Capitolo 15

24 8 5
                                    

"Ma la faccia del preside quando quella davanti ad Artemide se n'è andata urlando?! Ho stampata la sua espressione nella mia mente ormai.". Era bello vedere finalmente Emma felice ancora tra i corridoi della scuola, nonostante avesse dovuto passare ben due ore con Giada davanti. Mi sentivo anche io molto più leggera, come se ormai nemmeno il preside ci potesse più far paura. Il piano era andato meglio del previsto e così anche la mia frustrazione giornaliera era diventata fioca.

"Io però mi aspetto un contropiede dal preside.", smorzò così il nostro entusiasmo Raul.

"Vedremo, per ora potrei quasi divertirmi a venire a scuola se è così questo fantomatico progetto!"

"Si, si. Non per vedere qualcuno, no?"

"Non sapevo ci sarebbe stato.", mi difesi.

"Spero solo che il tuo principe azzurro ti stia aspettando nel cortile, sennò puoi lasciarlo in pace."

"Non è il mio principe azzurro!" I miei migliori amici ridacchiarono alle mie parole.

Ci salutammo nel cortile, quando vidi che purtroppo nessun principe azzurro mi aveva aspettato almeno per dire un ciao. Chiamai mia madre per avvertirla che avevo finito e mi incamminai verso il parcheggio. Posizionai la carrozzina vicino al solito muretto e cominciai a tirare fuori le cuffiette.

"Non si saluta nemmeno più?", disse una voce dietro di me, la quale mi fece solo sentirla tremare come una foglia in bilico sui rami secchi in autunno. Mi tolsi subito le cuffiette e gli sorrisii.

"Si da il caso che nemmeno tu mi hai salutata." risposi. Sorrise come ormai faceva sempre quando parlavamo.

"Ha ragione, mi scuso profondamente. Accetta le mie scuse?", recitò teatralmente prendendomi una mano e inchinandosi.

Risi e incrocciamo i nostri sguardi complici. Nessuno dei due poteva negare la tensione che ogni volta si percepiva. Era come se fossi percossa da una scossa elettrica per tutto il tempo che lui mi stava vicino, ma stranamente era una sensazione molto più che piacevole.

"Stai aspettando qualcuno?"

"MIa madre. Con la carrozzina è troppo difficile prendere i mezzi pubblici."

Scese un silenzio strano, in cui entrambi avevamo un sacco di cose da dirci, ma allo stesso tempo nessuno dei due sapeva da dove cominciare.

"Capisco. Comunque quello che avete fatto oggi tu e i tuoi amici era...Non ho ben capito in tutta onestà cosa fosse.", ammise portandosi una mano al casco che teneva in una mano nervosamente.

"É una storia lunga. Diciamo solo che abbiamo qualche screzio con il preside e ci divertiamo a farlo andare fuori di testa."

"L'ho notato. Immagino che la punizione dopo la festa non sia delle migliori."

"Come fai a sapere che siamo in punizione dopo la festa?", chiesi dubbiosa, impaurita dall'idea che sapesse cosa avessi fatto a quella festa.

"Gira voce che ci fosse alcool in quelle bevande che avete distribuito e non so perchè ma mi sembra una cosa che tu faresti." Per la prima volta provai vergogna per quello che avevo fatto quella sera, come se non avessi voluto che anche lui sapesse. Mi chiedevo in quel momento se la sua opinione su di me, dopo aver appreso di quello che sono capace, fosse cambiata. I miei dubbi vennere subito risolti dalla sua affermazione.

"Mi è piaciuto quello che avete fatto. Non è propriamente una bella azione, ma avete dato un pizzico di pazzia che manca nella mia scuola.....e alla mia vita.", aggiunse infine e io non potei faro altro che chiedermi cosa intendesse con "nella mia vita.".

Quella notte dal sapore di fragoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora