Dopo quel pomeriggio le cose andarono solo per il meglio: a fine scuola Alessandro veniva a prendermi all'entrata, mi prendeva lo zaino e mi accompagnava a prendere il bus. Tutti gli studenti ci guardavano curiosi e aspettavano solo che ci baciassimo davanti a scuola, cosa che per loro sfortuna non accadde mai. Avevamo stabilito che i baci e le coccole sarebbero stati per il pomeriggio, quando lui veniva davanti a casa mia con la scusa di accompagnarmi a portare a spasso il cane. Ci inoltravamo nel piccolo bosco del mio paesino, lontani da occhi indiscreti, dove ormai la nostra panchina ci attendeva come se fosse stata messa là solo per noi. Lì ci baciavamo con passione, parlavamo di futuro e anche di cose più banali, litigando di tanto in tanto per cose stupide come solo i bambini avrebbero fatto.
In quei giorni ero così presa da tutto quel romanticismo e attendevo solo il momento in cui avrei rivisto quegli occhi scuri, che mi sembrò di vivere su una piccola nuvola dove esistevamo solo io e lui. Tutto il resto si era come offuscato, come se fosse stato nel secondo piano del film che era la mia vita.
Un venerdì a ricreazione, quando Emma non si era presentata a scuola, Raul mi prese da parte e mi disse di essere preoccupato per la bionda.
"Perchè? Cosa le è successo?"
"Nulla. Questo è il punto.", precisò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Mi spiegò come fosse strano che non avesse fatto ancora nulla contro il preside e gli studenti del Pascoli.
Compresi solo in quel momento che era da una settimana che non facevo più caso a come si comportava la mia migliore amica. Durante quei giorni l'avevo vista molto per le sue, sempre in un angolo ad ascoltare musica con le cuffiette e con un'espressione che invitava anche i più coraggiosi a circolare lontani da lei. Era anche vero però, come sosteneva Raul, che la normale Emma avrebbe già fatto qualcosa contro il preside e la sua decisione. Lei era quella più coinvolta nella questione, a causa del suo odio viscerale nei confronti di Giada. In fin dei conti nè io nè Raul eravamo così presi dalla vendetta nei confronti di quelli del Pascoli: non ci avevano fatto nulla di male personalmente, anzi io ci stavo pure uscendo con uno di loro.
Emma lo sapeva, visto che dopo averlo baciato nel parcheggio dell'ospedale avevo scritto a caratteri cubitali sul gruppo del trio tutto il mio entusiasmo. Tuttavia, ero così presa dallo scrivere ad Alessandro come mi ero sentita bene quella sera, che non avevo badato più di molto alla risposta dei miei migliori amici. Ricontrollai durante l'ora di ginnastica la chat e vidi che Raul aveva risposto con una GIF di un orologio dove c'era scritto "Era l'ora.". La reazione di Emma invece era stata solo un like al messaggio.
Se la reazione fredda di Raul era nella norma, non essendo il tipo che avrebbe risposto con "AMORE SONO TROPPO FELICE PER TE!", la reazione di Emma era alquanto insolita. Era lei quella che quando mi ero baciata con una cotta qualche anno prima mi aveva tenuta in chiamata per due ore per sapere tutti i dettagli. Ciò però quella volta non era accaduto, confermando la preoccupazione di Raul.
Fuori da scuola, Alessandro notò subito che ci fosse qualcosa che non andava. Gli spiegai tutto.
"Insomma è strano...."
Alessandro arricciò il naso e rimase in silenzio, come se stesse cercando di capire la situazione.
"Non la conosco, ma ora che mi ci fai pensare anche Giada non ha ancora fatto nulla. Quelle due sono praticamente uguali.".
Dopo quella sua affermazione ci guardammo negli occhi e capimmo che entrambe stavano organizzando un piano per fare più casino del solito. La cosa che però mi fece ancora più timore era che Emma non ne aveva parlato nè con me, né con Raul.
"Cerco di vederla il prima possibile.", e detto ciò le scrissi subito un messaggio dove le chiedevo di uscire.
Ormai era passata una settimana da quando Alessandro mi veniva a prendere fuori scuola e gli studenti si erano abituati alla sua presenza, tanto che alcuni miei compagni alle volte ci scambiavano due chiacchiere e, quando poteva, Raul faceva un pezzo di strada con noi. Sembrava che noi due fossimo l'esempio lampante che le dispute tra i due licei potessero essere messe da parte, facendo spazio ad amicizie e perchè no anche ad alcuni amori. Insomma, involontariamente stavamo giocando il gioco del preside. Da una parte ero infastidita che proprio io, la ragazza che si era battuta tanto per mettere i bastoni fra le ruote nel piano di riconciliazione del preside, potessi essere presa d'esempio nella sua riuscita. D'altra parte però, non mi interessa che lo facesse.
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Quella notte dal sapore di fragole
Chick-LitArtemide. Una nome bizzarro per una ragazza. Se si pensa poi che abbia un gemello di nome Apollo, si potrebbe tranquillamente supporre di essere finiti in una storia di mitologia greca. Niente affatto. Da sempre Artemide ha fatto del suo nome un van...