Capitolo IX

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HARRY 


Harry avrebbe preso volentieri Louis a calci per avergli ricordato quanto fosse bello essere toccati da lui. Lo aveva sostenuto quando si era tolto le scarpe e poi gli aveva accarezzato il sedere con la mano prima di allontanarsi. Il sesso di Harry si era indurito e aveva trattenuto il respiro. 

Che cosa cavolo pensava di fare? Stava flirtando con lui? No di certo. 

Gli aveva fatto capire chiaro e tondo che non era nulla per lui, se non un ricordo del passato che avrebbe presto dimenticato. Harry lo seguì attraverso la distesa di neve del passo e lungo il crinale, oltre la linea degli alberi fino al limitare di una radura. Prima di uscire dall'ombra delle fronde, Harry si accorse che alcuni dei ragazzi si erano fermati per sgranocchiare qualcosa. Avevano tirato fuori sacchettini pieni di noci e frutta disidratata, e stavano sorseggiando acqua. Appena Louis ebbe appoggiato il suo zaino per terra davanti a lui, fece scattare il braccio di lato, davanti al suo petto, come le madri che frenavano troppo bruscamente con la macchina. "Cosa c'è che non va?" gli chiese Harry. 

"Shh. Ragazzi, guardate," rispose Louis con un mormorio, sollevando l'altro braccio per indicare un punto tra gli alberi. Dall'altra parte della radura, a una distanza pari circa a un campo da football, c'erano un paio di orsi. Uno stava vagando fra i fiori, odorando intorno, mentre l'altro era seduto dritto e annusava l'aria. "Oddio," sussurrò Lucky. Gli altri ragazzi lo seguirono a ruota, mormorando la loro sorpresa davanti a quella vista insolita. Harry rimase lì in adorazione, e tutto ciò a cui riusciva a pensare era quanto fosse incredibile che quel gruppo di ragazzini di città si trovasse immerso nella natura, a sole poche centinaia di metri da due orsi. Colse un movimento con la coda dell'occhio e notò Zayn. Lo stava guardando con un sorriso soddisfatto ed eccitato, e Harry capì che provava esattamente quello che provava lui. 

Missione compiuta: dopo mesi di preparativi e speranze erano lì, finalmente, a osservare i ragazzi che vivevano esperienze meravigliose. Harry sentì una mano esitante posarglisi sul gomito, si girò e vide Calvin, lui fra tutti, stringergli la manica della maglietta. "Stai bene?" gli chiese Harry a bassa voce. Sembrava terrorizzato, ed era quasi certo che fosse sull'orlo delle lacrime. 

Calvin scosse la testa. "Ho paura, H." Parlò con voce così flebile che non credeva sarebbe riuscito a sentirlo se non fossero stati tutti in silenzio. Ma Harry era l'unico ad averlo udito, e si voltò per rimuovere lo zaino e posarlo a terra, cercando di fare meno rumore possibile. Incontrando lo sguardo di Louis, Harry fece un cenno con la testa verso Calvin e il tracciato che si erano lasciati alle spalle; poi mise un braccio intorno alle spalle del ragazzo e lo condusse di nuovo nel bosco, abbastanza lontano dagli orsi da farlo sentire al sicuro. Quando furono a una distanza sufficiente dal gruppo, così da non poter essere sentiti, Harry si voltò verso di lui. "Ti va di parlarne?" Si passò i denti sopra il labbro superiore, valutando la sua domanda. Un uccellino bianco e nero si posò su un ramo nelle vicinanze e trillò, facendolo ridacchiare. 

"Persino quell'uccellino non ha paura degli orsi. Sono una fighettina." 

"Prima di tutto, quell'uccellino può volare via al minimo rumore, perciò non ha nulla di cui preoccuparsi. Secondo, non sei una fighettina, e potresti non usare mai più quella parola?"

Calvin sospirò ma non alzò lo sguardo. "Sei gay?" La domanda lo colse totalmente di sorpresa, non tanto perché sembrava essere sbucata dal nulla, ma perché credeva che tutti i membri del gruppo sapessero del suo orientamento sessuale. Non ne faceva un segreto, perché non voleva pensassero ci fosse qualcosa di sbagliato nell'essere omosessuale. Prima che potesse rispondere, Calvin continuò. "Voglio dire, mi dispiace. Non so se sono stato scortese o no, e comunque non sono affari miei. Penso che tu lo sia, però. Lo sei? Io penso di sì. E comunque non importa. È solo che..." Harry gli mise una mano sulla spalla per farlo smettere di parlare e aspettò che lo guardasse negli occhi. 

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