Ho tantissimi ricordi della mia infanzia e sono tutti belli, dai contorni vivaci, fatti di suoni, di risate gioconde e frasi che si ripetono all' occorrenza, riportandole a galla con il sorriso malinconico della consapevolezza del tempo trascorso. Lo sono almeno fino al giorno del mio incidente. Da lì la memoria comincia a lavorare con riluttanza, a procedere sconnessa e altalenante, rifiutandosi di dipingere quelle immagini, concedendo loro solo toni di grigio.
Una delle cose che mi ero ripromessa, quando avevo scoperto di aspettare Victoria, era che avrei impedito con tutte le mie forze che in lei regnassero ricordi privi di colore, sensazioni amare che, anche a distanza, fanno torcere le viscere. Era chiaro che non ci sarei riuscita.
Fino a quel momento, mia figlia era stata completamente allo scuro di quanto stesse accadendo a sua zia, ci eravamo guardati bene da ogni possibile fonte di informazioni su Erika, che potesse essere la tv o un articolo apparso distrattamente su internet. Anche le ultime dispute di Juan erano state accuratamente censurate, proprio perché di tanto in tanto i cronisti facevano menzione al "problema" di Ernandez. Con quella lite Victoria era stata catapultata di testa in una realtà che tutti avevamo negato. Eravamo preoccupati, amareggiati, arrabbiati, ma lei non se ne era accorta. Ora sì. Fu dunque difficile dapprima divincolarmi con la crisi di panico che l'aveva investita nell'entrare in casa e trovare sua nonna ferita dalle schegge di vetro e in seguito essere testimone di una lite furibonda tra me e Juan, una lite come mai avevamo avuto prima di quel momento. Nonostante cercassi di farlo tacere, di invitarlo a farlo per la bambina, Juan era talmente adirato da non essere stato in grado di contenersi e le nostre urla non fecero che rendere quella che già era una situazione terribile a cui assistere per una bimba di otto anni, ancora più stressante.Juan e i suoi genitori presto saltarono in auto e corsero al pronto soccorso, io e Victoria prendemmo la nostra auto e tornammo a casa ad attendere il loro ritorno. Non mi allettava certamente ciò che mi aspettava più tardi. Mio marito aveva lasciato la casa di suo padre salutandomi con quella che era apparsa tanto una minaccia: "Finiremo questo discorso a casa!" aveva esclamato, sbattendosi lo sportello alle spalle e partendo con gli pneumatici che stridevano. Non ero preparata a quel genere di situazione. Quelle tra noi due, fino a quel momento, più che vere e proprie liti, erano state semplici incomprensioni, non sapevo neanche come comportarmi, come poteva evolversi quella situazione, ma confidavo che Juan nel frattempo si sarebbe calmato e tutto si sarebbe risolto... dio, quanto mi sbagliavo!
Dopo aver preparato la cena e messo a letto la bambina, che aveva preso sonno a stento, ancora troppo agitata, me ne ero andata di sotto ad attendere. Non si apriva certo bene come periodo di riposo...
Juan rincasò che erano quasi le 23.00. I suoi si limitarono solo a riaccompagnarlo, senza entrare in casa, forse conoscendo già cosa sarebbe accaduto una volta entrato. Fece ingresso con l'aria da pistolero, pronto al duello di mezzogiorno, le dita che fremevano sulla fondina e lo sguardo privo di qualsiasi compassione. Sì, sembrava trasformato in qualcuno che non conoscevo, qualcuno che aveva preso le sembianze dell'uomo che amavo, ma che al contempo aveva appannato quel luccichio, quella splendida luce nel profondo nei suoi occhi di carbone. Si appoggiò al piano della cucina e prese ad osservarmi profondamente, quasi mettendomi in imbarazzo. Per un attimo mi sentì smarrita, incapace di comprendere cosa dovessi fare, come intraprendere un'interazione con quell'individuo sconosciuto. Infine fu lui a cominciare, mi osservò ancora e dopo un profondo respiro parlò a voce bassa, ma carica di collera.
-Perché non ci hai chiamato immediatamente? - domandò senza preamboli.
-Lo stavo facendo, te l'ho detto, ma Erika...-
-Erika non era lì! Cosa avrebbe potuto farti se fossi corsa fuori? Era dall'altro capo del telefono! -
-Non lo so Juan, ok? Non so perché sono rimasta lì impalata ad ascoltare! Volevo solo che restasse al telefono il più al lungo possibile!-
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The Race to Love 2 La gara continua...
ChickLitSono trascorsi otto anni da quando Dafne e Juan sono finalmente diventati una coppia, grazie anche alla nascita della piccola Victoria, ma tutta la stabilità personale e professionale di cui hanno goduto in quegli anni sta per abbandonarli. Juan vuo...