Capitolo XX. Non è tornato tutto alla normalità

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Thranduil la posò per terra, badando a non farle battere la testa, e uno stridore di metallo si levò nella sala.

Ma che diavolo stava facendo?

Hannah corrugò la fronte, si mise a sedere e prese la torcia dalla tasca del giaccone. Ma Thranduil sembrò non accorgersi del movimento, gli occhi rivolti a Legolas a qualche passo da loro.

«Padre».

Era proprio lui. Hannah non si era sbagliata. Il nome sussurrato da Thranduil glielo aveva confermato, anche se lei continuava a non credere ai suoi occhi. Così come il padre, anche Legolas era molto simile alla versione cinematografica, ma meglio. Il viso era affilato, ogni angolo di quei lineamenti non aveva nulla a che vedere con un mortale. Era più reale. Più elfico. Quello non era un attore in costume: quello era il vero Legolas.

Ma non avrebbe mai immaginato di vedere quell'espressione sul suo viso. Hannah avrebbe voluto stringere Thranduil e dirgli che avrebbero risolto. Che avrebbe parlato con suo figlio, gli avrebbe spiegato le sue motivazioni e si sarebbero chiariti e tutto sarebbe tornato come prima, meglio di prima.

Hannah gli avrebbe voluto dire tutto ciò, ma Legolas sfilò tre frecce dalla faretra appesa alla cintura, ne incoccò una e tese l'arco, con uno scricchiolio di legno e corda, puntando dritto a Thranduil.

«Legolas?»

Thranduil la scavalcò e si piazzò tra lei e Legolas, senza rivolgerle lo sguardo. Chissà perché l'aveva distesa a terra come se fosse stata svenuta.

Oh.

Hannah si mise in piedi, ma nessuno le prestò attenzione.

«È qui che sei stato per tutto questo tempo?» disse Legolas, a denti stretti. «Sei stato in questo posto, con quella donna, mentre il bosco bruciava e la nostra gente moriva

Thranduil cambiò posizione con fruscio di vesti e il graffiare a terra del metallo. Hannah non riuscì a vedere la sua espressione, ma non fu per quello che si spostò al fianco di Thranduil: non poteva distogliere l'attenzione da Legolas. Non quando aveva una freccia puntata contro Thranduil. Ma non le era difficile immaginare la sua espressione, né immaginare il dolore che doveva star provando. Ne sentiva anche lei una parte, al solo pensiero di quel che sia agitava nella mente di Thranduil.

Hannah non avrebbe mai voluto trovarsi al posto di Legolas, non avrebbe mai voluto trovarsi al posto di Thranduil.

«Metti giù l'arco e parliamone» disse Thranduil, con una calma che Hannah faticava a mantenere.

Legolas strinse gli occhi. Forse la torcia puntata sul viso stava facendo effetto.

«Non c'è più niente di cui parlare. Non è rimasto più niente!»

La freccia partì dall'arco con un sibilo. Per la fretta di spostarsi, Hannah inciampò e si ritrovò gambe all'aria per terra, la torcia rotolata poco più in là. La recuperò e cercò Thranduil, per trovarlo accovacciato dalla parte opposta, la spada in mano.

Legolas incoccò un'altra freccia e la puntò verso Thranduil. Non aveva davvero intenzione di usare la spada su suo figlio? E Legolas non aveva davvero intenzione di colpire suo padre, vero? Vero? Hannah deglutì.

Thranduil si mise in piedi e Legolas lasciò andare la corda dell'arco. Con un altro sibilo, la freccia volò verso Thranduil. La spada brillò nella penombra, un tintinnio metallico e la freccia cadde a terra, con un rumore di legno contro la pietra.

Legolas incoccò ancora un'altra freccia.

Era assurdo!

«Fermi!» urlò Hannah, ma nessuno dei due le prestò attenzione.

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