Epilogo

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Otto mesi dopo

H.

«Gesù,» mugolò Harry. Louis lo spinse contro le fredde piastrelle della doccia e cominciò a scivolare avanti e indietro, fuori e dentro di lui. Gli coprì le mani con le sue sul muro e intrecciò in automatico le dita alle sue. "No, sono solo io," lo corresse, prima di mordicchiargli il lobo dell'orecchio.

Il corpo di Louis imponente sovrastava quello di Harry; erano incollati dalle spalle ai glutei, e Louis impediva all'acqua di scivolargli addosso. Ma non aveva importanza, perché il suo calore corporeo lo scaldava più di qualsiasi doccia o coperta. "Stupido," replicò con una risata. "Muoviti a scoparmi o faremo tardi."

Louis gli lecco il collo e rallentò ancor di più i movimenti dei fianchi. "Bisogna fare qualcosa per quella bocca, le piace troppo comandare," mormorò.

Fremette, immaginando tutte le cose che avrebbe potuto fargli. Giró la testa per poterlo guardare da sopra la spalla. Ogni pensiero riguardo possibili ritardi sfumò mentre fissava i suoi bellissimi occhi blu.

"So da cosa potresti iniziare," rispose. Una scarica di piacere gli saettò per il corpo quando Louis roteò i fianchi contro il suo corpo, affondando ancor più in profondità. Poi Louis posò le labbra sulle sue e gemette.

"Ti amo così tanto, piccolo," sussurrò contro le sue labbra. A quel punto non fu più tempo di scherzare, e Louis iniziò a muoversi con forza e precisione. Harry non aveva nulla a cui aggrapparsi, per cui dovette affidarsi solamente a lui per rimanere in piedi. Esattamente come aveva fatto durante le difficoltà che avevano affrontato in quegli otto mesi. Si sostenevano a vicenda. Si prendevano cura l'uno dell'altro. Si amavano.

"Ti amo," gli disse Harry, mentre sentiva l'orgasmo risalire la spina dorsale. Il respiro di Louis era caldo e affannato contro il suo orecchio, e lo strinse con una forza inimmaginabile. Continuò a spingersi dentro di lui; Harry non si era mai sentito più al sicuro o amato.

"Il mio amore" sussurrò.
Quelle parole scatenarono il suo orgasmo, seguito pochi secondi dopo da Louis. Non si sentiva più le ossa quando l'ondata di piacere cominciò a placarsi, e Louis continuò a tenerlo stretto per non farlo cadere. Louis si sfilò da dentro di lui  e si spostò, lasciando che l'acqua tornasse a scorrergli addosso. Quando ebbe finito di ripulirsi, e quando le sue gambe non gli parvero più fatte di gelatina, Harry riuscì a rigirarsi tra le sue braccia e a dargli un vero bacio del buongiorno.

"Giorno," mugolò Harry, tra un bacio e l'altro.

"Giorno piccolo" rispose lui, assonnato.

Harry si liberò dalla sua presa, con riluttanza. "Sarà meglio darci una mossa, o finirà che sarà Lolly a guidare," disse. Lo baciò sulla guancia e poi uscì dalla doccia per asciugarlo. Quando aprì la porta del bagno, quasi inciampò su Clifford. Di solito dormiva con Lucky, ma quando era ora di colazione andava sempre a cercarlo, visto che Harry era quello che si alzava per primo al mattino. Il cane gli lanciò uno sguardo di rimprovero, come se sapesse cosa avevano appena fatto lui e Louis.

"Se tu avessi ancora certe parti del corpo, capiresti," gli rispose, avviandosi verso la cassettiera per recuperare dei vestiti da indossare. Clifford lo seguì fuori dalla camera e Harry gli diede da mangiare prima di iniziare a preparare il caffè. Una volta che lo ebbe fatto uscire in giardino, Harry si affrettò ad andare a svegliare Lucky.

"Forza, ora di alzarsi," lo intimò, accendendo le luci e tirandogli giù le coperte. Le gettò sul pavimento prima di avvicinarsi alla finestra e scostare le tende.

"È troppo presto," gemette Lucky, coprendosi la testa con il cuscino. "Esco tra quindici minuti. Se non vieni in macchina con me, suppongo tu voglia andare a prendere zia Lolly con Louis."

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