Il sarto

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Hermione Granger non si trovava tra amici.

Nemmeno in un milione di anni, sentiva, avrebbe potuto definire amico uno dei presenti. Si trovava da sola, forse per la prima volta da quando aveva undici, dodici anni.

Prima, nel mondo Babbano, era stata sola tra i suoi coetanei. Gli altri bambini tendevano ad isolarla, li spaventava quella coetanea capace di ragionamenti tanto superiori e penetranti. In seguito Hermione aveva deciso di usare quell'intelligenza che a quanto pareva le costava la solitudine come una specie di presentazione di se' stessa. Era arrivata ad Hogwarts così ed il suo isolamento era stato ribadito fino all'arrivo di Harry e Ron nella sua vita.

Quella mattina di tanti anni prima, Hermione aveva sentito Ron dirle alle spalle l'amara verità: ' deve essersi accorta che non ha amici'.

Non aveva idea di quanta ragione ci fosse in quella sua semplice frase.

Poi la sorte li aveva scaraventati tutti e tre sulla stessa strada di un letale Troll di Montagna. Da quel momento in poi aveva scoperto in Harry e Ron degli amici. I primi veri amici di tutta la sua vita. Con loro aveva imparato a scherzare, a prendersi in giro, con loro la sua intelligenza non era un problema e se pure i due ragazzi la prendevano spesso in giro per la sua naturale inclinazione alla saccenza, il legame tra di loro era indissolubile.

Hermione non era mai più stata sola, da allora. Era stato come se l'effetto di Harry e Ron, così diversi eppure amici, si fosse esteso a macchia d'olio. Il suo comportamento era cambiato, anche nei confronti degli altri suoi coetanei.

Poi si era innamorata di Ron, e neppure questo aveva indebolito il trio: Harry, fedele come un fratello, l'aiutava a gestire le intemperanze dell'amico. Il rapporto tra Hermione e Ron non era stato mai idilliaco.

Poi il trio si era allontanato, grazie alle macchinazioni di Villa Malfoy che l'avevano fatta credere morta al resto del mondo.

Hermione si rendeva conto che al fianco di Ron ed Harry ed in mancanza di quella situazione assurda non avrebbe mai avuto l'opportunità che stava avendo ora.

Trovarsi di fronte a se' stessa senza appoggi, confondenti o scusanti.

Per quanto tempo si era considerata, senza saperlo, uno di tre?

Per quanto tempo era stata solo grata ad Harry e Ron di averla soccorsa con quel Troll di montagna al primo anno ad Hogwarts?

Lo era ancora, tutte queste cose.

Ma la donna che si teneva nell'ombra di una grande nicchia del salone principale del Malfoy Manor era davvero morta e poi rinata.

*

Lucius Malfoy, un re sul suo trono, annunciava al mondo che era finita. Gli altri ci avevano messo un po' ad accettare la morte di Bellatrix. Molti si stavano chiedendo dove fossero finiti la signora Malfoy e suo figlio. Se pure lo sapeva, lord Malfoy non informò il suo uditorio.

Hermione, dalla sua postazione sicura, voleva scartare l'idea che avessero fatto la stessa fine di Bellatrix, ma non poteva esserne sicura.

La Bacchetta poteva modificare la personalità di un mago, renderlo spietato e persino folle. La sua storia d'altronde era una scia di sangue che attraversava i secoli.

E se aveva capito una cosa di Lucius Malfoy era che bramava il potere.

Il sole era finalmente sorto ed a quei cinque uomini veniva offerta una generosa colazione. Le tende erano state tirate, il fuoco ardeva nel camino, il vasellame scintillava. 

Soprattutto il lampadario era stato ripristinato in fretta e furia. Se l'Oscuro Signore aveva detestato la luce e il luccichio dell'oro, Lord Malfoy li adorava. Rowle teneva i suoi occhi affilati come lance su Lucius. La tazzina bordata d'oro da cui sorbiva il caffè sembrava ridicola tra le sue manone rozze.

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