Capitolo 4.

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4.

Socchiudo gli occhi in preda all'imbarazzo. Non riesco a credere di aver trascorso tutta la sera a fare l'indisponente contro la persona che stavo cercando, mi sono inconsapevolmente giocata la possibilità di essere assunta.
Mi avvicino lentamente a lui che continua a sorridermi sfacciatamente, avrà sicuramente ascoltato tutto.
E ora che diavolo dico?
Mi schiarisco la voce mentre cerco il coraggio di guardarlo in faccia, merito tutte le cose che mi dirà.

<<Non avevo capito che...>>, mi blocco, vergognandomi da morire. Guardo altrove non riuscendo a mantenere il contatto visivo, non so proprio come uscire da questa situazione .

<<Me ne sono accorto>>, replica, accendendo una sigaretta direttamente dalla bocca. Ora capisco la sua arroganza, è tipica dei titolari. Questo non significa che io non pretenda un trattamento rispettoso anche da lui.

<<Potevi anche dirmelo! Avrei sicuramente compreso meglio la situazione e mi sarei risparmiata molte uscite infelici>>, torno ad agitarmi come faccio sempre quando sono sotto pressione, incrociando le braccia al petto con aria infastidita.

<<Avrei potuto, ma mi sarei perso tutto il divertimento>>, continua, prendendosi gioco di me. Questo ragazzo sta mettendo alla prova la mia pazienza.

<<Deduco che io debba andarmene>>, quasi sussurro, mi maledirò per sempre per aver sprecato questa occasione. Gira la testa verso la porta per cacciare il fumo che ha in bocca, facendomi rendere conto di stare davanti un vicolo buio e silenzioso, suppongo l'uscita d'emergenza.

<<Oggi pomeriggio la mia fidanzata mi ha detto che una ragazza dai capelli appena tinti sarebbe venuta per un colloquio e appena ti ho vista ho pensato di stressarti subito, così da metterti alla prova senza troppe parole di circostanza e convenevoli>>, confessa, lasciandomi a bocca aperta. Dunque sapeva benissimo chi fossi!

<<Se mi avessi avvisata mi sarei messa all'opera piu serenamente e avrei lavorato sicuramente meglio!>>, controbatto a tono, peggiorando la situazione. Devo imparare a starmene zitta. Mi accorgo solo adesso di stargli dando del tu, poco professionale e rispettoso, ma questo titolare è così giovane che mi riesce difficile dargli del lei. Credo che abbia solo una manciata di anni più di me. Mi chiedo se questo locale sia solo opera sua.

<<Oh che sbadato, ti chiedo scusa per questa mia dimenticanza, la prossima volta farò più attenzione>>, mi prende in giro, mettendo in mostra le fossette sulle guance che gli spuntano ogni volta che sorride. Distolgo nuovamente lo sguardo dal suo, sbuffando. È davvero difficile riuscire a sostenerlo, e le sue iridi verdi peggiorano la situazione.

<<De Martino, giusto?>>, chiede improvvisamente, confermando implicitamente di aver ascoltato la mia presentazione di poco fa con chi credevo fosse il titolare.

<<Domani mattina alle dieci ti voglio qui. Julian?>>, urla, richiamando un ragazzo dall'altra parte della stanza.

<<Tu e Kim domani mattina farete formazione a questa ragazza, avvisala tu>>, continua, e quasi svengo dalla contentezza.

<<Abbigliamento consono, pantaloni neri e camicia bianca, capelli raccolti, se andrai bene provvederò a ordinare la divisa. Domani sera qui alle 18.30, per il momento sei in prova retribuita per una settimana. Domande?>>, pronuncia tutto così velocemente che fatico a stargli dietro. Scuoto la testa, non posso crederci di avercela fatta.

<<Grazie...>>, mi limito a dire quasi imbarazzata. Mi toccherà ringraziare anche la sua fidanzata. Getta la sigaretta nel posa cenere accanto la porta prima di pulirsi la mano sul grembiule che ha in vita, per poi porgermela gentilmente.

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