi male. -

Juan sorrise ancora e si avvicinò abbracciandomi e baciandomi la fronte. Restai immobile per qualche istante, godendomi quella coccola, senza ricambiarla.

-Lo so... però devi capire che forse, se avessi saputo tutto subito avrei potuto essere più utile. -

-A me basta che sei tornato a casa senza un graffio. Lo so, è tua sorella, ma io ti amo è ho solo paura...- mormorai stringendomi a lui.

Juan sorrise ancora. Mi feci coraggio e proseguì domandando:

-Sei stato alla comunità? -

-Sì. - rispose sciogliendo dolcemente l'abbraccio e rimettendo le chiavi dell'auto al loro posto. - Dicono di averla vista per l'ultima volta a colazione. Non si è presentata alle attività della mattinata e neanche a pranzo. Solo in quel momento si sono accorti che era sparita e hanno avvisato i miei. Cosa ne è stato della mia sorellina? - si domandò senza guardarmi, ancora di spalle.

Ebbi un moto di tenerezza verso quello che ad altri sembrava l'uomo cazzuto, duro, senza pietà che era in pista, ma che nessuno conosceva nella sua straordinaria dolcezza. Mi avvicinai, cingendolo dai fianchi, posando la testa sulla sua schiena e lasciando che le mie narici fossero invase dal suo profumo meraviglioso.

-La troveremo, te lo giuro. - mormorai.

Juan passò il braccio sulle mie spalle e ancora una volta mi strinse al petto.

-Lo so. - rispose, sospirando... forse non credeva a quanto aveva appena pronunciato. 

The Race to Love 2 La gara continua...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora