Capitolo XIV. Una risata risolve ogni problema, o quasi

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La pira continuava a bruciare, i corpi dei tre Berretti Rossi e della pecora non erano ancora stati consumati dal fuoco, anche ora che Jonah era andato a dormire. La casa era silenziosa e Thranduil non poteva stendersi e riposare.

Erano stati a un passo da attaccare Hannah. E lei non avrebbe potuto nulla contro di loro, perché Jonah non le aveva insegnato nulla.

La nonna di lei però aveva cercato di prepararla.

«Un indumento messo al contrario basta a vedere oltre il glamour, ha sempre detto nonna Woolbridge» gli aveva spiegato Hannah, quando l'aveva aiutata a togliere la giacca ed era rimasto sorpreso dalla maniera in cui l'aveva indossata.

Jonah aveva dimostrato spesso di essere contrario ai racconti di sua madre ed era stato proprio uno di questi a proteggere Hannah il necessario perché Thranduil arrivasse. Strinse i pugni e inspirò a fondo.

Non poteva dimenticare come Hannah era stata pallida quando l'aveva riaccompagnata a casa, gli occhi sgranati, le pupille dilatate e non solo per il buio. L'aveva fatta sedere sul divano davanti al fuoco e si era seduto di fianco a lei. Non sapeva cosa facessero gli Uomini in quei casi, così le strinse una mano tra le sue e le mormorò racconti che si tramandavano sul Risveglio e sulla Grande Marcia, finché lei non era tornata a guardarlo e a rendersi conto di quello che le stava dicendo.

Jonah le aveva consigliato di andare a letto e lei lo aveva fatto, in silenzio.

Ora Thranduil aveva l'orecchio teso, per sentire eventuali incubi, ma dai passi avanti e indietro nella sua camera Hannah sembrava ancora sveglia. Non era certo se fosse meglio o peggio così.

Era stato a un passo da perdere Hannah. Ci sarebbe voluto un nonnulla e la sua vita sarebbe finita sulla terra battuta del cortile. Le vite dei mortali erano così fragili ed era stato facile dimenticarlo, quando gli unici contatti con gli Uomini che aveva avuto erano con i commercianti di Dale prima ed Esgaroth poi e gli Uomini dei Boschi – con cui le sue guardie scambiavano informazioni per far fronte ai ragni e, talvolta, ne portavano a palazzo per guarirli, nei casi in cui uno di loro restava ferito in un'operazione congiunta.

La verità era che non aveva mai tenuto alla vita di un mortale. Non aveva mai sperimentato in prima persona le molte possibilità di morte che incontravano nel loro cammino. Thranduil poggiò la fronte contro il vetro freddo. Ci sarebbe voluto un nonnulla e Hannah non sarebbe stata più.

I passi nella camera di Hannah uscirono nel disimpegno e discesero le scale.

Cosa stava facendo?

Thranduil aprì la porta e, poco dopo, la vide riemergere dal piano terra con una scaletta di cinque gradini sotto braccio e una coperta di lana sulla spalla. Inarcò un sopracciglio e si scostò quando Hannah filò verso di lui. Le richiuse la porta alle spalle e la seguì con lo sguardo.

Hannah posizionò la scala in un punto poco distante dalla porta della stanza da bagno, vi salì e posò le mani sui uno dei quadrati del soffitto. Una pressione lieve e quella zona si abbassò il necessario perché Hannah ne afferrasse gli estremi con le dita e aprisse una botola.

«Dove stai andando?»

«In soffitta. E tu verrai con me».

Hannah mise le mani oltre la botola e, dopo aver armeggiato un po', tirò giù una scala a pioli.

«Sicura di star bene?»

Hannah gli lanciò un'occhiataccia e salì la scala su per la botola. A Thranduil non restò che seguirla.

La soffitta era coperta da uno strato di polvere, che gli irritò subito il naso e lo fece starnutire. Hannah ridacchiò nella semioscurità, illuminata dalla luce del cielo che filtrava attraverso le ante di legno che coprivano i vetri della finestra.

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