Cap. 1 Lo stregone

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Quando dalla camera al primo piano della locanda del signor Brincester aprivi la finestra e udivi di nuovo il fragore della cascata, significava che l'inverno era terminato.
L'intera valle si era sviluppata attorno al letto del fiume Orinth, così ricco di vita da assicurare l'approvvigionamento di pesce per tutto l'anno ai piccoli villaggi sorti qua e là lungo le sponde. Anche nei mesi più freddi, gli abitanti sapevano dove e come posizionare le reti di raccolta, sfruttando le banchine di ghiaccio a proprio vantaggio, senza mezzi di alta ingegneria.
Ora che la primavera incalzava nuovamente e saturava l'aria con il profumo dei fiori di ciliegio che crescevano lungo la collina, gli uomini nella valle potevano tornare a servirsi delle loro imbarcazioni per muoversi sull'Orinth, alla ricerca delle zone più pescose.
A dirla tutta, non era stato un inverno particolarmente rigido e questo significava che la natura non si era appisolata del tutto, per risvegliarsi come sempre vigorosa al sopraggiungere del disgelo. C'era quindi la possibilità che la fauna si fosse spostata più del solito. Il vero problema era capire DOVE si fosse spostata. E questo era anche l'oggetto principale di dibattito quella mattina alla locanda.

«Non ho trovato nulla fino alla radura di Smern» diceva un giovane cacciatore intento a rifocillarsi a dovere.
«La radura di Smern?» gli rispondeva un tale dall'altro lato della sala « ieri ho quasi dovuto avventurarmi nella Foresta dei Troll per trovare qualcosa! »
«Se le cose continuano così, dovremo trasferirci altrove!»
«Perché vi siete spinti così lontano? Io da qualche tempo caccio benissimo nella foresta dietro la collina» si intromise un uomo dal volto vagamente paonazzo.
«Dietro la collina? Pensavo fossi andato a caccia nel fondo del tuo fiaschietto!» schernì in risposta il primo. Nella sala scoppiò una risata generale.
Lerim Fanel non era esattamente l'emblema del cacciatore provetto. Da quando aveva perso la famiglia qualche anno prima a causa di un incendio, non si era ripreso del tutto. Eppure, a suo tempo, era stato uno dei migliori ranger della zona: nessuno fiutava le belve meglio di lui; era sempre un passo avanti agli altri quando si trattava di inseguire qualche animale furfante che si beffava di tutti i cacciatori del villaggio; in un certo senso agiva lui stesso come un animale, sfruttando una qualche abilità speciale che gli altri potevano solo invidiargli.
Ora era divenuto oggetto di scherno. Era come se per lui l'estate della vita fosse terminata prima del tempo: tutti lo vedevano già in autunno inoltrato.
«É vero, la pesca e la caccia ci hanno dato qualche pensiero negli ultimi mesi» riprese assertivo Lerim «ma qualcosa è cambiato. Ve lo ripeto, c'è della selvaggina dietro alla collina e sembra intenzionata a rimanervi!»
Di nuovo la sala scoppiò a ridere e tra le risate si facevano strada i commenti.
«Nessun branco di animali si fermerebbe dietro la collina! Lo sanno tutti che c'è il covo di quei banditi!»
«Esatto! Quei bastardi si sono messi lì in pianta fissa già dall'estate scorsa! Nessun animale rimane dove ci sono dei banditi! Cacciano ogni cosa senza misura o ritegno!»
«Persino le bestie sanno che dove vivono i briganti non c'è spazio per altro! E tu vieni a dirci che un branco di animali si vuole addirittura stabilire nel loro territorio?»
Le risate proseguirono.
Lerim schiantò il boccale sul tavolo, alzandosi livido. Il fragore della locanda si assottigliò.
«Ma che ne sapete voi, che fino a ieri mi venivate dietro come dei cuccioli che vogliono essere allattati!» ringhiò «Sono stanco delle vostre insinuazioni! Fate come vi pare, ma quando sarete arrivati nell'Altro Continente per dar la caccia a qualcosa, fate la cortesia di non tornare!»

