Capitolo 13.

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13.

La sveglia mi desta dal sonno troppo presto. Come previsto mi sono addormentata sul divano, non ricordo nemmeno il momento in cui mi sono spogliata e ho indossato una t-shirt come pigiama lasciata in giro pur di non raggiungere la camera da letto. Eppure questa mansarda è minuscola, ma evidentemente il mio sonno non lo era. Mi costringo ad alzarmi per non rischiare di riaddormentarmi, ho bisogno di fare una doccia prima di andare all'appuntamento con Lui. Il solo fatto che mi abbia chiesto di vederci in un locale pubblico mi tranquillizza, se avesse avuto cattive notizie sarebbe irrotto improvvisamente in casa portandomi via com'è successo l'ultima volta. Nonostante ciò l'ansia mi sta divorando, temo che possa dirmi di aver cambiato idea su questo progetto e che debba ricominciare tutto da capo, magari in un altro luogo. Non credo di avere le forze necessarie per rivivere tutto il trambusto dei mesi scorsi, né di dormire nuovamente in un'automobile e passare per una senzatetto quando fino a poco tempo fa avevo tutto, forse troppo. Ma la vita può cambiare le sorti in un attimo, e questo l'ho sperimentato sulla mia pelle.

Asciugo rapidamente i capelli castani per poi raccoglierli in una treccia ordinata, chissà che faccia farà quando scoprirà che la mia lunga chioma bionda non esiste più. Forse faticherà a riconoscermi, in fondo era questo l'obiettivo. Mordo distrattamente un biscotto per poi ricordarmi di dover andare in un cafè e che molto probabilmente mangerò qualcosa lì, ma mi aspettano troppe scale e se non riempio lo stomaco rischio di arrivare all'appuntamento in autoambulanza. Forse avrei dovuto accettare la proposta di cena di Hayden e non andare a letto a stomaco vuoto, ho già saltato troppi pasti negli ultimi tempi. Spero che stasera riesca a mangiare qualcosa.

Fortunatamente arrivo al locale in orario e senza dover correre. Mi guardo attorno per capire se Lui sia già arrivato, ma ci sono troppe persone sedute ai tavoli e io sono troppo miope per cercare bene. Fin quando una mano dal fondo del locale non mi fa segno di raggiungerlo. Mi avvicino urtando un'infinità di persone e oggetti, fare la cameriera è il lavoro che meno si addice a una maldestra come me. Mi accoglie calorosamente, abbracciandomi come se non ci vedessimo da una vita.

<<Cosa hai combinato ai capelli? Non sembri neanche tu!>>, afferma stupito, sfiorando la mia treccia.

<<Beh era questo l'obiettivo o sbaglio?!>>, replico riferendomi a tutte le raccomandazioni passate. Annuisce, probabilmente non si aspettava che un semplice colore di capelli potesse modificarmi così tanto.

<<Allora, come te la stai passando?>>, domanda mentre fa cenno a un cameriere di avvicinarsi.

<<Meglio di quanto mi aspettassi>>, ammetto facendolo sorridere. Mi ha sempre rassicurata dicendomi che ce l'avrei fatta senza troppi problemi, ma non gli ho mai creduto fino in fondo. Solo un mese fa sembrava essere impossibile persino trovare una casa senza avere prima un lavoro, e invece adesso ho addirittura due impieghi.

<<Non sai quanto sono contento di sentirtelo dire>>.

Decido di ordinare un caffè lungo e un french toast, un'accoppiata che lascia perplesso anche il cameriere che alza un sopracciglio con aria curiosa.

<<Sono riuscita a trovare lavoro, perderlo, trovarne un altro e riconquistare di nuovo quello precedente, ho affittato un monolocale con un ascensore sempre fuori uso, sono stata accusata di aver dato fuoco a una cucina e riesco persino a ordinare un french toast senza guardarne il prezzo>>, riassumo in breve, per poi prendere rapidamente il menù dal centro del tavolo e controllare che la mia colazione non mi costi un rene, smentendo la mia ultima frase. Lui mi guarda ridendo, in tutti questi mesi ha imparato a conoscermi bene.

<<Non ho mai dubitato un solo istante che tu potessi farcela>>, ribadisce per l'ennesima volta. Ma senza di lui sarei morta da un bel pezzo, e lo sa bene.

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