Capitolo VI

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HARRY


Si stava facendo buio e i ragazzi si stavano sistemando a gruppi per la notte quando Harry riuscì finalmente a parlare a quattrocchi con Louis, lontano da loro, riguardo a quello che era successo con Zayn. Avevano avuto una sorta di scontro, subito prima che Louis sparisse per tutta la durata della lezione di pesca. Era tornato per aiutarci con la cena, ma non aveva detto una parola. Quando Harry lo vide dirigersi verso il ruscello attraverso il bosco con Clifford, decise di seguirlo. Appena Harry raggiunse il corso d'acqua e si rese conto che era dietro di lui, si voltò e lo fissò in cagnesco.

"Tornatene al campo, Harry."

"Che cosa cavolo sta succedendo tra te e Zayn?" gli chiese.

"È un coglione. Siete fatti l'uno per l'altro. Dio li fa e poi li accoppia, cazzo. Adesso lasciami in pace." Louis girò sui tacchi e proseguì lungo il torrente. Le sue parole furono come un pugno, ma soppresse il dolore e continuò: "È successo qualcosa?"

Quella volta, quando si girò, l'espressione dei suoi occhi azzurri era un misto di odio e sofferenza, e lo colpì allo stomaco. Harry si sarebbe quasi accasciato al suolo per il dolore al cuore, ma rimase fermo immobile.

"Che cos'è che non capisci, Harry? Non ti voglio qui. Non voglio parlarti. Non voglio nemmeno guardarti, cazzo." Louis serrò gli occhi per un secondo prima di piantarli di nuovo sul viso di Harry.

"Sai una cosa? Stai con quello. Pensavo che forse meritassi qualcosa di meglio, ma mi sono reso conto che non ti conosco. Siete perfetti l'uno per l'altro. Per quanto ne so, ti piacciono i tipi così. Quello di cui sono certo è che non voglio avere più nulla a che fare con te, Harry Styles, perciò lasciami in pace."

Harry rimase lì a fissarlo, conscio del fatto che avesse una grossa fetta della colpa di aver tramutato il bambino dolce e silenzioso che conosceva in quell'uomo arrabbiato e amareggiato, ma non riusciva a soffocare la frustrazione che ribolliva nel suo corpo. Harry sentiva come se avesse una ferita aperta, e il suo istinto di auto-conservazione prese vita. "Va bene. Sono giorni che mi tormento per parlarti e chiederti scusa per quello che è successo la notte in cui tua madre è morta, ma se tu sei deciso a respingermi, così sia." Harry si voltò verso il campo prima di cambiare idea e strinse i pugni. Come al solito, non riuscì a lasciar perdere: "Per la cronaca, non mi scopo Zayn. Abbiamo avuto una storia al college, ma è finita anni fa. Siamo solo amici."

"Come ti pare," borbottò Louis. "Come se mi importasse." Faceva sul serio? Harry si voltò di scatto e marciò verso di lui, ricacciando indietro lacrime di rabbia.

"Che cosa cavolo ti è successo? Quand'è che sei diventato uno stronzo del genere?" Louis si rialzò dal punto in cui si era accucciato per riempire la borraccia con l'acqua del torrente. Fece due passi verso di lui fino a che il suo petto non premette contro quello del riccio. I suoi occhi azzurri, così familiari, scintillavano nella luce tenue della luna che filtrava attraverso le fronde degli alberi.

"La notte che mi hai chiuso la porta in faccia," rispose, senza alcuna traccia di esitazione. Ad Harry tremò il mento e pregò di riuscire a trattenere le lacrime, persino se avesse dovuto tenerle attaccate ai bulbi oculari con la sola forza di volontà.

"Ti odio," disse. Suonò più come un singhiozzo che come un'accusa, e sussultò nel sentirsi pronunciare quelle parole. "La cosa è reciproca," ringhiò Louis. "Benvenuto nel club." Harry si girò di nuovo per andarsene, ma Louis lo prese per il braccio e lo fece voltare, spingendolo contro un tronco.

"Perché continui a voler aggiustare le cose?" Gli urlò in faccia, chiaramente frustrato. Il suo sesso traditore cominciò a fremere per la sua vicinanza, benché l'istinto di sopravvivenza gli stesse dicendo di scappare.

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