Cap.11 Rottura

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«Aranel!»
La voce insistente di Rhea lo sradicò da quel luogo desolato e lo riportò nel deposito.
«Tutto a posto?»
Lui annuì, il suo sguardo ancora distante.
«Forse quello che è successo prima...» provò ad intervenire Eyreen che ripensava agli effetti dell'esplosione su Varys.
«Ho detto che sto bene» chiosò.
Rhea lo osservò per capire quanto ci fosse di vero in quella sua affermazione. Intuì che qualcosa si agitava in lui, serpeggiava nella sua testa; ebbe l'impressione di vedere un'ombra che deturpava il viso del ragazzo. La morte di Robion, l'esplosione, le vite spezzate. Certo l'intuizione di Eyreen era corretta: qualcosa lo aveva intaccato nel profondo.
«Tu cosa ne pensi?» domandò Rhea di nuovo mentre cercava di nascondere la sua perplessità di fronte a quello sguardo vacuo.
«Penso solo che dobbiamo sbrigarci ad andarcene...» tagliò corto Aranel.
«Ma...»
«Ci stanno addosso. E anche se ben celato, questo posto non è sicuramente un segreto. I mercanti tendono a parlare...»
«Anche a tradire?»

La voce di Eyreen tagliò l'aria come solo la sua spada avrebbe potuto. Rhea la guardò con disappunto, ma dovette ammettere a sé stessa che anche lei voleva conoscere il parere di Aranel su quella faccenda. La determinazione si ripresentò sul volto del ragazzo.

«Mi chiedi se il mercante che per me è stato il padre che non ho avuto possa essere il responsabile della morte dei tuoi genitori?» domandò Aranel risoluto e con sottile ironia «Non lo vedevo da anni, non so cosa possa essere successo in questo periodo. Certo quando i tuoi son morti, era la sola persona di cui mi sarei potuto fidare. Quindi no, non è il responsabile della morte dei tuoi».

Eyreen non discostò gli occhi un solo secondo mentre lui esponeva la sua arringa di difesa. Quando terminò, il dubbio la pervase quanto e più di prima. Il modo in cui Robion l'aveva riconosciuta e la commozione della sua voce nell'andarle incontro si affacciarono nella sua mente. Sentì l'emozione dell'uomo attraversarla come una freccia, le gambe vacillarono. Desiderava più di qualunque cosa arrivare in fondo a quella storia, arrivare al colpevole, ma forse ancora una volta doveva rassegnarsi al fatto che il suo obiettivo fosse lontano: strinse i pugni... o forse non l'avrebbe mai raggiunto.

«Per tutti gli dei!»
Rhea richiamò tutta l'attenzione degli altri due. La sua bocca era appena aperta, ma lo stupore impediva all'aria di entrare e uscire mentre i suoi occhi fissavano sgranati i fogli degli appunti trovati poco prima. Aranel ed Eyreen si avvicinarono per comprendere cosa stesse provocando in lei quell'improvvisa apnea.  Il retro di una delle pagine era stato riempito con il disegno di una spada. La lama era ricca di decorazioni, forse incisioni, ma il disegno era troppo piccolo per risultare dettagliato. Sulla punta un cabochon di una qualche rara pietra spiccava per contrasto cromatico con il metallo tagliente. L'elsa risultava semplice nell'impugnatura ma la decorazione nella parte superiore, a diretto contatto con la lama, creava un motivo curvilineo che, osservato frontalmente, era un perfetto "8" sdraiato. Un disegno tanto insolito risultò a tutti loro estremamente familiare.

«...la mia spada» mormorò Eyreen con la mano sulla propria arma.
«Ma che ci fa la tua spada su questi fogli?» disse Rhea che era tornata a respirare.
Eyreen non capiva, non sapeva. Si sentì travolta, un senso di vertigine mise a dura prova il suo equilibrio.
«Posso?»

Aranel volse la mano aperta ad Eyreen per invitarla a mostrargli la spada. Lei acconsentì con la speranza di poter trovare almeno una risposta. Lo stregone si ritrovò a brandire con meraviglia un arma dal peso nullo, nonostante l'aspetto possente. Osservò l'elsa, la lama, la pietra decorativa; scrutò ogni singola incisione; notò uno strano riverbero provenire da quei segni e udì un eco sibilante nel profondo della sua testa. C'erano anche delle parole, ma non riuscì ad interpretarle. Provò allora ad avvicinare il palmo alla lama. Appena prima di sfiorarla, la lama l'attirò come un magnete. Sentì le incisioni fondersi con la sua carne mentre il riverbero della lama cresceva d'intensità fino a diventare una luce accecante. Aranel sentì qualcosa muoversi dentro di lui, richiamato dai più remoti angoli del suo corpo. Bruciava. Ogni singola e più piccola parte del suo corpo bruciava; ardeva ogni singolo pelo che ricopriva la sua pelle. Un fuoco verde, immenso e divoratore che si dimenava in lui, richiamato verso le mani, verso i suoi palmi, richiamato da quelle incisioni che erano incandescenti a contatto con la sua carne. Poi la pace lo assalì: per un istante, breve ed eterno, fuori dal naturale scorrere del tempo, quell'agonia terminò. Il fuoco era sparito. Le sue emozioni erano libere di essere, di esprimersi, di esistere. Niente contrasti, niente lotte: solo armonia.

Aranel, il segreto di Terys e YuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora