Cap. 8 Varys (prima parte)

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Al calar del sole, raggiunsero il portone sud  della città. Dopo averlo osservato con attenzione, Rhea si chiese perché lo chiamassero portone dal momento che le fattezze erano più simili a quelle di un enorme cancello. Solo più tardi, girovagando tra viali e viottoli, scoprì che tutti gli ingressi attraverso le mura erano chiamati portoni, ma solo quello a sud aveva fattezze differenti e per una ragione molto buona: Varys sorgeva esattamente sul punto di confine tra la brughiera e il deserto, godeva di un clima eccezionalmente mite in tutti i mesi dell'anno, ma quando sopraggiungeva l'estate i portoni a Nord e ad Est venivano chiusi completamente, impedendo così ai venti torridi che soffiavano dal deserto di entrare nella città con tutto il loro carico di sabbia; le porte a Sud, sottoforma di cancelli, venivano chiuse durante la notte per ragioni di sicurezza ma consentivano il passaggio delle brezze mitiganti che scendevano dai crinali e dalle montagne. Le mura erano davvero alte come descrivevano i libri di storia che aveva letto, superavano anche il palazzo più alto di Lantis che nella regione occidentale del continente era conosciuto popolarmente come Tana delle Aquile; del resto era prevedibile che un avamposto isolato come Varys avesse un'architettura difensiva così marcata: in caso di attacco da popoli esterni, gli aiuti dagli stati alleati sarebbero giunti sempre con un certo ritardo; senza quella muraglia impenetrabile Varys non si sarebbe mai guadagnata la nomea di roccaforte più antica.

Non appena messo piede all'interno della cinta muraria, la città perdeva tuttavia quell'aspetto di baluardo inespugnabile trasformandosi in una perfetta rappresentazione su piccola scala di tutta la vita del regno. Nemmeno a Tyrth si sarebbe potuto assistere a un simile flusso di attività. Rhea e Aranel ebbero per un attimo la sensazione di essere risucchiati da un fiume in piena, un vorticare di colori e odori, sapori e consistenze, linguaggi e suoni... un fiume in piena fatto di gente proveniente dai remoti angoli del continente, ognuno contraddistinto da abiti così caratteristici e unici che identificarli tutti sarebbe risultato impossibile a chiunque: Rhea riuscì a distinguere gruppi di elfi dei boschi, dalla loro carnagione verde splendente, così eleganti ed eterei nei loro movimenti; notò qualche troll delle montagne di fango, enormi e grigiastri nelle loro vesti di cuoio di Yalgo; Aranel la scansò in fretta dalla strada tirandola per un braccio, evitandole di essere investita da una carrozza di goblin degli acquitrini salmastri....goblin su un carro? Ciò le risultò totalmente incomprensibile!
«Cerca di fare attenzione! Qui non siamo più nella foresta!» Le ricordò Aranel.
«Grazie per la precisazione, Aranel, fortuna ci sei tu a ricordarmi certe cose!» borbottò sarcastica. Lui la guardò di scherno.
Proseguirono su quella che doveva essere una delle vie principali: ai lati botteghe di fabbri e falegnami si sfidavano a colpi d'attrezzi per risolvere qualche disputa falsamente inscenata, attirando un pubblico pagante attorno alle proprie officine per riuscire a piazzare al meglio i propri prodotti. Le officine tessili declamavano i propri tessuti, lanciandoli in aria per distenderli e mostrarli in tutte le loro brillantissime tinte e sfumature: una danza leggiadra, un turbine che catturava gli occhi e i portafogli di turisti che si lasciavano abbindolare da storie fantastiche sulla loro provenienza.

Rhea era ammaliata: non aveva mai visto tanta vitalità in nessuna delle grandi feste pubbliche di Lantis, che a confronto potevano sembrare un piccolo ritrovo di quartiere.  Ma i colori e il movimento non erano la sola cosa a riempire quell'atmosfera così frizzante e viva: anche i profumi di spezie, del cibo, gli aromi provenienti da ogni regione si mescolavano e saturavano l'aria creando abbinamenti e fragranze sempre nuovi, pungenti, freschi, dolci, aspri... Varys era un labirinto senza fine per i sensi, una sfida continua a mantenere la lucidità: l'olfatto poteva salire nelle più alte vette mentre l'occhio veniva rapito dalla bellezza di una stoffa passeggera e il gusto si ancorava a un piatto come se fosse cibo per gli déi...
Rhea fluttuò qua e là per la strada, trascinata in una spirale di sensazioni senza fine; Aranel dovette spesso tornare sui suoi passi per accertarsi che la ragazza lo seguisse: avrebbe dovuto avvertirla prima di entrare che quello era un labirinto in cui perdersi, era praticamente scontato se non si badava a dove si stava andando. Rhea continuò a muoversi rapita dai mille stimoli, fino a che un'immagine non catturò completamente la sua attenzione, restituendole di colpo il senso della realtà.  

Aranel, il segreto di Terys e YuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora