6 Moto

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Le settimane passarono lente e monotone e l'uragano denominato Geremia Bianco non s'affacciò più alla mia finestra.

Le ante erano sempre aperte ... ma lui non veniva più.

Nel frattempo, a scuola, la notizia della mia incarcerazione era passata di moda e il mio soprannome si era dissipato come la nebbia del mattino.

Ero tornata una semplice comparsa nella vita degli altri.

Il mio anonimato riacquisito da poco, servì, però ad avvicinare June di nuovo a me.

A lezione si mise di nuovo vicino a me.

Non parlammo molto.

Le nostre parole si limitarono a delle scuse da parte sua per avermi dato quella maledettissima canna e da una mia scrollata di spalle.

Inoltre mi annunciò di aver rotto con Robby; notizia che fu accolta bene da parte mia.

Quel bastardo l'aveva tradita con una puttanella da quattro soldi.

Quando suonò l'ultima campanella mi precipitai fuori per correre alla fermata del'autobus.

In cortile una piccola folla si era radunata.

Inizialmente non mi importava, la mia missione era arrivare in fretta alla fermata.

Dovevo essere Anonima.

Anonima

Anonima

Anonima

-Ei, Elenoire-

Cazzo.

Mi voltai.

La folla si era divisa, e in mezzo ad essa emergeva un centauro.

La moto nera tirata a lucido, il casco bianco , la tuta impermeabile spiegazzata .

E si stava avvicinando a me.

Cazzo

-Chi sei?- ringhiai

Lui scoppiò a ridere, poi si tolse il casco.

-Non mi riconosci?-

Era Geremia Bianco

Annuii -Cosa ci fai qui?-

-Avevo voglia di vederti-

Di nuovo quella risposta.

Ma non aveva altri pensieri in testa?

Certo, mi facevano impazzire le sue due visite a sorpresa ma ... era un pochino uno stalker.

-E poi volevo farti fare un giro- disse e indicò la moto.

La proposta era allettante

-Mi dispiace ma ho l'autobus-

Fottiti autobus.

Fottiti Elenoire.

Il sorriso si smorzò sul suo volto -Ti posso accompagnare io a casa- mi rivolse un sorriso complice -So dove abiti.

Decisamente uno stalker

Ma io annuii e come una cretina lo seguii.

Tutti ci guardavano.

O meglio fissavano lui con ammirazione e me con smorfie di dissenso.

Nessuno riusciva credere come una come me poteva aver trovato un tizio affascinante come lui.

E a essere sinceri non lo riuscivo a credere neanche io.

Mi porse il casco.

Era nero e sulla nuca aveva disegnato un angelo stilizzato, forse un'icona di qualche band.

Montai in sella e lui salii davanti a me.

Mi strinsi a Geremia.

Il suo odore mi riempii le narici.

Diede gas e la moto rombò.

Una colonna di fumo si alzò dai tubi di scappamento.

La folla si spostò e Geremia partì.

Inizialmente andò veloce.

L'aria mi sferzava la faccia, ma non replicai

Mi faceva piacere..

L'odore dello smog mescolato a quello dell'erba tagliata si mescolava nel mio naso.

Era quella la pace.

-Se continui così potresti toccarlo-

Scrollai le spalle e lui scoppiò a ridere, poi continuò -Le tue mani!-

Le guardai e restai inorridita.

Le mie dita picchiettavano sui suoi fianchi, vicinissime al suo ... coso.

Le ritirai -Scusami tanto, scusa ...- dissi mortificata.

Lui rise di nuovo

-Tranquilla-

Ma io non ce la facevo.

Mi fissavo schifata le mani; un attimo prima erano strette al suo addome e poi ...

Dio, perchè?

Cosa avevo che non andava?

Forse avevo qualche neurone andato oppure la canna mi aveva cambiato la personalità.

Stavo diventando bipolare?

Il resto del viaggio fu strano.

La moto procedeva lentamente, sobbalzando , e io mi tenevo stretta a sellino.

Lui non diceva niente.

Arrivammo davanti a casa mia.

La macchina di mio padre non c'era.

Dio sia lodato!

Avevo evitato un'altra sfuriata.

Scesi dalla moto e feci per andarmene.

-Ele, il casco! -la voce mi arrivò alle spalle, seccata.

In effetti aveva ragione.

Indossavo ancora il casco.

Lo tolsi lentamente e glielo restituii; l'afferrò grugnendo.

Mi voltai e corsi al portone.

Dietro di me la moto ripartì rombando.

(GOOD) BYE#Wattys2015Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora