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Il nascondiglio preferito dei due giovani era all'ultimo piano, ubicato in una delle torri della villa che ne contava quattro come un vero e proprio castello. Da lì si poteva vedere tutto il retro della proprietà Hofer. Un morbido tappeto d'erba raggiungeva il frutteto di ciliegi, pesche e mele, una meraviglia di colori in primavera, seguito da un piccolo bosco di querce, faggi e farnie.

Per Micheal era semplice raggiungere inosservato lo studio del terzo piano, ma per Camilla non lo era affatto. Le stanze della servitù erano al pian terreno dove c'era anche la grande cucina, unico luogo dove si potevano udire schiamazzi e risa, ma sempre trattenute da un certo contegno. La ragazza, per raggiungere Micheal, doveva sfruttare gli orari fissati dalla severa organizzazione della padrona di casa.

Sveglia alle nove, colazione alle nove e trenta; dalle dieci alle dodici si dedicava al suo passatempo preferito – amava disegnare vestiti che poi lei stessa confezionava –; pranzo alle dodici e trenta; riposo dalle quattordici alle sedici, la casa doveva piombare nel più totale silenzio; alle sedici e trenta decisione del menù della cena; alle diciassette tè con le amiche; alle diciotto e trenta si andava a cambiare per la cena e alle diciannove e trenta tutti a tavola.

«A che ora ci si può andare a cagare?» domandava sarcastico Dimitri sottovoce, per non farsi udire dalla padrona.

Questa routine veniva eccezionalmente alterata soltanto in previsione di eventi degni di un cambio di programma come, ad esempio, cene particolarmente importanti: in quel caso, sin dal mattino, tutta la servitù correva senza riposo per far sì che fosse tutto perfetto. Lei, per l'occasione, era sempre presente per dare ordini.

I due avevano comunque modo di vedersi nelle prime ore del mattino, durante le lezioni private di storia, geografia, grammatica, matematica e scienze. Musica era una lezione solo per Micheal perché si riteneva che a Camilla non servisse saper suonare, ma si pretendeva che si comportasse da vera signorina.

Micheal, invece, si dedicava al pianoforte tutti i giorni per volere di sua madre. Quello, oltre ai libri, era l'unico svago che aveva, in quanto nella villa non c'erano né televisioni né radio. Per Esmeralda erano solo una gran perdita di tempo: per l'informazione bastavano i giornali, per la musica avevano un giradischi sul quale giravano i vinili dei più famosi musicisti classici. Tuttavia, Camilla aveva una piccola televisione nella camera che condivideva con la madre e raccontava a Micheal tutte le novità e le curiosità che apprendeva.

Era una ragazza vivace e amava scherzare. Di tanto in tanto, Elvira la cercava invocandone il nome a denti stretti perché ne aveva combinata un'altra delle sue.

«Camilla, dove sei? Peste di una ragazzina vieni qui immediatamente. Se ti prendo sono guai, altroché se sono guai» la minacciava.

Come quella volta in cui spalmò sotto la suola delle ciabatte di Filippo un potente collante. A momenti si rompeva il muso.

«E non mi sarebbe dispiaciuto affatto. Meglio non fidarsi di quello. Lo pensa tutta la servitù» disse Camilla parlando di Dimitri.

«Cosa dicono?» domandò incuriosito Micheal.

«Sostengono che sia un vero e proprio ricatto il motivo per cui tua madre...» s'interruppe Camilla, e benché nessuno li potesse udire, si avvicinò all'orecchio di Micheal e a bassa voce gli confidò:

«Sì, insomma, si pensa che stia ricattando i tuoi genitori in cambio di un posto dove dormire. E non solo. C'è addirittura chi crede che abbia commesso qualche brutto reato e si stia nascondendo nella villa per non farsi arrestare.»

«Quale reato e... ricattarli per cosa?» domandò molto preoccupato Micheal.

«Il mistero è proprio questo: nessuno lo sa. Ad ogni modo, di quel Filippo, non c'è da fidarsi. Se ci fosse stato mio padre gli avrebbe spaccato il muso, te lo dico io» disse mostrando il pugno.

La famiglia HoferDove le storie prendono vita. Scoprilo ora