Cap. 4 Eyreen

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La seconda portata era arrivata sul tavolo, fumante e succulenta. Il contorno di verdure gialle e verdi dava ancora più risalto al pezzo di carne che non sembrava dire altro che "mangiami", ma né Aranel né Rhea sembravano interessati ad assecondare l'invito. Lo stregone fissava la ragazza che aveva salvato, mentre lei si preparava a narrare la nuova versione dei fatti che l'avevano portata fin lì.
«Da qualche tempo nella città di Lantis si stanno verificando numerose incursioni nei templi e nei luoghi magici ad opera di individui che non sono stati ancora identificati. Le guardie non riescono a trovare tracce utili: entrano, rovistano, mettono a soqquadro ogni cosa e poi spariscono. Ciò che non capiamo è il motivo: nulla è stato trafugato fino ad ora»
«Non hanno ancora trovato quello che stanno cercando...» commentò Aranel intuitivo.
«Lo penso anche io, ma non so cosa potrebbe essere. I luoghi violati non hanno nulla in comune, risalgono ad epoche differenti e sono tutti legati a culti magici dimenticati».
«E questi non sono forse elementi comuni?»
Rhea rimase interdetta. Nonostante il suo acume, non aveva considerato la situazione da quel punto di vista.
«La magia perduta è forte quanto e più di quella conosciuta» proseguì Aranel «questi predatori potrebbero anche aver trovato ciò che volevano, ma non potreste saperlo se ne ignoravate a monte l'esistenza. Cosa è accaduto poi?».
«La notte in cui me ne sono andata, il palazzo è stato attaccato. Non è stato un atto di guerriglia vero e proprio: alcune delle guardie si sono rivoltate contro di noi. Mio padre è venuto di corsa a chiamarmi per portarmi in salvo. Mi disse di sbrigarmi e che non c'era tempo da perdere. Lo seguii fino al camino della mia camera: pensai che se mio padre aveva deciso di utilizzare il passaggio nascosto, la situazione doveva essere molto grave. Ci precipitammo lungo il cunicolo. Potevo sentire le urla riecheggiare dalle sale oltre i muri. Mio padre seguitò a correre, incurante delle mio domande, gridate per sovrastare il frastuono delle spade che sembrava inseguirci nel cunicolo.
Sbucammo nella grande biblioteca, raggiungendo l'ala privata.  Da lì sarebbe stato possibile uscire dal palazzo senza essere notati: fu quello che mio padre mi sussurrò di fare. Mi spinse oltre la porta e se la richiuse alle spalle, lasciadomi sola. Ero disperata».
Aranel diede il tempo a Rhea di ricomporsi dagli occhi lucidi che minacciavano lacrime. La ragazza le ricacciò indietro.
«Auguri! Viva gli sposi!»
Da un tavolo vicino, si levò un grosso inno al brindisi. Tra risate e schiamazzi, una giovane coppia si alzò in piedi, circondata dagli amici con i boccali ricolmi di birra. Rhea osservò con malinconia la scena: essere una principessa non rendeva automaticamente il suo dramma un dramma collettivo. Cercò di riprendere il controllo.
«Qualche settimana dopo sono riuscita a entrare "in contatto" con mio padre».
L'enfasi usata in quell'espressione, spinse Aranel a interromperla « Quando dici entrata in contatto, intendi... »
«Che ho superato lo spazio e il tempo che ci divideva; ho comunicato direttamente con lo spirito di mio padre» completò lei «sì, hai capito perfettamente».
Quello che Rhea gli stava dicendo aveva dell'incredibile. Per il tempo che lui aveva trascorso al monastero, entrare in contatto con sua sorella Bryn era stato impossibile. Certo, le circostanze in quel caso erano molto più complesse, ma lo stesso bonzo che lo aveva aiutato nell'apprendere quell'abilità, lo aveva sempre messo in guardia su quanto fosse difficile riuscire ad ottenere dei buoni risultati, specie nel suo caso. Troppe le emozioni in gioco. Possibile, dunque, che Rhea ci fosse riuscita davvero con tanta semplicità? Eppure aveva la certezza che lei non gli stesse mentendo.
«E cosa è accaduto?» le chiese.
«Mi ha chiesto di venire a cercarti, perché solo tu avresti potuto aiutarci in questo frangente».
Aranel abbassò leggermente il capo; i suoi occhi si erano fatti più piccoli, qualcosa si muoveva nella sua mente. Era chiaro che la sua attenzione a quanto stava ascoltando era totale. Rhea si sentì quasi sollevata nel vederlo così attento.
«Non mi stai dicendo tutto» la biasimò. Rhea rimase in silenzio a fissarlo dubbiosa: era lei ad essere così poco ermetica o lui era in grado di leggerle la mente?
«Perchè tuo padre avrebbe detto di venire a cercare proprio me?»
Rhea si rasserenò per quella domanda che escludeva ogni condizione telepatica appena supposta.
«Perchè il tuo nome era stato suggerito qualche giorno prima da Valear, il nostro consigliere che si stava occupando da vicino delle incursioni misteriose ai templi. Io avevo spesso sentito parlare di te, il tuo nome è molto noto a Lantis, come cacciatore di taglie. Valear disse che la tua esperienza avrebbe potuto tornarci utile a risolvere il mistero, ma mio padre non era d'accordo nell'assoldare un mercenario».
Rhea si fermò un attimo per osservare Aranel, ma il suo volto impassibile non era facile da interpretare.
«E cosa gli avrebbe fatto cambiare opinione?» chiese finalmente.
«Non ne ho idea. Ma penso di essere nel giusto quando dico che le guardie che hanno attaccato il palazzo non erano padrone delle proprie azioni...»
Le ultime parole di Rhea spinsero Aranel ad intervenire nuovamente, contro ogni previsione della ragazza: «Intendi dire che è stata utilizzata la magia per controllare le loro menti?»
La ragazza annuì.
«Servirebbe un controllo notevole per lanciare un incantesimo con una portata simile. Perchè hai quest'idea?»
«La notte dell'attacco, durante la cena, ho sentito una specie di forte vibrazione avvolgere l'intero palazzo, forte abbastanza da provocarmi un profondo senso di nausea, ma sul momento incolpai qualcosa che avevo mangiato. Ho capito il motivo quando era troppo tardi».
Il tono colpevole  con cui Rhea aveva concluso la sua storia non fece presa  su Aranel che, un po' sospettoso e un po' spazientito, sentiva di dover chiarire altro.
«Perché non mi hai detto subito questa versione della storia?»
«La tua fama dalle nostre parti non ti descrive come uno pronto a correre in soccorso della gente in difficoltà. Riaccompagnarmi a casa era una valida soluzione da proporti».
Aranel parve disorientato per qualche secondo da quella spiegazione contorta. Eppure era disposto a darle un po' di credito, quantomeno alla parte iniziale; sulla "valida soluzione"... c'era ancora qualcosa che strideva. Rhea non gli aveva detto tutto. Il suo tono era diventato estremamente rigido quando lui le aveva chiesto il perché non fosse stata sincera fin da subito, come se dovesse convincere anzitutto sé stessa.

Aranel, il segreto di Terys e YuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora