"Per te invece? Un succo alla mela? Certo arriva subito, specialità della casa!", dissi ad una rossa vestita di tutto Padra che portava almeno il tacco dodici. Era già alta di suo, ma non sia mai che quelle del Pascoli non si facciano notare!
"Che percentuale ha di zucchero?- chiese curiosa- Sai non posso bere troppi zuccheri. La linea", disse poi guardandomi dall'alto con un fare saccente e superiore. Avrei voluto alzarmi dalla carrozzina e farle vedere le mie splendide forme tutta madre natura e dolciumi, che erano sicuramente più belle delle sue. Tuttavia mi trattenni: se volevo che la serata andasse come avevamo programmato dovevo essere un angelo amichevole che non aveva mai sentito parlare della faide tra i nostri istituti.
La musica del DJ appostato nell'unica sala agibile faceva rimbombare i muri di pietra, mentre il castello donava alla location una sensazione di magia e mistero. Esso era situato al di fuori della città su una collina verde dove veniva coltivata uva rossa. Non appena arrivata mi sporsi a vedere il panorama, dal quale si poteva vedere il Tevere che scorreva lento quella sera e tutte le luci della città in lontananza. Per me che avevo sempre vissuto tra i suoni della città, venire in quel posto così silenzioso in cui si poteva sentire ogni movimento intorno era semplicemente estasiante. Poi purtroppo arrivò il DJ, che con la sua musica rovinò tutta l'atmosfera di pace e tranquillità che si era venuta a creare, ricordandomi che avevo un compito da assolvere: rendere la festa a quelli del Pascoli un inferno.
Come mai io e i miei due migliori amici siamo finiti a distribuire bevande alla festa dell'anno invece che a ballare e a divertirsi come tutti gli altri? Semplice: quello era il modo migliore per far ubriacare quegli snob, la maggior parte dei quali non sapeva nemmeno cosa fosse la Vodka. Non perché fossero innocenti, dalle storie raccontate non lo erano eccome, ma semplicemente per diligenza e per mantenere la forma. Originariamente non era nostro il compito di versare le bevande, ma di tre ragazze di seconda, che in cambio del nostro pass per entrare e il numero di Raul ci avevano lasciato fare il nostro sporco lavoro. La festa infatti era stata pensata per quelli dell'ultimo anno e del quarto, in quanto gli unici ad essere maggiorenni o quasi. Quello di prendere il lavoro era stato il passo più facile: riuscire a mettere in ogni barile la quantità esatta di succo alla frutta e alcool, principalmente vodka e rum così che si ubriacassero più facilmente, affinchè non si sentisse troppo l'odore e il sapore di quest'ultimo era stata una faticaccia. Non appena versavamo nei bicchieri il cosiddetto succo di mela, arancia e ananas quelli del D'annunzio ne percepivano subito l'odore e ci elogiavano, dicendo frasi del tipo "pensavo che questa festa sarebbe stata un fiasco, siete i miei eroi", ordinandone poi altri sette. Quelli del Pascoli invece, con tutto il profumo che si dovevano ritrovare sotto al naso non percepivano nulla e bevevano come se nulla fosse. Solo alcuni si erano lamentati del sapore un po' strano o addirittura forte del succo, ma noi ce ne uscivamo sempre con la scusa che la scuola li aveva comprati sotto marca. La festa infatti, essendo stata organizzata dalla scuola, non prevedeva la presenza di alcool o sostanze stupefacenti. Quindi a conti fatti stavamo combinando qualcosa per cui potevamo venire puniti severamente o addirittura espulsi, ma ormai la frittata era fatta. La gioia di lì a poco nel vedere le ragazze slogarsi le caviglie sui tacchi troppo alti per la testa che gira era troppo attraente per non farlo.Nonostante tutto, avevamo un piano per non farci beccare da nessuno: se veniva un qualunque professore o il preside versavamo succo normale che avevamo sotto al bancone e se qualcuno si fosse mai lamentato che l'amico era ubriaco per i nostri succhi, ci saremmo difesi dicendo che era possibile che avesse bevuto prima della festa. Nel caso più estremo, in cui qualcuno fosse venuto a controllare di persona le taniche per sospetto alcool, il piano era molto articolato: scappare. Quindi speravamo solo che le persone non fossero abbastanza scaltre da scoprire il nostro famelico piano.
Tra la miriade di persone presenti alla festa riuscivo subito a capire, senza neanche conoscerli, chi fosse del Pascoli e chi no. Erano vestiti di tutto punto: i ragazzi con la camicia bianca firmata da chissà quale artista e le ragazze con vestiti lunghi da cerimonia, ma con una certa scollatura per risaltare le forme. Avevano i capelli in perfetto ordine e chiedevano di avere un calice per bere, al posto del semplice bicchiere di plastica. Insomma sembrava fossero stati invitati ad una sorta di matrimonio più che ad una festa per adolescenti. Quelli del D'Annunzio, d'altra parte, erano vestiti molto Casual, con i loro jeans migliori e qualche top o camicia. Il massimo d'eleganza che vidi fu una gonna semplice a fiori. Insomma era come se ci fosse un netto divario tra i due licei anche solo dall'aspetto, non mi aspettavo di certo il contrario sul pensiero. Trovavo ogni minuto che passavo a quella festa l'idea del preside di farci comunicare sempre più stupida.
STAI LEGGENDO
Quella notte dal sapore di fragole
ChickLitArtemide. Una nome bizzarro per una ragazza. Se si pensa poi che abbia un gemello di nome Apollo, si potrebbe tranquillamente supporre di essere finiti in una storia di mitologia greca. Niente affatto. Da sempre Artemide ha fatto del suo nome un van...