Dea.artemide: "Hai da fare ora?"
Alessandro_desantis: "?"
Dea.artemide: "Devo parlarti."
Alessandro_desantis : "Pensavo ci fossimo già detto tutto!"
Dea.artemide: "Io ho ancora qualcosa da dirti. Incontrami al cimitero del mio paesino tra mezz'oretta."
Chiusi il telefono e lo buttai sul letto dall'ansia per quello che avevo appena fatto. Non mi sentivo ancora pronta a raccontargli tutto, ma sentivo che se lo volevo di nuovo al mio fianco avrei dovuto farlo. Come scusa per uscire, presi Apollo per portarlo a fare una passeggiata e lasciai il telefono a casa, forse per non vedere la sua risposta negativa.
Nel peggiore dei casi mi sarei fatta un giretto per almeno chiarire al meglio le idee. Arrivai davanti al cancello del cimitero quando ormai si era fatto buio e l'unico bagliore visibile era di alcuni lampioni e delle candele presenti sulle tombe.
Aspettai all'entrata, decisa che se avesse ritardato di mezz'ora mi sarei avviata verso casa. Dopo solo alcuni minuti, in cui pensieri fin troppo invasivi si stavano facendo spazio nella mia mente, un rombo di moto mi fece sussultare, facendo fare qualche capriola al mio cuore.
Potrebbe essere qualunque moto, non illuderti, proferì la vocina fastidiosa della mia mente.
Non appena però il mio cane provò a trascinarmi verso la figura in avvicinamento, capì che era Alessandro.
Nonostante tutto era venuto e io non potei altro che provare una strana sensazione al petto. La scacciai più velocemente di quanto si fosse presentata e cercai di non dare a vedere la felicità che provai nel rivederlo dopo settimane.
Più si avvicinava, più riconoscevo quel volto che a me piaceva tanto, nonostante le solite occhiaie blu sotto gli occhi e il colorito pallido come la luna quella sera. Indossava una felpa bianca e subito notò la felpa nera che stavo indossando io: la sua, ancora da quella fatidica notte.
Deglutì al solo vederla, ma il suo vacillo durò ben poco, quando Apollo gli saltò addosso leccandogli la faccia.
Gli era mancato.
Quella volta non provai gelosia nei suoi confronti, ma tenerezza nel vedere quella scena così pura. Ci impiegò un bel po' a staarsi di dosso il mio cane, il quale non era intenzionato a lasciarlo andare via così facilmente un'altra volta.
"Ciao.", dissi io timidamente.
"Ciao.", rispose lui dopo aver preso un respiro.
Ci guardammo negli occhi, come se tutte quelle settimane senza vederci fossero valse nulla in confronto a quel momento di pochi secondi.
Fu il primo a staccare lo sguardo, cominciando anche il discorso.
"La prossima volta cerca un posto meno inquietante verso la sera."
Sorrisi e gli dissi che avrei scelto una chiesa abbandonata, chiedendogli se andasse meglio.
"Forse preferisco il cimitero vicino alla strada."
"Forse.". Il silenzio calò nuovamente, quando non avevo ancora intenzione di cominciare il discorso.
"Cosa volevi farmi vedere?"
"In realtà volevo farmi perdonare."
Il suo sguardo si posò subito sul mio e lo trovai più stupito che mai da quell'affermazione.
"Ti vuoi davvero scusare o sono in un sogno?", mentre lo disse si guardò intorno per accertarsi che il posto fosse reale.
"Finiscila! Che se cominci così torno a casa."
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Quella notte dal sapore di fragole
Chick-LitArtemide. Una nome bizzarro per una ragazza. Se si pensa poi che abbia un gemello di nome Apollo, si potrebbe tranquillamente supporre di essere finiti in una storia di mitologia greca. Niente affatto. Da sempre Artemide ha fatto del suo nome un van...