Lerim si diresse alla porta nel silenzio totale. Uscendo inciampò e cadde a terra. Immediata la reazione di ilarità degli avventori. Il signor Brincester da dietro il bancone lanciò uno sguardo oltre la porta, un attimo prima che un tizio, lì accanto, la richiudesse: Lerim si era rialzato e si stava avviando giù per il sentiero, verso casa sua.
Zer Brincester era perfettamente consapevole che quanto Lerim aveva detto corrispondeva alla verità: tutta quella gente, che ora lo derideva, era stata fino a poco tempo prima sua grande estimatrice.  Non mancò di riflettere su ciò che Lerim aveva portato alla conoscenza di tutti, cioè che, al di là della collina, un branco di animali aveva deciso di insediarsi proprio nei territori dei briganti. Zer credeva profondamente a Lerim, per via di quell'esperienza che si matura solo attraverso l'età... e Zer era uno degli anziani del villaggio.
Da un tavolo all'angolo che portava alla cucina, una figura si levò. Zer la notò subito, specialmente perché non era stato lui a servire il tavolo. Non era un abitante del villaggio: la figura non gli richiamò alla mente nessuno di quelli che vivevano a Xaso. Era un uomo incappucciato... sì, quasi sicuramente un uomo... esile, non troppo alto. Un viaggiatore forse. Non aveva armi con sé, tranne un piccolo coltello legato in vita, riposto nella sua fondina di cuoio. Portava al collo un medaglione che ballonzolava in perfetta sincronia con i movimenti del suo portatore. Il cappotto non lasciava vedere altro ma l'uomo stava chiaramente venendo al bancone, probabilmente per saldare il conto. Il cappuccio venne gentilmente tirato indietro. Zer rimase per un attimo ammaliato per quel gesto di cortesia e rispetto nei suoi confronti. Chiunque altro in quella taverna non avrebbe avuto lo stesso garbo.
Il gesto rivelò così il volto di un ragazzo di circa 20 anni, contornato da una capigliatura corvina che non faceva altro che mettere in risalto i due occhi chiari, forse azzurri, forse verdi... Zer non avrebbe saputo descriverli. Su un lato del volto una piccola treccia di capelli terminava con un nastro rosso, su cui erano disegnati alcuni gruppi di parole in una lingua a lui sconosciuta.
«Quanto le devo?» disse il ragazzo. Aveva una voce ferma e sicura, non certo da ragazzino come Zer si sarebbe potuto aspettare.
«Cosa hai ordinato?»
«Del pane e del latte caldo»
«Sono 5 monete di rame, grazie»
Il ragazzo prese un piccolo sacco che stava nascosto sotto il mantello, legato alla cintura. Lo aprì, tenendolo appoggiato sul palmo della mano sinistra, vi passò sopra la mano destra, quasi accarezzandolo. Con un rapido movimento la mano tornò a ripercorrere la stessa traiettoria in senso opposto, giusto in tempo per afferrare tre monete che erano uscite dal sacchetto, come in risposta ad un suo richiamo. Il signor Brincester osservò la scena con malcelato stupore. Afferrò garbatamente le monete dalla stessa mano che un attimo prima le aveva afferrate nel loro guizzo.
«Tu... sei un mago?»
«Una specie...» tagliò corto il ragazzo mentre riponeva con cura il sacchetto sotto il mantello. Non riuscì a nascondere il suo tono di disappunto.
«Da tempo non ne vedevo uno. L'ultima volta dovevo avere circa 15 o 16 anni, a Lantis» proseguì incurante il signor Brincester.
Il ragazzo non disse altro. Finì di sistemarsi, lanciò un cenno a Zer e si voltò verso l'uscita; appena prima di oltrepassare la porta tornò sui propri passi, sotto lo sguardo di Zer che non gli aveva staccato gli occhi di dosso.
«Ci sono covi di banditi nelle vicinanze?»
Il signor Zer fece per rispondere ma venne subito interrotto.
«Intendo... fatta eccezione per quello oltre la collina». Nel fare questo chiarimento, il ragazzo inclinò leggermente la testa di lato, come per commentare ironicamente quanto era stato detto poco prima nella locanda.
«Il covo più vicino nei paraggi è... era... quello di cui hai sentito parlare.
Per quanto ne so, non ve ne sono altri; se vuoi, puoi fermarti un poco e chiedere ad alcuni dei cacciatori che verranno qui nelle prossime ore. Girano per tutta la valle, di sicuro hanno informazioni migliori delle mie».
«Bisogna sperare siano migliori di questi!» ironizzò il mago.
Zer sentì crescere la curiosità: «cosa vuoi dire?»
Il ragazzo si guardò per un attimo intorno con espressione vacua, come a cercare qualcuno con cui scambiare informazioni sapendo in partenza di non trovarlo.
«Grazie ugualmente».
Si avviò nuovamente verso la porta.
«Cacciatore di taglie?» chiese Zer, alzando un poco la voce per essere udito sopra il frastuono del locale. Alcuni frequentatori si acquietarono,
attirati da quella domanda.
«Una specie» rispose l'altro, senza voltarsi.
Zer non ebbe modo di chiedere altro. Il ragazzo era uscito, richiudendo la porta dietro di sé. Il silenzio era sceso interrogativo su tutta la sala
«Brincester, chi era?»
Zer rimase per un attimo a fissare la porta in silenzio, riflessivo. Aveva perfettamente udito la domanda ma la sua mente stava elaborando quanto era accaduto, ripercorrendo tutta la scena.
«Zer?»
Brincester parve uscire dal suo stato meditativo, prendendo un respiro.
«Qualcuno che ci ha liberato dal covo dei banditi oltre la collina».

Aranel, il segreto di Terys e YuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora