Capitolo XVII. Parole, parole e panini farciti

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Hannah tirò fuori dalla sacca il pranzo, ossia due panini farciti di cui sembrava molto fiera e che addentò con gusto.

«Ho una fame tremenda» disse lei, cogliendo il suo sguardo.

Thranduil ridacchiò. «Non ne dubito. Io stesso sono più affamato di quanto dovrei esserlo».

Hannah sbuffò e gli tirò un calcio, molto amichevole.

panini sparirono in pochi morsi e Thranduil si rivolse verso il mare e si tirò Hannah sulle gambe. La avvolse con le braccia e le posò il mento sulla testa, felice di sentirla ammorbidirsi contro di lui, calda e tranquilla come non era abituato a vederla.

Il rombo delle onde e le urla dei gabbiani erano gli stessi in entrambi i mondi. Non aveva più la sensazione di essere un estraneo. Quando aveva smesso di sentirsi così? Era stato quando aveva riconosciuto le costellazioni e scoperto che erano simili a quelle create da Elbereth? O quando aveva stretto Hannah tra le braccia, respirato il suo profumo, premuto le labbra contro le sue?

Certo, non aveva ancora fatto luce sulle ragioni di chi lo aveva portato in questo mondo. E non voleva considerare l'eventualità di tornare in una foresta di cadaveri. Non voleva ricordare il sogno che Arodel aveva avuto prima di morire. Non voleva guastare questo momento di serenità con pensieri di morte.

Thranduil posò la guancia contro i capelli di Hannah. L'ultima volta che si era rifiutato di guardare la realtà, che si era appigliato alle illusioni di pace che gli erano state tanto care, Arodel si era lasciata morire. Questa volta c'era in gioco la vita di Legolas.

Però, non riusciva a sopportare l'idea di abbandonare la tranquillità di questo mondo per tornare nell'ombra della Terra di Mezzo. Era un codardo. Preferiva l'idea di lasciare il suo popolo da solo ad affrontare gli Orchi, piuttosto che affrontare di nuovo la guerra. I primi secoli di quell'Era gli sembravano così lontani e brevi ed erano stati marchiati a fuoco nella sua memoria dalla morte di Arodel. Il ricordo dei giorni felici ad Harlond era ancora più distante.

Questi giorni con Hannah erano i giorni migliori che avesse passato negli ultimi millenni.

E presto sarebbero finiti.

«Dici che domani la brughiera potrebbe essere percorribile?»

Hannah si riscosse e sollevò la testa, gli occhi sgranati. «Vorrei che–» iniziò a dire, ma non concluse la frase e sospirò. «Ci dobbiamo andare lo stesso. Non posso sopportare il peso di quella dannata promessa».

«La promessa ti sta tormentando in qualche modo?»

Hannah grugnì e scrollò le spalle.

«Non basta che sia io a ritardare le ricerche?»

Hannah sorrise e gli tirò una pacca alla guancia. «Questa gita al mare è una mia idea. Certo, potremmo partire ora e andare a cercare un'altra grotta».

Thranduil le strofinò le labbra contro la fronte. «Jonah ha detto di rientrare prima che faccia buio».

«E da quando ascolti quello che ti dice papà?»

Thranduil tirò la testa indietro e inarcò un sopracciglio. «Da quando serve a tenerci fuori dalla portata dei Berretti Rossi».

Hannah ridacchiò. «Non fa una piega» disse e si mordicchiò il labbro inferiore. «Non riesco a trovare giusto che il mio gregge debba essere sacrificato, solo perché papà non vuole che i Berretti Rossi fuggano fuori dalla brughiera. Non potrebbe... recintare la brughiera per impedire che scappino?»

«Se non lo ha già fatto, forse non può, non credi?»

Hannah lo guardò con gli occhi stretti. «Non è che tu conosci qualche magia elfica che potrebbe avere lo stesso effetto?»

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