L'Alba

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Hermione Granger non avrebbe mai immaginato di attraversare di nuovo quel salone sulle sue gambe. Eppure lo stava facendo.

Aveva il volto pulito quel giorno. Indossava una tunica da strega vecchia e di qualche taglia più grande addosso - le svolazzava intorno alle caviglie magre. Per la prigionia avevano dovuto darle altri abiti, tanto era durata.

Un senso di vertigine l'assalì in quell'ambiente dal soffitto immenso. Dopo la stanzetta della sua prigionia, le sembrava di camminare davvero in un sogno.

Aveva assistito all'intera scena, atterrita. Era sgattaiolata fuori dalla sua prigione che non aveva mai avuto alcun limite, per lei.

Era stata la sua paura a tenerla dentro, dopo tutto.

La morta per il mondo oltrepassò un terzetto di Elfi che usciva sorreggendo un fagotto informe.

Bellatrix Lestrange si dibatté ancora più forte quando la vide.

Lucius Malfoy, dal suo trono, si voltò di scatto.

Non la anticipò, anche se Hermione aveva l'impressione da quel suo ineffabile sorrisetto, che sapesse già cosa stava per dire.

Ma forse no, Lucius Malfoy non lo sapeva.

Hermione era di fronte alla donna che le aveva regalato uno sfregio perenne all'interno del braccio. Lei era impotente e furibonda, tenuta a bada da un incantesimo di gran lunga più potente di quelli che chiunque - a parte il mago nel fagotto degli Elfi - avesse mai prodotto. Era disperata e guardava ogni cosa senza poter fare nulla.

Hermione si sentì di colpo nuda sotto la tunica. I capezzoli le erano diventati duri per il freddo, forse - l'aria nella stanza era stantia. La sua non era una nudità fragile. Non si era mai sentita più calma in vita sua.

Quella era l'alba di un nuovo giorno, anche se il sole non era ancora sorto. Erano le quattro di mattina e tutto avrebbe dovuto essere immobile e gelido. Lord Voldemort avrebbe dovuto prepararsi alla presa di Hogwarts.

Lucius Malfoy non le risparmiò una lunga, indolente occhiata che abbracciò il suo magro, sfacciato corpo. Con lo stesso gesto che appena una settimana prima aveva rivolto a Draco, le allungava una Bacchetta.

La sua.

Riaverla fu come rinascere. Hermione Granger si sentì di nuovo integra dopo tanto tempo.

Riservò uno sguardo calmo alla reazione di Bellatrix, un ricordo ben vivo di antica paura le artigliò la schiena.

Il tempo di chiedersi dove mai fosse finita Narcissa Malfoy - sua sorella - che la sua bocca si era aperta. E nessuna Narcissa Malfoy era accorsa per cacciare l'indegna Mezzosangue dal suo regno.

"Immagino che non le serva un'altra Bacchetta, adesso,"

Fu come se gli avessero fatto un massaggio rigenerante con un qualche olio: Lucius sorrise di piacere.

"No, Granger. Non mi serve."

"Solo la Stecca della Morte e l'Altra Stecca."

Lucius Malfoy ne fu spiazzato ed Hermione affondò, con voce soave: "Intendo quella che ha tra le gambe."

Lucius esplose in una fragorosa, ammaliate risata. Hermione vide con la coda dell'occhio il volto di Bellatrix rigarsi di lacrime. Si chiese anche cosa avrebbe detto Lucius agli altri Mangiamorte, a quanti erano probabilmente in attesa di un segnale per l'invasione. Narcissa, il resto del mondo, tutti enigmi. Ma Lord Malfoy sembrava così sicuro. Così calmo.

"Tu credi?" Flautò, riagganciandosi subito ad un discorso di natura molto diversa dagli interrogativi inespressi di Hermione.

Hermione infilò la bacchetta nell'unica tasca della tunica.

"Se vuole darmela, mi prenderò anche quella."

Lucius gettò il lungo collo all'indietro e non rise così forte solo perché stava parlando.

"Oh, ragazzina, sei uno spasso... senti." E fece un cenno in direzione di Bellatrix.

"Occupatene tu."

Ma Hermione sentì la risposta salirle alle labbra ancora prima di ogni cosa. "No."

"No? Neppure dopo tutto quello che ti ha fatto?"

"Che mi avete fatto."

Quella chiusura, senza acredine, senza traccia di rabbia, era una constatazione così logica che Lucius non poté replicare.

Invece sollevò lentamente la mano della Bacchetta. Ma Hermione si voltò.

Così vide solo il bagliore verde, un riflesso accecante sul lucido  mobile accanto alla porta.


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