Cap . 5 Il tomo

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Passò qualche lungo, interminabile minuto prima che Rhea si decidesse a parlare. «Ci capisci qualcosa?» domandò cautamente. La sua voce tradiva ancora il suo senso di colpa per non aver detto ad Aranel del libro la sera prima, quando le aveva chiesto spiegazioni, ma in quel momento non si sentiva ancora totalmente a suo agio con lui. La rivelazione di quel manoscritto avrebbe potuto comportare da parte del ragazzo anche la scelta di non proseguire oltre con lei... o peggio, il furto del tomo e la sua fuga durante la notte.

Ma il suo ennesimo salvataggio, quel suo tenderle la mano per rassicurarla...  ricacciò i pensieri in fondo alla mente, riportando la sua attenzione alla domanda posta al ragazzo. Aranel non rispose, continuò a girare le pagine completamente assorto da quel manoscritto. Rhea era certa che avesse trovato informazioni utili. Sul punto di perdere le speranze di ottenere risposta, il ragazzo le rivolse la parola.
«Non sono certo che i predatori di templi siano effettivamente alla ricerca di questo libro».
«Che intendi dire?» domandò Rhea confusa. 
Aranel posò il tomo sul tavolo e trasse un profondo respiro. 
«Conosci gli avvenimenti della Grande Guerra?»
«La battaglia magica che avvenne per la conquista del continente fatato?»
«Del continente fatato... e di ogni altro continente» precisò lo stregone.
«Sì... cioè, chi non la conosce?»
«Già, tutti bene o male la studiamo sui banchi di scuola; chi poi si interessa di magia tende ad approfondirla meglio, per ovvie ragioni...»
«Il libro parla di questo?»
«É un capitolo aggiuntivo che credo solo pochi conoscano. Io stesso lo ignoravo...» 
Rhea si fece attenta. Quella storia l'aveva sempre affascinata. 
«All'epoca della Grande Guerra il mondo magico era diviso in fazioni in lotta per ottenere il controllo delle Terre di Orys - i continenti abitati dagli uomini -  e delle Terre di Viridia - quelle del popolo fatato - dove la magia aveva la sua fonte più forte. La guerra durò diversi secoli fino a quando, per ragioni ancora sconosciute, il conflitto si spense improvvisamente. È la ragione per cui, spesso, se ne parla più come di una leggenda che di storia autentica».
Aranel chiuse il libro, girando la copertina verso Rhea. 
«Quella è la ragione per cui il conflitto terminò». Aranel indicò con un cenno la copertina.
Rhea si sollevò dallo schienale su cui si era abbandonata e osservò nuovamente incuriosita quelle raffigurazioni che ben conosceva ma che non aveva potuto mai comprendere. Era certa che ora Aranel l'avrebbe aiutata a levare la nebbia dalla sua mente.
«Stanche del conflitto che si protraeva da secoli, alcune creature del mondo magico cooperarono con quelle del mondo umano; le loro conoscenze si fusero e diedero vita a due statuette, raffiguranti idealmente un uomo e una donna o, più in generale, il maschile e il femminile dell'esistenza, che potevano essere unite attraverso i loro stessi genitali, come a compiere un atto sessuale generativo».
«E cosa avrebbero dovuto generare?» domandò Rhea.
«Le due statuette, chiamate Terys e Yuni, vennero realizzate per contenere  rispettivamente la fonte della magia della luce e quella delle tenebre» disse Aranel. Rhea sollevò istintivamente lo sguardo, sbarrando gli occhi, incerta se la sua intuizione per quella rivelazione fosse esatta.
«Hai capito bene: unendo le due statuette, si univano magia bianca e magia nera, generando il caos primordiale».
Rhea rimase impietrita. Non avrebbe mai pensato di poter sentire una cosa del genere. Lei era una novellina nel campo magico, lo sapeva bene, ma dai suoi pochi studi aveva sempre inteso che un atto come quello descritto da Aranel fosse una cosa impossibile da realizzare, sia per la pericolosità sia per l'inconciliabilità stessa delle forze in gioco.
«Ed è stato fatto?» Chiese con un filo di voce.
«Il libro questo non lo dice, ma è chiaro che se la guerra terminò di punto in bianco, qualcosa avvenne...» Aranel si avvicinò per mostrare gli angoli della copertina, dove erano raffigurati quattro simboli distinti: in alto uomo e donna, inspiegabilmente incompleti nella loro intimità, e in basso una chiave e una serratura. «In ogni caso, per evitare che un potere simile venisse utilizzato da qualcuno non previsto, i creatori separarono le statuette seppellendole ai confini del mondo conosciuto. Per una maggior sicurezza si preoccuparono anche dei genitali maschili e femminili: la chiave e la serratura, rispettivamente chiamate Ternox e Yalmox, vennero separate dalle statuette e portate in luoghi distinti».

Rhea osservò pensierosa quella copertina. L'intera storia era lì, sotto i suoi occhi, lo era sempre stata ma non aveva saputo leggerla.
«Tu credi... che sia vero?» Chiese dubbiosa.
«Tu No?»  
Era la prima volta che Aranel le chiedeva un'opinione, anche se nella sua domanda percepì il tono di chi si attende ovvia accondiscendenza. Per tutta risposta, lei rimase in silenzio e tornò a guardare perplessa l'incisione sulla copertina.
«Propongo di raggiungere la città di Varys» concluse Aranel alzandosi dal tavolo. Rhea fu colta alla sprovvista da tanta decisione.
«C'è un tale... un mercante. Si occupa soprattutto di oggetti di culto, esoterismo e manufatti antichi. Non lo conosco personalmente ma potrebbe avere delle informazioni utili da barattare con noi».
Rhea era allibita. Perché all'improvviso Aranel si era attivato con tanto zelo? Non riusciva a capire. Informazioni da barattare... Aranel voleva davvero barattare delle informazioni? Per quanto ne sapeva lei, era solito appropriarsi di ciò che gli interessava senza troppi convenevoli. Cosa era successo nell'ultima mezz'ora?
«Ma...» tentò di replicare.
«É chiaro che riaccompagnarti a casa a questo punto non può essere la nostra priorità. Volevi il mio aiuto per salvare Lantis e tuo padre. Dobbiamo capire cosa c'è di vero in quella leggenda, capire fino a dove dobbiamo spingerci».
Aranel si girò, in direzione del bagno «Mi dò una rinfrescata e partiamo».
«Ma prima hai detto che non stanno cercando il libro!» Rhea alzò la voce per raggiungerlo.
«É così infatti.»  
Sparì dietro l'angolo. Rhea rimase nella sala. Qualche commensale si era voltato a guardarla in malomodo, forse ancora indispettito per l'esplosione della notte prima, che tutti sapevano avvenuta nella sua stanza. Era chiaro che la sua presenza in quella locanda non passava più tanto inosservata. Non amava stare al centro dell'attenzione. Raccattò le sue cose dal tavolo, infilò il libro sotto il mantello e si diresse verso l'ingesso, ad attendere il ragazzo.

Aranel si risollevò, il viso bagnato dell'acqua gelida che scorreva dal piccolo tubo di legno sopra il lavandino. Guardandosi nello specchio riconobbe tutto il suo turbamento, quello che sempre temeva trasparisse. Le immagini si dispiegavano nella sua testa in modo vorticoso.


Era in una piccola stalla, stava mungendo una mucca. Poi il latte a terra, mescolato al fango e al fieno... una voce, un uomo gridava qualcosa, era furente. Un grosso lampo di luce, un vortice immenso e le grida di una ragazza, risucchiata nel vortice. 

Poi il monastero, le fiamme alte, il bonzo ferito a terra ed Aranel sopra di lui, costernato.

«Mi dispiace! Io... Io non ho potuto...l'attacco!» gli disse disperato. 

«Trova la strada verso ciò che cerchi... là fuori... la chiave è la fuori».

Il monaco gli prese la mano lasciandovi il suo medaglione. Aranel lo fece oscillare per osservarlo meglio.


L'oscillazione riportò Aranel con la mente nel bagno della locanda.  I suoi occhi fissavano il medaglione che gli pendeva dal collo, sotto la casacca, un piccolo medaglione con al centro un taglietto che poteva ricordare vagamente una serratura.

Era ora di partire. Si strofinò il viso ed uscì per raggiungere Rhea.

Aranel, il segreto di Terys e YuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora