Capitolo 20

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Era passata una settimana da quell'evento. Una settimana in cui mi ero infischiata del rischio di essere bocciata. Non ero andata a nessun corso e la mia casella postale cominciava ad essere piena solo di mail da parte della segreteria della scuola.

Non era solo quello che era successo la causa della mia assenza, ma quella settimana purtroppo sapevo che sarebbe inesorabilmente arrivata.

Era passato esattamente un anno dal giorno più brutto della mia vita. Un anno da quando non vedevo più il suo sorriso e i suoi capelli dorati spettinati di prima mattina.

Un anno prima Apollo era uscito a fare una passeggiata quando una macchina lo aveva investito e ucciso sul colpo. Il guidatore stava tornando a casa di prima mattina, dopo una notte passata a bere in qualche locale. Per quel che ne sapevo era ancora in qualche cella. Non mi importava, fino a quando non mi avessero detto che sarebbe stato liberato.

Lui mi aveva tolto la persona più importante della mia vita e nemmeno lo sapeva. Non avevo voluto guardarlo negli occhi. Da quel giorno smisi anche io di andare a bere in qualche prato sperduto. Mi resi conto di quanto stessi perdendo ogni briciolo di dignità facendolo, forse l'unica cosa buona che comportò la sua morte.

Quella settimana non riuscì ad uscire dalla mia stanza, e quella dell'anno successivo non fu diversa.

Per mia fortuna i miei genitori mi lasciarono a casa, nemmeno loro avevano voglia di fare qualcosa quella settimana. L'unica cosa per cui mi mossi di casa fu andare con loro al cimitero a posare qualche fiore sulla sua tomba. Ebbi la conferma che non erano loro a portare i fiordaliso blu, quando mia mamma mi chiese se fossi io a farlo.

Quella settimana era un mazzetto più corposo, racchiuso grazie ad un piccolo nastro bianco. Sorrisi, perché chiunque fosse il misterioso mittente di fiordaliso doveva essere una persona davvero intima e vicina a mio fratello. Allo stesso tempo però provavo un moto di involontaria rabbia nei suoi confronti. Dopo un anno non era riuscito a venire a parlarmi del loro rapporto. Erano amanti? Era un amico o amica stretta? Fino a che l'unico indizio che avevo erano solo mazzi di fiordaliso non avrei potuto dare una rispostaa tutti questi quesiti che vorticavano nella mia testa.

Avrei aspettato anche tutta la vita affinché venisse da me a spiegare tutto.

Quella sera i miei genitori andarono a dormire molto presto. Io rimasi sveglia a coccolare Apollo assorta completamente dal dolore che mi trascinavo da un anno a quella parte.

Un rumore alla mia finestra distolse la ragnatela intricata dei miei pensieri che mi aveva fatto scendere involontariamente alcune lacrime dagli occhi. Apollo drizzò le orecchie. Io invece continuai ad intrecciare il filo spezzato, pensando che fosse il vento.

Un altro colpo mi interruppe di nuovo. Apollo si avvicinò svelto alla finestra.Il vetro tuttavia era troppo in alto però per lui per vedere cosa provocasse quei rumori.

Mi affacciai, pensando di dover chiudere le tapparelle, ma quando il mio sguardo finì in giardino non potei fare altro che bloccarmi davanti alla finestra.

Alessandro era nel mio giardino che cercava qualche corteccia o piccolo sasso da tirare alla mia finestra.

Doveva essere uno scherzo, anche perchè io non gli avevo mai detto dove abittassi e dove fosse la finestra della mia camera. Ero al secondo piano, quindi si era dovuto impegnare non poco per far arrivare qualunque cosa avesse lanciato fin lassù.

Sorrisi, anche se non riuscivo a capire cosa ci facesse lì, in quella settimana così complicata per me, dove al massimo potevo sopportare i miei genitori. I miei migliori amici lo sapevano e per questo si sarebbero fatti sentire solo il giorno dopo.

Quella notte dal sapore di fragoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora